Il nostro Paese vanta una straordinaria ricchezza di vitigni, a volte sconosciuti, a volte dimenticati o in via di estinzione: sono circa 600 le varietà autoctone (nel mondo è un record assoluto), veri e propri tesori enologici che, in epoca di “globalizzazione” vitivinicola, è importante conoscere e valorizzare. Il termine “autoctono” – ultimamente molto di moda – indica un vitigno che ha origine in Italia, o che è presente sul nostro territorio fin da tempi molto lontani. Un esempio di varietà “autoctona” è la coda di volpe, un’uva conosciuta fin dall’epoca romana e ancora oggi coltivata in Campania.
Per “alloctona” si intende invece una varietà introdotta da altri Paesi in tempi abbastanza recenti (ad esempio il syrah in Toscana, il gewürztraminer in Sardegna). Varietà come merlot e cabernet sauvignon si trovano ormai da secoli in Italia e per questo – pur essendo originarie di altri Paesi – sono entrate ormai a far parte della nostra tradizione.
Tra i vitigni, il sangiovese è quello più diffuso (copre oltre il 10% del territorio coltivato). Insieme a catarratto bianco siciliano, trebbiano toscano, montepulciano, barbera e merlot coprono da soli oltre il 30% delle coltivazioni.
AGLIANICO È un vitigno rosso di origine ellenica con cui si producono, tra gli altri, il campano Taurasi e l’Aglianico del Vulture, vino della Basilicata. È il vitigno a bacca rossa più diffuso in Italia meridionale. Ne deriva un vino rosso ricco di corpo, acidità, tannini e struttura, che con l’affinamento acquista grande eleganza.
ALBANA Tipico delle colline romagnole, questo vitigno dà un vino di colore giallo dorato, profumato, di sapore amarognolo, armonico. È vinificato in purezza e dà origine alla Docg Albana di Romagna.
ANSONICA O INZOLIA È un vitigno bianco, tipico siciliano. Entra in parecchie Doc siciliane e toscane, quali Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Menfi, Elba, Ansonica Costa dell’Argentario e anche nel Marsala. Se ne ricava un vino color giallo paglierino con riflessi verdolini, caldo, di solito scarsamente acido.
ARNEIS Sta riconquistando importanza in Piemonte, nell’area di Alba, dopo la quasi totale scomparsa. L’area di produzione storica è il Roero, dove viene definito anche “Barolo bianco” per l’uso di accompagnarlo al nebbiolo al fine di ammorbidire le asperità dei rossi. È una buona base per spumanti, e ne esistono anche versioni passite. Dà vita alla Docg Roero Arneis.
BARBERA Circa la metà del vino rosso piemontese deriva da questo vitigno, vinificato sia in purezza che in uvaggio. Dà un vino ricco di colore e di corpo, abbastanza acido.
BOMBINO BIANCO Dal vitigno si ottiene un vino fine e aromaticamente neutro, da pasto. È alla base di molti bianchi Doc, dal Pagadebit di Romagna fino al Castel del Monte e al San Severo.
BONARDA Confuso spesso con la croatina, è un antico vitigno piemontese, coltivato anche in Emilia sui colli di Parma e in quelli piacentini, dando origine a vini dal bel colore rubino carico, dal profumo intenso e dal sapore sapido e armonico.
BRACHETTO D’ACQUI È un vitigno originario della Provenza e diffuso in Piemonte nelle provincie di Asti, di Alessandria e nel Cuneese. Si vinifica maggiormente in purezza, dando origine a vini rossi amabili e frizzanti. Generalmente se ne ricava uno spumante dal sapore morbido e vellutato, ma si possono trovare anche dei passiti. Da questo vitigno si ottiene la Docg Brachetto d’Aqui.
CABERNET FRANC Questo vitigno proviene dalla Francia, dove è coltivato soprattutto nella Loira e nel Bordolese. Arrivato in Friuli verso la fine dell’Ottocento, si è però poco diffuso nel resto d’Italia, a differenza del cabernet sauvignon, ed è stato spesso confuso col carménère.
CABERNET SAUVIGNON Vitigno francese proveniente dal Bordeaux. Diffusosi in Piemonte all’inizio dell’Ottocento, viene oggi coltivato in molte regioni, dal Trentino Alto Adige al Veneto e Friuli, a buona parte dell’Emilia Romagna, alla Lombardia, alla Toscana, fino all’Umbria e alla Sicilia.
CANAIOLO Vitigno bianco e nero. Conferisce morbidezza e facilità di beva. Quello nero concorre nelle Docg Carmignano, Chianti, Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano ed è presente nelle Doc Barco Reale, Orvietano e Colli Etruschi Viterbesi.
CANNONAU Uva originaria della Spagna, è conosciuta anche come alicante e grenache, ed è adatta ai climi aridi. Da questo vitigno, tipico in Italia della Sardegna, si ottengono vini ricchi in alcol, spesso anche liquorosi. È presente nelle Doc Cannonau di Sardegna e Mandrolisai.
CATARRATTO Tipico della Sicilia occidentale, rappresenta quasi la metà delle uve isolane ed è il primo più diffuso vitigno bianco in Italia. Entra in molte Doc siciliane, tra le quali l’Alcamo, ed è la base per Marsala e Vermut.
CHARDONNAY Originario della Borgogna, diffusissimo nello Champagne, in Italia si trova soprattutto nelle Tre Venezie e in Lombardia, anche se, col tempo, si è diffuso un po’ in tutto il Paese. Ottimo come base spumante, questo vitigno dà un vino di grande pregio, fine, armonico, fruttato, elegante, che si presta benissimo alla vinificazione in barrique.
CILIEGIOLO È coltivato nelle zone collinari e costiere della Toscana, ma anche in Umbria e in parte del Lazio settentrionale e della Liguria. Se ne ricava un vino carico nel colore, alcolico, di corpo ma con poca acidità, che viene utilizzato in uvaggi o in purezza, come accade sempre più spesso per alcune Igt toscane. Entra negli uvaggi delle Doc Parrina, Colline Lucchesi, Chianti, Chianti Classico, Colli di Luni, Golfo del Tigullio, Morellino di Scansano.
CODA DI VOLPE Nota sin dal tempo dei Romani, è senza dubbio una delle varietà più antiche presenti nel nostro territorio: è usato in Campania nella vinificazione del Bianco del Vesuvio, del Solopaca e del Taburno, ma concorre anche alla produzione delle Docg Fiano di Avellino e Greco di Tufo.
CORTESE Dà un vino secco, giallo paglierino, abbastanza alcolico, delicatamente profumato. Viene utilizzato anche come base per la spumantizzazione: la sua vera culla è Gavi. Presente nelle Doc Colli Tortonesi, Cortese dell’Alto Monferrato, Garda Cortese, Monferrato, Oltrepò Pavese, Piemonte Cortese.
CORVINA VERONESE Dà un vino di colore rubino intenso, e viene per lo più usato in uvaggio con il corvinone e la rondinella, costituendo la base dei grandi vini della Valpolicella e del Bardolino. Si coltiva solo in provincia di Verona.
CROATINA È la tipica uva rossa dell’Oltrepò Pavese. Entra in molti uvaggi, ai quali dona morbidezza e colore, dando origine a Barbera, Bonarda e alle tipologie tradizionali Buttafuoco e Sangue di Giuda.
DOLCETTO Coltivato soprattutto in provincia di Cuneo, di Alessandria e di Asti, ha ricevuto il riconoscimento delle Doc in ben sette zone del Piemonte. Dà un vino di colore rosso rubino, fruttato, di sapore amarognolo, profumato, molto gradevole. I più longevi sono quelli di Alba, di Diano d’Alba e di Dogliani. Quest’ultimo, nella tipologia superiore, si è potuto fregiare della Docg.
FALANGHINA Questo vitigno bianco, tipico della Campania, è famoso per entrare nella vinificazione di tutti i maggiori vini bianchi della regione: Campi Flegrei, Guardiolo, Capri, Solopaca, Taburno, Falerno del Massico sono soltanto alcuni. Dà vita a vini bianchi dal profumo vinoso e gradevole, dal sapore asciutto e sapido.
FIANO È uno dei vitigni più antichi tra quelli coltivati in Italia, diffuso soprattutto in Campania e, in particolare, in Irpinia, dove dà vita a vini dai profumi fini, al gusto di grande energia e di longevità insospettabile, come il Fiano di Avellino Docg.
FREISA Coltivato nelle colline sulla destra del Po, dà un vino asciutto che migliora sensibilmente con il tempo, acquistando profumo e sapore, e che è noto anche per alcune apprezzate versioni dolci.
FRIULANO Un tempo chiamato tocai, il friulano è coltivato anche in provincia di Venezia e in altre province venete. Dà un ottimo vino fine, asciutto, alcolico, armonico, di colore giallo chiaro e dal caratteristico sapore amarognolo. Rientra nella Doc Lison-Pramaggiore, Gambellara, Bagnoli, Colli Euganei, Garda, Colli Berici, Breganze, Piave, ma le espressioni migliori sono quelle delle Doc Colli Orientali del Friuli, Collio, Isonzo e Grave del Friuli.
FUMIN Vitigno autoctono valdostano, è coltivato in tutto il centro della valle ed è tra i più apprezzati dai viticoltori locali, grazie ai buoni vini (speziati, carichi di colore, ricchi e corposi) che è in grado di produrre.
GAGLIOPPO Base del Cirò, concorre alle Doc Bivongi, Donnici, Lamezia, Melissa, Pollino, Savuto, Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, Scavigna, Verbicaro e Faro. A parere di alcuni il vino che si ottiene con quest’uva, alcolico e fresco, corposo e leggermente tannico, sarebbe il più antico del mondo.
GAMAY Se ne ricava un vino rosso rubino carico, con una buona acidità, di solito molto fruttato in gioventù. Viene utilizzato per la produzione del Beaujolais in Francia. Il gamay più noto è detto gamay noir. Fiorisce, fruttifica e matura precocemente: ciò permette la coltivazione in regioni anche piuttosto fredde, come la Val d’Aosta.
GARGANEGA Da questo vitigno si ottiene un vino asciutto, lievemente amarognolo, armonico e vellutato, tra i migliori a bacca bianca italiani. È alla base della produzione dei vini a Doc e Docg di Soave e del Gambellara.
GLERA Diffuso nelle colline della provincia di Treviso, è alla base del famoso prosecco. Se ne possono ottenere due tipi di vino: uno asciutto e l’altro spumeggiante e più o meno amabile. Concorre nelle Doc Conegliano-Valdobbiadene, Colli Euganei, Montello e Colli Asolani e Colli di Conegliano.
GRECHETTO È una varietà appartenente al gruppo dei “greci”, molto diffusa in Italia centrale (in particolare in Umbria e nel sud della Toscana) e che, col sinonimo pignoletto, è coltivata anche nei Colli Bolognesi e nel Modenese.
GRECO Come dimostra il nome, è un vitigno di origine greca, coltivato soprattutto in Campania (Greco di Tufo), in Calabria (Greco di Bianco o Cirò Bianco). In piccole quantità è presente anche nell’uvaggio di altri vini, come il Lacryma Christi del Vesuvio, il Frascati e il Fiano di Avellino. È un vino dorato dal profumo intenso.
GRIGNOLINO Dà un vino di colore rosso rubino poco intenso, dal profumo delicato e dal sapore asciutto, leggermente tannico. È presente quasi esclusivamente nel Monferrato e nella zona di Asti. Vinificato in purezza, o in uvaggi con barbera o freisa, rappresenta due Doc: Grignolino d’Asti e Grignolino del Monferrato Casalese.
GRILLO Viene utilizzato perlopiù in uvaggi con l’ansonica e il catarratto, ma anche nella preparazione del Marsala. Se ne ricava un vino giallo paglierino, asciutto, caldo, fresco e leggermente tannico.
GROPPELLO Da questo vitigno, presente quasi esclusivamente in Lombardia nella zona del Garda Bresciano, si ottiene un vino color rubino intenso, asciutto, mediamente alcolico, sapido e rotondo. È alla base di tutti i vini rossi e rosati della zona, compreso l’omonimo Groppello del Garda Bresciano e il Garda Classico Rosso.
LAGREIN Coltivato nelle zone intorno Bolzano, dà origine a un’uva ricchissima di sostanze coloranti. Ne deriva un vino dal colore violaceo e dai profumi di more e mirtilli. Esiste anche una versione rosata, frutto di una vinificazione in bianco. Concorre nelle Doc Trentino e Alto Adige.
LAMBRUSCO DI SORBARA Se ne ricava un vino tra il rubino chiaro e il rosato, dal profumo e dal gusto delicati, sapido, acidulo. Rappresenta la Doc Lambrusco di Sorbara in provincia di Modena e concorre alle Doc Reggiano e Lambrusco Mantovano.
LAMBRUSCO MAESTRI Particolarmente diffuso nelle province di Parma, Reggio Emilia, Mantova. Dà un vino molto colorato, asciutto, tannico, che può servire anche per i tagli. Imbottigliato dolce, dà un vino amabile e frizzante. Concorre alle Doc Lambrusco Mantovano, Reggiano e Colli di Parma.
LAMBRUSCO MARANI Si va estendendo dalla zona originale di Fabbrico al basso Reggiano. Dà un vino di colore rosso rubino vivo, di buona fragranza vinosa e leggero profumo caratteristico, gradevole. Concorre alle Doc Reggiano e Colli di Scandiano.
LAMBRUSCO SALAMINO Questo vitigno dà un vino molto colorato e di gradevole profumo vinoso, vivo di acidità. Rappresenta la Doc Lambrusco Salamino di Santa Croce e concorre nelle Doc Lambrusco Mantovano, Reggiano.
LAMBRUSCO GRASPAROSSA Da questo vitigno si ottiene un vino carico di colore scuro, dal profumo molto fruttato di mora e lampone. È molto coltivato nelle zone collinari della provincia di Modena e rappresenta la Doc Lambrusco Grasparossa di Castelvetro.
MALBEC Se ne ricava un vino dal gusto erbaceo, poco tannico e poco fresco, ma di buona qualità. Utilizzato in uvaggi con merlot, gamay e cabernet.
MALVASIA BIANCA DI CANDIA Tra le malvasie è senza dubbio quella più diffusa, coltivata in particolare nel Lazio, in primis nell’area dei Castelli Romani. Dà un vino pregiato, alcolico e ricco di profumi. Spesso viene vinificato con il trebbiano toscano. Rientra in molte Doc laziali, tra le quali Colli Lanuvini, Castelli Romani, Colli Albani, Frascati, Marino e Montecompatri Colonna, nelle Doc emiliane Colli di Scandiano e Bosco Eliceo.
MALVASIA BIANCA LUNGA O DEL CHIANTI È particolarmente diffusa in Toscana, dove rientra nelle Doc e Docg Chianti, Carmignano, Colli dell’Etruria Centrale, Bianco dell’Empolese, Colline Lucchesi, San Gimignano e Bianco Valdinievole, ma anche in Umbria (Colli Martani) e Puglia (tra le quali San Severo, Cacc’e mmitte di Lucera e Locorotondo). Viene utilizzato anche per la produzione di Vin Santo.
MALVASIA DI CANDIA AROMATICA Differisce dall’altra malvasia, che reca praticamente lo stesso nome, per le bacche più ricche di aromi. È coltivata soprattutto in Emilia (dove concorre alle Doc Colli Piacentini, Colli di Parma e Colli di Scandiano) e in Oltrepò Pavese.
MALVASIA NERA DI LECCE Vitigno diffuso nel Leccese, entra in diverse Doc come Salice Salentino, Nardò, Copertino. Uva molto ricca di zucchero che dà struttura e morbidezza ai vini del Salento.
MARZEMINO Coltivato in Trentino, è probabilmente di origine austriaca. Il vino che ne deriva è di un rosso violaceo, dai profumi intensamente erbacei e dal gusto amarognolo sul finale. Concorre alle Doc Garda, Garda Bresciano, Colli di Scandiano e Canossa, ma dà il meglio di sé nelle tipologie specifiche previste nelle Doc Trentino e Trentino Superiore.
MERLOT Originario del Bordolese, è stato il primo vitigno francese a essere impiantato su larga scala nel nostro Paese dopo l’epidemia della fillossera. È presente ormai in quasi tutto il Paese, dalla Lombardia (Valcalepio) al Triveneto, fino alla Toscana, Umbria, Marche e Sicilia. Dà rossi morbidi, di solito non molto freschi.
MONTEPULCIANO In Abruzzo è l’uva più diffusa della regione, sia vinificata in rosso che in rosato (Cerasuolo). È coltivata con successo anche in Emilia, nelle Marche (dove si esprime benissimo nel Rosso Conero e nel Rosso Piceno), ma anche nel Molise, in Puglia, nel Lazio. È alla base di rossi colorati, tannici, spesso abbastanza alcolici.
MOSCATO BIANCO È sicuramente una delle varietà più pregiate e antiche del mondo. Dà vita al celebre spumante Asti (ma anche a vini dolci liquorosi) e a molti passiti del Sud. Originario dell’antica Grecia, ha trovato in Piemonte una zona ideale per la coltivazione, risultando il vitigno bianco più diffuso.
MÜLLER THURGAU Viene coltivato soprattutto lungo il fiume Adige. Produce l’omonimo vino bianco aromatico, delicato, non molto strutturato. Il suo naturale terroir è la Val di Cembra. È presente nelle Doc Trentino, Alto Adige, Collio, Contessa Entellina e Delia Nivolelli.
NEBBIOLO Regna incontrastato in Piemonte, dove trova la sua massima espressione nelle Langhe. Dalle sue uve si ricavano due tra i più grandi vini del mondo: Barolo e Barbaresco. Se ne ricava un vino di colore rosso non particolarmente intenso, alcolico, fresco e spiccatamente tannico; il gusto è pieno e robusto. Costituisce le Docg Ghemme, Gattinara Roero in Piemonte, Valtellina Superiore e Sfursat di Valtellina in Lombardia, Donnas in Val d’Aosta e gran parte delle Doc piemontesi.
NEGROAMARO Se ne ricava un vino dal colore rosso granato, dal sapore amarognolo. Concorre nelle Doc Alezio, Brindisi, Copertino, Galatina, Nardò, Rosso di Cerignola, Squinzano e Salice Salentino, quasi sempre insieme alla malvasia nera di Lecce.
NERELLO È coltivato, nelle due diverse varietà cappuccio e mascalese, in Calabria (Doc Lamezia e Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto) e Sicilia, dove rappresenta – come nerello mascalese – la base dei grandi vini dell’Etna.
NERO D’AVOLA O CALABRESE È uno dei più noti vitigni siciliani, e dà un vino strutturato, dai sapori e profumi intensi. È presente, come tipologia specifica, in molte Doc dell’isola e anche nella Docg Cerasuolo di Vittoria (qui insieme al frappato).
NOSIOLA Il più antico vitigno bianco del Trentino. Ha un gusto piacevolmente fresco, fruttato e leggermente aromatico. Rientra nella Doc Trentino Vino Santo.
PECORINO Una delle più antiche varietà dell’Italia centrale, è diffusa soprattutto in Abruzzo e nelle Marche, dove costituisce la base dei vini Doc Falerio dei Colli Ascolani e Offida Pecorino. Le peculiari note erbacee lo imparentano (ma solo per analogia) con il sauvignon.
PICOLIT Da uve sovramature di picolit si ricava un vino dolce, delicato e alcolico. Rientra nella Doc Collio ed è protagonista della seconda Docg friulana, il Colli Orientali del Friuli Picolit.
PINOT BIANCO Coltivato in tutta Italia, in passato si confondeva molto spesso con lo chardonnay. Originario della Germania, è un’ottima base per gli spumanti. Diffuso soprattutto in Lombardia, Veneto, Trentino, Alto Adige, Friuli, dà bianchi molto fini, adatti a una buona maturazione in bottiglia.
PINOT GRIGIO Diffuso nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia, il pinot grigio dà un vino mediamente profumato, armonico, alcolico, molto apprezzato in Italia e all’estero, dove spesso rappresenta il vino italiano più conosciuto.
PINOT NERO Se ne ricava un vino rosso rubino chiaro, dal sapore delicato, fine nei tannini. Spesso vinificato in bianco, è un’ottima base per spumanti. Largamente coltivato in Italia, rientra nelle Docg Franciacorta e Oltrepò Pavese Metodo Classico, ma i migliori risultati nella vinificazione in rosso li esprime nelle Doc Trentino, Alto Adige e Oltrepò Pavese (più recentemente in Toscana).
PRIMITIVO Base di vigorosi vini pugliesi da tavola, da dessert e da taglio, è imparentato con il famoso californiano zinfandel. Se ne ricava un vino rosso dai profumi speziati e di elevata alcolicità. Fino a poco tempo fa usato come vino da taglio, riesce oggi a dare vini di ottima qualità. Rientra nelle Doc Primitivo di Manduria, Salice Salentino e Gioia del Colle.
REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO È un vitigno autoctono friulano di grande interesse per i vini che è in grado di produrre, dal colore rosso granato e i profumi intensi e gradevoli. È presente in tutte le Doc friulane, dal Carso al Collio al Grave e al Lison.
RIBOLLA GIALLA Antico vitigno autoctono friulano a frutto bianco, recentemente rivalutato e inserito nell’ambito delle Doc Colli Orientali del Friuli e Collio. Produce un vino dal sapore asciutto, vinoso, fresco e armonico.
RIESLING ITALICO È maggiormente coltivato nell’Oltrepò Pavese e nel Veneto. Dà un vino di colore giallo paglierino, discretamente profumato. Rientra nelle Doc Collio, Friuli Isonzo, Garda, Oltrepò Pavese, Lison-Pramaggiore, Trentino, Alto Adige.
SAGRANTINO La regione di produzione del sagrantino è l’Umbria. Particolarmente tannico, genera rossi poderosi, spesso in debito di sfumature. È alla base della Docg Sagrantino di Montefalco.
SANGIOVESE Probabilmente vitigno autoctono della Toscana. Le prime evidenze documentali risalgono al XVIII secolo, ma si pensa che fosse conosciuto già dagli Etruschi. Dà un vino rosso rubino di media intensità, tra i migliori italiani e internazionali, e costituisce la base di molti vini rossi, toscani e non. Compone le Docg Brunello di Montalcino, Chianti, Chianti Classico, Carmignano, Vino Nobile di Montepulciano, Morellino di Scansano e Torgiano Rosso Riserva, oltre alle Doc Sangiovese di Romagna, Montecucco, Montescudaio Rosso, Botticino, Colli Pesaresi e molte altre Doc della Toscana, Lazio, Umbria, Liguria, Marche, Molise, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna.
SAUVIGNON Il sauvignon è un vitigno coltivato in Francia, soprattutto nel Bordolese e nella Loira. In Italia è molto diffuso in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia e in Lombardia. Ne deriva un vino bianco fine, dal colore giallo dorato, dal tipico profumo erbaceo, leggermente aromatico di solito, più pungente che morbido. Rientra nelle Doc Collio, Colli Orientali del Friuli, Isonzo, Breganze, Lison-Pramaggiore, Oltrepò Pavese, Trentino, Alto Adige, Grave, Garda, Cortona, Alcamo.
SCHIAVA La zona di produzione è la provincia di Bolzano e Trento. Ne esistono tre varietà: la gentile, la grossa e la grigia. Da quella grossa si ricava un vino dal colore rubino chiaro e profumato, lievemente amarognolo, poco alcolico. Concorre alle Doc Valdadige, Lago di Caldaro, Alto Adige, Casteller e Trentino.
SYLVANER È coltivato nella valle di Isarco, da Chiusa fino a Bressanone. Di origine austriaca, è noto per la produzione di vino Sylvaner in provincia di Bolzano.
SYRAH Alcuni ritengono che provenga dalla città persiana Schiraz; altri sostengono che sia originario della zona di Siracusa. In Italia è presente a partire dalla metà del XIX secolo. Se ne ricava un vino dal colore rubino, con forti riflessi violacei da giovane, molto speziato all’olfatto, abbastanza tannico al gusto.
TEROLDEGO È diffuso soprattutto in Trentino, in particolare nel Campo Rotaliano, tra Mezzocorona, Mezzolombardo e S. Michele, dove dà origine a un vino rosso rubino intenso, dal profumo fruttato e il gusto asciutto e corposo, il Teroldego Rotaliano Doc.
TRAMINER Il traminer è quasi certamente originario dell’Alto Adige, anche se molti lo ritengono un vitigno austriaco. Ne esistono due qualità: il traminer e il traminer aromatico (Gewürztraminer). Viene coltivato soprattutto in Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli. Se ne ricava un vino dal colore giallo paglierino carico, aromatico, alcolico e poco fresco. Rientra nelle Doc Trentino, Alto Adige, Colli Orientali del Friuli, Carso, Grave, Collio, Annia, Aquileia, Latisana, Isonzo del Friuli.
TREBBIANO ROMAGNOLO Il trebbiano romagnolo è molto diffuso nel Ravennate, in provincia di Forlì e di Bologna. Dà un vino di colore giallo dorato e di buona fragranza vinosa, gradevole. Rientra nelle Doc Bosco Eliceo, Colli di Scandiano e di Canossa e Trebbiano di Romagna.
TREBBIANO TOSCANO Coltivato con successo in Toscana, si è andato diffondendo in altre regioni. Le uve venivano utilizzate nella preparazione del Chianti. Essendo piuttosto neutro aromaticamente, viene spesso impiegato in unione con altri vini dalla personalità più spiccata.
UVA DI TROIA È un buon vitigno rosso, diffuso nelle province di Bari e Foggia e dalle grandi potenzialità. Entra come base per la vinificazione di molti vini Doc come il Rosso di Canosa, il Rosso Barletta, il Cacc’e mmitte di Lucera, l’Orta Nova e Castel del Monte.
VERDICCHIO È la principale uva bianca delle Marche. Dà bianchi di alta qualità, dal colore paglierino e dai profumi delicati, e dal gusto fresco, pieno, piacevole. Rientra in numerose Doc: Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica, Esino. Come trebbiano di Soave partecipa alle Doc Marino, Colli Lanuvini, Capriano del Colle, Castelli Romani, Colli Albani, Soave e alle Docg Soave Superiore e Recioto di Soave. Come trebbiano di Lugana concorre alla Doc Lugana.
VERDUZZO FRIULANO È presente quasi esclusivamente in Veneto e in Friuli, dove è spesso sottoposto ad appassimento per produrre ottimi vini passiti, come il Ramandolo Docg.
VERMENTINO È una varietà che si dice debba sentire il mare, per dare i migliori risultati, e infatti è diffusa soprattutto lungo le aree costiere di Liguria (Doc Colli di Luni, Riviera Ligure di Ponente, Golfo del Tigullio), Toscana (Bolgheri, Val di Cornia, Montecucco, Monteregio) e Sardegna, dove si esprime magnificamente nella Docg Vermentino di Gallura e nella Doc Vermentino di Sardegna.
VERNACCIA Dal latino vernaculum (del luogo). È un antico vitigno usato per il bianco nella storica città toscana di San Gimignano, e in Sardegna a Oristano per un vino da dessert tipo Sherry. Fa nascere bianchi sapidi, talvolta quasi salati, di solito più minerali che fruttati.
ZIBIBBO Di lontane origini, è un vitigno adatto per la tavola e per farne uva passa. Se ne ricava un vino giallo paglierino carico, con riflessi dorati, dolce e di elevata alcolicità. Viene utilizzato per la produzione del vino di Pantelleria, nella versione passito, moscato, spumante e fermo.