La vite è un arbusto rampicante il cui portamento è generalmente determinato dalla forma di allevamento, ovvero di come l’uomo decide di ripiegarne la parte aerea; la vite, infatti, ha bisogno di legarsi a dei sostegni (detti tutori), che possono essere inerti (pali di legno, cemento o altri materiali) o vivi (piante alle quali la vite si abbarbica, modalità definita “vite maritata”).
Le radici della pianta di vite interessano principalmente lo strato di terreno compreso tra i 30 e gli 80 cm dalla superficie; qualora il suolo lo consenta, possono anche svilupparsi per diversi metri in profondità, riuscendo così a sopravvivere a periodi prolungati di siccità. Il tronco, detto anche fusto o ceppo, è il supporto della pianta e può essere più o meno sviluppato a seconda della forma di allevamento o dell’età della pianta. Sul fusto o sulle sue branche si sviluppano i rami più giovani, detti anche tralci, capi a frutto o sarmenti. Il capo a frutto è una struttura che nel corso della stagione vegetativa lignifica, indurendosi; può allungarsi per qualche metro e presenta diverse strutture nodose che generano le gemme, ovvero i germogli che produrranno i grappoli carichi di frutti per quell’anno e per quelli a venire.
Le foglie sono costituite da alcuni lobi principali (normalmente da 3 a 5), più o meno profondi, su una forma tondeggiante, dal colore verde più o meno intenso a seconda della varietà di vite. La forma e il colore delle foglie rappresentano, quindi, un descrittore molto importante utilizzato dai botanici per il riconoscimento dei vitigni delle varie specie di vite coltivata.