Un giorno Francesca ha preso il suo zaino, è montata in macchina ed è partita. Un anno sabbatico, una voglia matta di girare.
Con un’idea in testa: fuggire dalla città e gustare del vino.
Si è munita di un navigatore satellitare, ma alla fine le è servito a poco. Ha preferito perdersi tra strade secondarie, magari non asfaltate, fermandosi a seconda dell’ispirazione del momento presso case vinicole, fattorie, aziende agricole. Si è lasciata guidare dai cartelli “Strada del Vino” che punteggiano il percorso, ha superato colline e valli. Si è fermata per osservare l’uva sotto il sole, ha toccato con le mani terreni diversi, dai più rocciosi ai più argillosi, ha passeggiato tra i ciottoli che dormono tra i filari.
Matteo l’aveva avvertita: “Vedrai, le vigne possono essere molto diverse a seconda delle regioni e dei terroir”. Era vero. Vigne a fianco di costoni, ceppi attorcigliati dall’età, angoli nascosti pieni di promesse. E poi ha gustato. Bianchi nervosi della Valle d’Aosta, bianchi morbidi della Sicilia, vino verde portoghese, rossi setosi della Borgogna, rossi più muscolosi in Toscana... Della sua esperienza Francesca ha conservato centinaia di foto, ma soprattutto il gusto di tutti questi nettari. Ha compreso che la regione, il clima, l’altitudine, la siccità, la storia, le decisioni strategiche e il lavoro degli uomini si uniscono per donare a ogni vino una personalità unica. Il terroir, termine dal significato vago, è diventato per lei una realtà, qualcosa di imprescindibile.
Questo capitolo è per tutti coloro che, come Francesca, amano viaggiare, esplorare e apprendere sul campo.