Speleologi del gusto
Prima domanda di rito: “se dovesse descrivere lo stile Bollinger, cosa direbbe?”
Risposta pronta e sicura: “profondità e armonia.” Le risposte che mi piacciono, poche parole che aprono la strada ad astrazioni ben più ampie. Cos’è la
profondità? Come si definisce l’armonia?
“La profondità di uno Champagne nasce dalla sua complessità”, spiega Patrick. Ma siamo da capo, come spieghiamo la complessità? “La complessità è legata
all’assemblaggio: maggiore è il numero e la varietà dei vini che concorrono alla cuvée, maggiore sarà la complessità, poiché ogni vino apporterà le
proprie caratteristiche e il proprio stile.”
Definizione azzeccata, penso, perché la complessità non deve essere messa in relazione con la qualità, per cui Champagne più complesso uguale Champagne
migliore, ma solo aiutare nella descrizione dello stile.
Eccoci allora a capire che la profondità di uno Champagne è data dalla qualità della complessità. Molti vini, assemblati con sapienza, portano ad avere
sensazioni che vivono su piani differenti e ci permettono di muoverci in profondità. Facendo un semplice esempio: noi possiamo percepire in un vino
aromi floreali e sentire tutti i fiori del mondo, ma solo fiori e qualcosa di frutto oppure possiamo sentire solo alcuni fiori, ma poi frutta ed erbe
aromatiche, pasticceria e spezie: quale sarà il vino più profondo? Non che il primo sia peggio, anzi, se dovessi berlo per aperitivo, tutta la vita il
primo. Ma se voglio affondare nelle sensazioni, viva il secondo.
Di conseguenza l’armonia, altro non è che il bilanciamento di queste sensazioni, la magica alchimia che permette la convivenza di aromi che si
rincorrono, compaiono e scompaiono senza mai sovrastarsi, in poche parole il vero piacere del bere Champagne.