Non tutte le domande hanno una risposta

Alle passioni che cambiano la vita.

Ho perso il conto di quanti libri sullo Champagne siano usciti negli ultimi anni: buoni, ottimi libri che giustamente raccontano di un prodotto e delle sue inconfondibili caratteristiche tecniche, quelle e non altre che lo rendono uno dei vini più amati e ricercati nel mondo.
Ma mi sono anche chiesta se la passione per questa bollicina nascesse solo da una perfetta combinazione chimica o se invece, come mi piace pensare di molte cose, ci fosse per Lei un trasporto diverso, un amore viscerale e ‘intimo’ difficile da descrivere usando solo numeri e particelle.

 
La risposta è arrivata quando Marco Chiesa mi ha posto questa riflessione: “come mai la gente ricorda perfettamente lo Champagne che ha assaggiato, magari solo un bicchiere, e invece fa più fatica a ricordare il vino – bianco o rosso – con cui magari ha pasteggiato un’intera sera?”
Stiamo parlando di 9.700 etichette registrate è vero, non dei milioni di altro vino che ogni anno vengono prodotti in tutto il mondo, eppure la bollicina francese ‘scuote’ qualcosa nel profondo, suscita sensazioni quasi uniche che restano impresse nella memoria. E voglio credere che non dipenda solo dal terroir di provenienza (incredibile), dalla capacità di alcuni bravissimi enologi e produttori, da un clima a dir poco ideale, ma da tutti questi - e molti altri - fattori messi insieme in uno shaker da un abile barman, ‘agitati, non mescolati’ e serviti con quel tocco tipicamente francese che se indispettisce tanti forse è solo perché l’invidia è una brutta... bestia.
Basta pensare a un organismo come il CIVC per rendersene conto: in molti paesi si farebbe fatica a concepire una simile struttura. In qualunque epoca il mondo è sempre stato retto da pochi potenti – non importa di quale gruppo o fazione – senza possibilità per i ‘piccoli’ di entrare nel meccanismo, se non come osservatori. Giusto, non si può comandare in milioni, ma si dimentica forse troppo spesso che, tolti quei milioni, si comanderebbe il vuoto... Senza nulla togliere ai romantici mulini a vento di Don Chisciotte, ovviamente.


E allora?
E allora non aspettatevi un libro che parli di metodi e di produzione, che spieghi le tecniche e le bottiglie: Marco Chiesa ha incontrato delle persone, degli appassionati di Champagne che spesso hanno dedicato la loro vita a questo vino e ha semplicemente chiesto loro ‘perché’.
Il perché di certe scelte, il perché di certe sensazioni, il perché di molti successi... Un perché che ha provato a raccontare nelle pagine che seguono con il solo intento di metterlo nelle mani del lettore, di un altro appassionato di Champagne che siamo certi saprà leggere in quelle righe la storia di una passione. La stessa che, di tanto in tanto, lo porta a scegliere un calice di Champagne, proprio quello Champagne perché... 


Barbara Carbone