L’AFFINAMENTO

Tra la fermentazione alcolica e l’imbottigliamento, l’affinamento in tino o in botte è una tappa essenziale.

A cosa serve l’affinamento?

L’affinamento in tino
Che il tino sia in acciaio inox, in cemento o in vetroresina, si tratta di materiali neutri che non tolgono né aggiungono alcun aroma al vino.
Questo tipo di affinamento è privilegiato per i bianchi, i rosati o i rossi che devono restare fruttati, vivi e leggeri. La durata dell’affinamento in tino è spesso abbastanza breve, da uno a due mesi per i vini leggeri, fino a dodici mesi per vini più evoluti (spesso dei rossi che hanno bisogno di maturare un anno prima di essere messi in vendita).

L’affinamento in botte
Il vino “scambia” molto con il legno della botte, soprattutto se è piccola e nuova. A seconda della scelta del legno e dell’intensità con la quale è stata tostata internamente, la botte piccola trasmette al vino aromi d’affinamento (grigliato, tostato, vanigliato, eccetera). Attraverso il legno e il tappo della botte si produce una minuscola circolazione d’aria. E una parte del vino evapora: è la “parte degli angeli”. Questo scambio gassoso fa evolvere il vino, arrotonda i suoi tannini, fa partire il processo di invecchiamento che proseguirà in bottiglia. Questo affinamento non è adatto che ai vini strutturati. Per dosare con precisione l’influenza del legno, il vignaiolo usa generalmente botti di età diverse (dalla botte nuova a quella usata da quattro passaggi). L’affinamento può durare da dodici a trentasei mesi.