Etichetta e contro-etichetta

Spesso quando ci si trova in un’enoteca o presso un rivenditore di vini, si viene attratti dall’etichetta di una bottiglia, un “pezzetto” di carta che per forma, colore o per l’aspetto grafico ci colpisce.

In realtà l’etichetta va guardata con attenzione perché al di là dell’estetica, essa è la carta d’identità di un vino, in quanto è la certificazione dei requisiti legali per la messa in commercio del vino stesso.

Già in epoca fenicia, greca e romana era utilizzata per marcare le anfore.

Nel Medioevo ai contenitori di terracotta utilizzati per la commercializzazione del vino venivano attaccate, mediante catenelle, placchette di materiali differenti, come porcellana, metallo, osso, avorio, sulle quali era riportato il nome del prodotto.

Verso la metà del 1700 comparvero in Francia le prime etichette in carta per le bottiglie di champagne, dapprima scritte a mano quindi a stampa.

La prima “controetichetta”, ovvero quel rettangolo contrapposto all’etichetta, comparve in Piemonte agli inizi del XIX secolo.

Su di essa erano riportati annata della vendemmia e dell’imbottigliamento e caratteristiche del vino.

Oggi possiamo trovare bottiglie con una sola etichetta sulla quale sono riportate tutte le indicazioni richieste per legge, oppure due etichette una sul fronte della bottiglia, generalmente più grande e con il compito di “catturare“ l’attenzione e l’altra sul retro, dove sono riportate tutte le informazioni sul vino richieste per legge.

Ci sono dati che vanno indicati obbligatoriamente e altri che invece sono facoltativi.

Tra i primi ricordiamo:

  • Tipologia del vino: vino da tavola, IGT, DOC, DOCG.
  • Annata della vendemmia (quando richiesto dal disciplinare)
  • Titolo alcolometrico
  • Capacità della bottiglia
  • Dati del produttore e dell’imbottigliatore
  • Numero del lotto
  • Presenza di solfiti

Tra le indicazioni facoltative:

  • Eventuale nome di fantasia del vino
  • Marchio dell’azienda
  • Descrizione del vino