La provincia di Soria La parte più orientale della Ribera cade all’interno della provincia di Soria che si caratterizza per un territorio geograficamente irregolare, il tutto identificabile in un ambiente eterogeneo, che spazia dalle alte montagne alle valli profonde, sino alle praterie. Architettonicamente la provincia è costellata da numerose chiese ed edifici in stile romanico risalenti al florido periodo medievale. La capitale Soria è una cittadina ricca di monumenti storici che ne testimoniano l’importanza già in tempi remoti grazie alla sua posizione strategica di confine tra i vari regni spagnoli. La provincia può essere divisa in zone ben definite: la Tierras Altas, la catena montuosa situata tra il Moncayo e il Picco Urbión; la cosiddetta Soria Verde, a ovest, dove si trova la foresta più grande della penisola iberica; mentre la parte orientale della provincia, una volta zona di pastori, è ora quasi desolata. Il centro della regione è ricco di pianure coltivate a cereali e vigneti, quest’ultimi fondamentali per la produzione della DO Ribera del Duero. Anche in questo caso, l’altitudine e le forti escursioni termiche rendono tutta l’area perfetta per vini corposi e intensi, rispettosi della denominazione. Il polo principale della Ribera soriana è sicuramente San Esteban de Gormaz che nasce sulle sponde del Duero e conserva nel suo centro urbano interessanti esempi di architettura popolare e soprattutto romanica. Oltre ai templi di San Miguel e Santa Maria del Rivero, entrambe chiese in stile romanico, degno di attenzione è il Municipio, collocato in un luogo idilliaco e il Parco Tematico del Romanico: passeggiando al suo interno è possibile vedere in miniatura le maggiori architetture presenti in Castilla e León. Nelle cantine situate nella parte antica, tra il castello e la chiesa di San Miguel si può gustare il lechazo tipico della Ribera. Lechazo Asado Se c’è un piatto a cui nessun castigliano potrebbe rinunciare questo è il lechazo asado, l’agnello arrosto. Si tratta di una vera specialità della Castiglia e León, soprattutto nelle province di Roa del Duero, Burgos, Aranda del Duero, Sepulveda, Lerma e Penafiel: un agnellino di razza churra, autoctona della Castilla, non svezzato, quindi nutrito a latte, cotto in casseruole di terracotta, rigorosamente in forno a legna; il risultato è una carne dolce e tenerissima, che quasi si scioglie in bocca se non fosse per la sua parte esterna croccante. Ogni ristorante lo prepara a suo modo (alcuni lo spalmano addirittura di burro prima di infornare), servendolo con verdure e accompagnamenti diversi, a cominciare dal pisto manchego (fatto con pomodori, cipolla, melanzane e zucchine), ma sempre senza dimenticare la qualità dell’animale. Curioso come la Spagna moderna si divida tra grandissimi chef stellati, Adrià solo per citarne uno, che sono stati in grado di portare la cucina a vette elevatissime, e ricette tanto semplici da risultare quasi ‘banali’, se in quella banalità non ci fosse però il gusto di una terra ricca di sapori e profumi. Gli stessi sapori e profumi che di trattoria in trattoria è possibile ritrovare anche nei grandi vini della Castiglia e León.