Diamante grezzo: il senso dell’assemblaggio
Un diamante grezzo, se vi capitasse di trovarlo, fareste molta fatica a riconoscerlo. A prima vista pare un simpatico sasso stranamente lucente, ma non
molto diverso da un pezzo di vetro. Ovviamente un esperto lo riconoscerebbe subito, ma né io né molti di voi siamo esperti di diamanti, anche se non
sarebbe male maneggiarne qualcuno.
Il passaggio da diamante grezzo a gemma fantasmagorica è interessante: da una parte la pietra già contiene in sè la caratteristiche straordinarie del
diamante: durezza, perfetta sfaldabilità, rifrazione della luce, dall’altra parte tutte queste caratteristiche sarebbero invisibili senza l’intervento
umano. È il tagliatore che, dall’alto della sua esperienza, valorizza ogni pietra grezza, tagliando e sfaccettando in modo che ogni diamante sia unico
ed esprima il meglio delle sue qualità.
I vini di Champagne sono come diamanti grezzi. Assaggiando i vini fermi, le prime volte faticavo a percepire particolari caratteristiche: tutti molto
acidi, quasi graffianti, leggeri, dai profumi appena accennati, difficile che restino impressi. Ma anche qui, come nel diamante, l’ingegno umano, in
questo caso unendo anziché tagliare, valorizza questi vini dando forma ai grandi Champagne. Assemblando decine o centinaia di questi vini, lo Chef de
Cave ci permette di cogliere le sfaccettature del gusto, facendo esprimere e valorizzando il territorio e consentendo all’invecchiamento sui lieviti di
procedere nel modo corretto.