Pinot Noir: della profondità

Patrick Laforest - Un punto di vista particolare

Un posto tranquillo

Era un indolente pomeriggio di luglio, quando abbiamo visitato Bollinger. Curioso come lo Champagne, vino di per sé associato a festa, persone, suoni, nasca spesso in contesti che, parlando di quiete, poco hanno da invidiare a un monastero tibetano. Il silenzio di queste zone è particolare: intuisci subito che dietro i muri spessi o sotto i tuoi piedi, nelle cantine, il lavoro è intenso, se non frenetico, ma intorno tutto sembra ovattato: si muovono tranquille le auto, le persone, le nuvole in cielo. 

Si muove tranquillo anche Patrick Laforest, enologo di Bollinger che, pur uscendo da una riunione impegnativa, manifesta una calma olimpica e una disponibilità a tutto tondo, felice di raccontare il suo champagne.

Speleologi del gusto

Prima domanda di rito: “se dovesse descrivere lo stile Bollinger, cosa direbbe?”
Risposta pronta e sicura: “profondità e armonia.” Le risposte che mi piacciono, poche parole che aprono la strada ad astrazioni ben più ampie. Cos’è la profondità? Come si definisce l’armonia?
“La profondità di uno Champagne nasce dalla sua complessità”, spiega Patrick. Ma siamo da capo, come spieghiamo la complessità? “La complessità è legata all’assemblaggio: maggiore è il numero e la varietà dei vini che concorrono alla cuvée, maggiore sarà la complessità, poiché ogni vino apporterà le proprie caratteristiche e il proprio stile.”
Definizione azzeccata, penso, perché la complessità non deve essere messa in relazione con la qualità, per cui Champagne più complesso uguale Champagne migliore, ma solo aiutare nella descrizione dello stile.
Eccoci allora a capire che la profondità di uno Champagne è data dalla qualità della complessità. Molti vini, assemblati con sapienza, portano ad avere sensazioni che vivono su piani differenti e ci permettono di muoverci in profondità. Facendo un semplice esempio: noi possiamo percepire in un vino aromi floreali e sentire tutti i fiori del mondo, ma solo fiori e qualcosa di frutto oppure possiamo sentire solo alcuni fiori, ma poi frutta ed erbe aromatiche, pasticceria e spezie: quale sarà il vino più profondo? Non che il primo sia peggio, anzi, se dovessi berlo per aperitivo, tutta la vita il primo. Ma se voglio affondare nelle sensazioni, viva il secondo.
Di conseguenza l’armonia, altro non è che il bilanciamento di queste sensazioni, la magica alchimia che permette la convivenza di aromi che si rincorrono, compaiono e scompaiono senza mai sovrastarsi, in poche parole il vero piacere del bere Champagne.