Il Metodo Classico

Questo procedimento prevede che l’effervescenza si generi all’interno del contenitore (la bottiglia) dal quale si effettuerà la mescita per il consumo. Anche se è già stato citato Dom Perignon, è difficile datare la nascita del vino spumante; in Europa ci sono decine di citazioni che ne rivendicano la primogenitura. Certo è che con il termine “spumante” si sottintende la naturale propensione del vino, ancor più se non filtrato o stabilizzato, a generare effervescenza partendo dal minimo residuo zuccherino che i vini, storicamente, avevano. A un certo punto della storia qualcuno si è fermato a osservare questi comportamenti e, studiandoli, ha concepito le modalità per assecondare lo sviluppo delle bollicine e trovato i modi per preservarle fino alla degustazione. Nel corso dei secoli, i vari passaggi propedeutici all’ottenimento di uno spumante sono stati codificati e migliorati a favore delle generazioni successive.

Le uve più utilizzate a livello globale per la produzione di spumanti Metodo Classico sono chardonnay e pinot nero, anche se ovunque sussistono piccole produzioni con vitigni autoctoni; l’Italia sfodera una grande varietà, dal monte Bianco all’Etna. Denominazioni italiane famose che sfruttano questo processo produttivo sono Franciacorta DOCG, Trento DOC, Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG, Alta Langa DOCG e molte altre, disseminate un po’ ovunque sul territorio nazionale. Per quanto riguarda i grandi nomi esteri, è impossibile non citare lo Champagne, il Cava spagnolo e gli altri spumanti francesi, chiamati Cremant.