Dopo i primi viaggi in Champagne, credevo di ave capito tutto, di avere in pugno la materia. Non era poi così complicato: una volta capito come funziona
la produzione, buttato uno sguardo nei misteri dell’assemblaggio, frastornato dai numeri che vengono snocciolati, tutto pare lineare, logico e
perfettamente funzionante. Il posto mi piaceva e sono ritornato altre volte, comprendendo che dietro il mondo sfarzoso e levigato, ma tutt’altro che
ipocrita, delle grandi Maison esisteva una massa di persone straordinarie che impersonavano la vera anima dello Champagne.
Fu in quel momento che mi accorsi di aver solo scalfito la superficie: avevo molte informazioni, eppure aggiungendone altre la realtà mi si rivelava più
complessa e articolata del previsto. Attenzione, non stiamo parlando solo di oscuri vigneron produttori di poche introvabili bottiglie, ma di
tutti i personaggi che gravitano intorno allo Champagne (compresi coloro che guidano le grandi Maison o le cooperative più blasonate). Ognuno di loro è
depositario di una parte di quel mondo, ma nessuno di loro è convinto di avere capito tutto. Umiltà interessante, mai sentito parlar male e nemmeno
criticare operato o vini di un concorrente, atteggiamento raro tra le nostre colline.
Molti viaggi, assaggi e parole e la mia personalissima opinione è che dovremmo dimenticarci una visione d’insieme dello Champagne: impossibile
descrivere una realtà tanto variegata e complessa, dove può essere presente tutto e il contrario di tutto, possiamo solo raccontare le singole parti e
lasciare che ognuno di noi crei dentro di sè una propria interpretazione dello Champagne, indispensabile per apprezzarlo di più e meglio.
Però, in questo viaggio nello Champagne avevo bisogno di esperti, soprattutto per alcuni argomenti, perché era necessario arrivare al nocciolo della
questione con poche parole, evitando le lungaggini tipiche di chi non sa abbastanza.