SINTOMI ANOMALI DELLA VITE I viticoltori amano vedere le loro viti sane, rigogliose, produttive. Per ottenere questi risultati impegnano tempo e denaro per coltivare il terreno e nutrirlo, gestire la chioma, difendere i vigneti dai parassiti, raccogliere il prodotto. Però, non è così semplice ottenere i risultati migliori, anche perché la vite, per quanto rustica, adattabile e poco esigente, non è in grado di dichiarare lo stato in cui si trova. Sta quindi al viticoltore “scrutarla” con attenzione e competenza per individuare, al loro sorgere, gli eventuali problemi. Ma questa è la difficoltà maggiore: diagnosticare con esattezza ogni manifestazione per evitare interventi errati, inutili o deleteri. Se, ad esempio, dopo una somministrazione di boro, non capisco che i sintomi evidenziati dalla pianta non sono più di carenza, bensì di eccesso (sintomi molto simili) posso rifare un apporto di questo elemento peggiorando la situazione. Oppure se vedo malformazioni primaverili sulle foglie che interpreto come danno da diserbante del vicino e invece sono tripidi, posso fare una brutta figura con il confinante e non risolvere il problema dell’attacco degli insetti. Se addebito a carenze sintomi di origine virale posso provvedere con inutili somministrazioni e, ovviamente, conservare i danni. O, ancora, come ci è capitato in passato, vedere un agricoltore trattare ripetutamente quattro filari secondo lui colpiti da un attacco precocissimo di botrite... quando invece a colpire era stato il fulmine. Le immagini che seguono, realizzate in 35 anni di scarpinate nei vigneti, pur nella loro incompletezza vorrebbero indicare i sintomi anomali più comuni che si possono riscontrare in vigneto, per rimediare con sollecitudine quando si può, o evitare interventi quando inutili o inadatti. Per facilitare anche il confronto fra sintomi simili, messi volutamente vicini, in un ideale percorso cadenzato dalle stagioni, ad iniziare dall’inverno, i sintomi dovuti a malattie sono posizionati su uno quelli dovuti a carenze su uno quelli dovuti a sintomi diversi su uno Sfondo giallo Sfondo verde Sfondo rosa Sul sito www.viten.net sono già disponibili numerose immagini di sintomi anomali su vite. La raccolta potrà essere arricchita con foto corredate con una didascalia che potrete inviare a info@viten.net. Verrà sempre citata la fonte. A sinistra manifestazioni di escoriosi (Phomopsis viticola) alla base del tralcio. Gommosi (foto in alto a dx) prodotta dal bostrico della vite (Sinoxylonspp.). Questo insetto scava delle gallerie che possono rovinare i capi a frutto, le branche e i cordoni permanenti. I trattamenti possono influire sulla colorazione dei tralci, salvo casi particolari, senza comunque interferire sulla maturazione. Mancozeb e in particolare folpet lasciano il legno chiaro, mentre è più scuro con il rame. A seguito di pianto abbondante che cola sul ceppo possono originarsi colorazioni aranciate, vistose, ma innocue. (foto dx) Le puntinature nerastre presenti sui tralci sono i picnidi dell’oidio che propagheranno l’infezione. Un forte attacco di ragnetto rosso, non costrastato da predatori o trattamenti, lascia abbondanti uova che schiuderanno al germogliamento. Autunni piovosi favoriscono lo sviluppo della botrite sui tralci facilitando le infezioni nella primavera successiva Ceppo sezionato con evidenti e caratteristici sintomi di eutipiosi (Eutypa lata). A seguito di freddi invernali intensi, nelle zone di fondovalle umide è facile avere danni al legno che favoriscono lo sviluppo della rogna (Agrobacterium tumefaciens). Con la potatura è facile verificare la presenza di biforcazioni, nodi raccorciati, fasciazioni e tralci con andamento a zig-zag, tipici sintomi della virosi delle malformazioni infettive. Normalmente una nevicata su germogli anche lunghi 10-15 cm non ha conseguenze, perché la neve si scioglie in fretta. L’abbassamento della temperatura al di sotto di -2°C può causare l’allessamento dei germogli o delle gemme appena schiuse. Generalmente la vegetazione riparte, ma il nuovo germoglio è sterile o poco fertile. Le nottue, di cui esistono numerosissime specie, possono rodere le gemme in fase di schiusura, danneggiandole totalmente. Il danno economico può essere anche grave in quanto diverse viti di seguito risultano totalmente colpite e quindi improduttive, poiché le gemme di controcchio riescono a rimettere germogli che sono però tendenzialmente sterili. A parte la raccolta notturna, si possono effettuare trattamenti con insetticidi, ma non è facile intervenire tempestivamente e gli esiti sono spesso insoddisfacenti. In annate molto asciutte parte del tralcio può disidratarsi al punto che alcune gemme non germogliano. Sintomi precoci di flavescenza dorata su Moscato. Per la diagnosi sicura ci vuole un’analisi specifica. Nella foto grande danni da acari al germogliamento. Parte dei germogli presentano uno sviluppo stentato, rachitico, ed è facile osservare sulle foglie che rimangono molto più piccole la nutrita presenza di forme mobili dei fitofagi. Di solito il danno non è uniforme per cui, solo se rischia di diventare importante, richiede trattamenti specifici. Nelle due foto piccole sono invece evidenti i sintomi causati da acariosi (Calepitrimerus vitis), ben riconoscibili per le aree decolorate visibili in controluce. Nella foto grande e nel particolare vite con vistosi sintomi di giallume infettivo, virosi del complesso dell’arricciamento. Le piante infette rimangono tali per tutta la vita e, se vengono propagate, mantengono questa virosi nella progenie. Talvolta l’infezione si estende alle piante vicine, mentre in altre situazioni rimangono un caso isolato anche per decenni. Manifestazioni di acariosi a seguito di attacchi precoci di Calepitrimerus vitis. Eventuali interventi di difesa dovranno ricorrere ad acaricidi Ingiallimenti dovuti a scolorazione perinervale, virosi del complesso dell’arricciamento, che si comporta come il giallume infettivo, ma con sintomi meno evidenti. Manifestazioni delle malformazioni infettive (appiattimenti, biforcazioni, internodi accorciati e/o a zig-zag). Non ci sono cure, ma solo la possibilità di utilizzare materiale sano in fase di impianto e di sostituzione delle fallanze. La somministrazione di diserbanti disseccanti (tipo diquat + paraquat) in presenza di una leggera brezza o commettendo l’errore di impiegare pressioni elevate che nebulizzano il getto possono causare ingiallimenti diffusi sulle piante. Se la concentrazione del diserbante non è elevata, il danno è limitato. Anche se nella foto soprastante si vedono diversi “sigari” sulla stessa vite il fatto è piuttosto insolito; normalmente il sigaraio causa danni limitati che non giustificano trattamenti insetticidi specifici. Nelle foto piccole si possono osservare i due insetti in fase di rifinitura del lavoro fatto per riparare le uova deposte (nel particolare). Quando la foglia secca le larvette sono ormai fuoriuscite. I sintomi sulla foglia causati da Lygocoris spinolae, si osservano più facilmente vicino a boschi o incolti. Quasi mai necessitano di interventi di difesa con insetticidi. Danni dello scrivano o Bromio della vite, solitamente occasionali e assolutamente non dannosi. Problemi maggiori sono stati segnalati in passato in Francia. Danni precoci causati da tripidi (Drepanothrips reuteri) su giovani foglie. Talvolta le manifestazioni si possono, a prima vista, confondere con sintomi da diserbanti ormonici. Deformazione del lembo fogliare di origine virale dovuta a virosi delle malformazioni infettive. Malformazioni fogliari causate da deriva di diserbanti ormonici impiegati in vigneto o in vicini campi di grano. Classica manifestazione di danno da glifosate. I sintomi si possono rilevare anche a tempi lunghi dalla somministrazione dell’erbicida, in particolare su piante giovani. Sali affiorati in superficie ed evaporati, lasciando un residuo bianco che in seguito può scurirsi. Può verificarsi in primavere umide. Nella foto piccola particolare di gocce di guttazione, molto simili a uova di insetti. Anche questo sintomo in primavere umide. Foglie basali arrossate (in vitigni a bacca rossa) a causa di sbalzi repentini di freddo. La diagnosi è agevole perché lo stacco tra le foglie rosse e verdi è netto in quanto queste ultime non erano ancora formate al momento del freddo. Necrosi marginali su foglie basali dovute all’ustione di sali affiorati ed evaporati. Il danno è trascurabile anche perché spesso queste foglie vengono asportate. Disseccamenti marginali causati da concimi fogliari (tra i quali i fosfiti di potassio) impiegati presto a dosaggi elevati. Anche in questo caso i danni sono contenuti. Disseccamenti marginali dovuti ad attacchi precoci di muffa grigia che si possono verificare in primavere piovose. Esiste una diversa sensibilità varietale e sono più colpite le piante ricche di azoto. Disseccamenti marginali Classiche macchie d’olio, ben visibili sulla pagina superiore della foglia. Muffa bianca costituita dai conidiofori che portano i conidi per infezioni successive. Emissione dei corpi fruttiferi su grappolino fiorale infetto. Talvolta la macchia d’olio e la muffa bianca della peronospora si possono confondere con attacchi di oidio come si può ben osservare nella foto a sinistra. Ogni dubbio può essere fugato mettendo le foglie dentro un sacchetto di polietilene con due gocce d’acqua. Dopo 24 ore, se compare una muffa bianchissima, è peronospora. Peronospora Oidio Danni da deriva di glifosate distribuito, senza diluizione, con apposite attrezzature. Con diluizione corrente all’1-2% di formulato tecnico normalmente queste manifestazioni non si osservano. L’erinosi, causata dall’acaro Colomerus vitis, provoca delle estroflessioni sulla pagina superiore cui corrispondono, su quella inferiore, delle zone ricoperte di un feltro biancastro che in seguito diventa color ruggine. Solitamente si tratta di attacchi limitati, sparsi, che non richiedono interventi specifici. Per viti giovani, se proprio necessario, si può applicare un acaricida. Nelle primavere piovose è facile osservare attacchi di botrite sui giovani germogli. Oltre ad una diversa sensibilità varietale, i danni maggiori si riscontrano su piante che presentano una elevata dotazione di sostanze azotate. Sintomi molto simili ai danni da botrite, ma in realtà causati da un fulmine che ha colpito l’intero filare. La peronospora può attaccare tutti gli organi verdi della vite. Solitamente però il tralcio è meno colpito ed è più facile osservare i sintomi delle foto sottostanti in concomitanza di attacchi molto forti e tendenzialmente precoci. Sintomi su tralcio di necrosi batterica, causata da Xylophilus ampelinus, a prima vista simili a quelli causati dall’escoriosi. Per fortuna questa malattia batterica è poco diffusa nel nostro Paese. Tipica sintomatologia di escoriosi con fessurazioni e necrosi alla base del tralcio. Gli attacchi sono più comuni in alcune zone del nord-est, in ambienti umidi di pianura ed in vigneti del sud, in particolare in Puglia. Danni da oidio sull’intero tralcio, generalmente noto come germoglio a bandiera. L’attacco è partito dalla gemma infetta e si è sviluppato assieme al tralcio. Questo tipo di oidio sembra meno propenso a propagare successive infezioni. Disseccamento apicale dovuto a carenza di boro. Le manifestazioni si verificano in terreni sabbiosi, scarsi di questo elemento e in concomitanza di inizi estate molto asciutti. Nel riquadro un’altro sintomo specifico di questa carenza; l’ingrossamento dell’internodo. Caratteristici sintomi di peronospora su giovani grappoli. Nella foto grande grappolino fiorale ai primi sintomi: curvatura ed imbrunimento. In questo caso è anche evidente una colorazione violetta del rachide. Nella foto di destra fuoriuscita dei corpi fruttiferi, i conidiofori, che portano le spore per le infezioni successive. Grappolino completamente disseccato a seguito di un attacco di peronospora verificatosi prima della fioritura. A sinistra grappolino completamente disseccato a seguito di uno squilibrio idrico. La diagnosi non è semplice e deve rilevare accuratamente che non ci siano sintomi di peronospora. A destra grappolino quasi completamente disseccato a seguito di condizioni climatiche avverse in fase di fioritura. Il fenomeno è ad esempio frequente su Brachetto. Glomeruli di acini (nidi) causati da attacchi della generazione antofaga (la prima, che causa i danni a fine maggio) delle tignole della vite. Salvo alcune situazioni particolari, questi danni non sono preoccupanti influendo poco sulla quantità e, in modo che potrebbe anche risultare positivo, sulla qualità, rendendo il grappolo più spargolo. Disseccamento di parte del rachide, su grappolino fiorale, a seguito di squilibri idrici, più facili da rilevare in terreni molto drenati. Grappolino totalmente invaso da oidio su un tralcio completamente colpito (bandiera). Grappolino fiorale colpito da botrite. Questi danni sono possibili ma non frequenti nel nostro Paese, mentre interessano in modo importante ambienti più piovosi. Un aiuto alla diagnosi di danni da botrite viene dalla presenza concomitante del fungo su foglia. Ingiallimenti sulla pagina superiore, simili alle macchie d’olio, dovuti invece ad un diffuso attacco di oidio. Sintomi causati dalle punture di suzione della cicalina verde (Empoasca vitis). Se necessario, intervenire con insetticidi. Manifestazioni di giallume infettivo su foglia. La parte decolorata varia da foglia a foglia casualmente. I sintomi tendono ad essere meno evidenti in estate. Giallume infettivo, manifestazione del complesso dell’arricciamento. Da notare che tutto il lembo è giallo, comprese le nervature, contrariamente alla carenza di ferro. Sintomi di decolorazione perinervale dovuti a forme particolari di virosi del complesso dell’arricciamento. Clorosi ferrica. Da notare le nervature che si mantengono verdi. Tipiche e facilmente riconoscibili manifestazioni causate da un diserbante ormonico giunto come deriva sulla vite. Decolorazione genetica su foglie, fenomeno occasionale, solo casualmente con le manifestazioni vistose. Danni causati da Theresimina ampelophaga. L’effetto è molto simile a quello della grandinata. Foglia erosa da Anomala vitis, insetto comune, ma occasionale, che raramente causa danni importanti. Danni provocati da Ifantria cunea, parassita nordamericano importato oltre due decenni fa ed ora, per fortuna, mantenuto in limiti accettabili dalla presenza di limitatori naturali che gradualmente si sono sviluppati. Sintomi specifici, facilmente diagnosticabili per la forma caratteristica, causati da Lygocoris spinolae. Solitamente gli attacchi sono limitati ad ambienti freschi in prossimità di boschi e incolti, per cui raramente si ricorre ad una lotta specifica. Moria di piante a causa di marciumi radicali del tipo armillaria. La causa più frequente di questi danni risale all’interramento di ceppi e radici, in particolare di nocciolo. Le barbatelle impiantate per sostituire le fallanze si sviluppano bene per tre anni poi muoiono. Caratteristici sintomi di escoriosi su foglia e base del tralcio. Vistosi sintomi di legno riccio su portinnesto. Danni da oidio su tralcio che propaga l’infezione nell’anno successivo. Colonia di cocciniglie del corniolo (Parthenolecanium corni). Raramente sono necessari interventi di difesa. Pulvinaria vitis, cocciniglia comune, tendenzialmente non preoccupante, se non per la possibilità di fungere da vettore della virosi dell’accartocciamento fogliare. Deformazione dei polloni trattati con acido naftalenacetico. Fitotossicità su tralcio causata da fungicidi rameici distribuiti precocemente Danni ben noti causati dalla grandine. Quando i chicchi sono grandi e i tralci non ancora lignificati le ferite possono rimanere anche negli anni seguenti, con problemi soprattutto sulle barbatelle. Radici aeree in grande quantità emesse in condizioni di elevata umidità dell’aria per tempi lunghi. Nella foto grande classici sintomi causati da prodotti rameici su foglia. Nella figura in alto a sinistra manifestazioni di carenza di boro, con lembo brachizzato, arrotolato verso l’alto e con macchie clorotiche. Danni da Calepitrimerus vitis nella parte bassa del germoglio. I sintomi cessano di colpo e la parte apicale è normale a seguito di un trattamento specifico. In basso a sinistra foglia colpita da escoriosi, a destra da tripidi. Da notare la somiglianza dei sintomi, ben differenziabile però dall’esame completo delle viti colpite. A sinistra foglie completamente colpite da erinosi, fenomeno non frequente e di solito limitato a qualche ceppo. A destra Peronospora inusuale. Muffa bianca di peronsospora su quasi tutta la pagina inferiore. Oidio diffuso sulla pagina superiore Oidio diffuso su acini e rachide. Talvolta i sintomi appaiono all’improvviso facendo pensare ad una rapidissima diffusione del patogeno. In realtà questo aveva già colonizzato il grappolo con le ife, che non si vedono a occhio nudo. È l’emissione dei conidiofori a rendere evidente la malattia. Per questo non conviene attendere i primi sintomi, ma trattare in modo preventivo. Nella foto piccola in alto a sinistra oidio bloccato con trattamenti curativi. Nella foto piccola in alto a destra peronospora larvata. Uovo di tignoletta depositato sull’acino e particolari (a destra) larvetta morta appena schiusa. Il controllo delle ovature è di valido supporto per decidere se e quando intervenire. Cocciniglie farinose (Planococcus spp.) diffuse sul grappolo. L’acinellatura può avere cause diverse. Caratteristiche genetiche, difficoltà di fecondazione, presenza di virosi (foto grande), clima sfavorevole (foto piccola), effetti di trattamenti (accidentali o ricercati quali, ad esempio, i diradanti). Abbondanti produzioni cerose dovute a Metcalfa. Per fortuna questi sintomi, risultati preoccupanti anni fa, ora sono saltuari e molto meno intensi. Rachide bucato da Sparganothis pilleriana, una tignola della vite poco diffusa Parte di vigneto in stress idrico e carenza di azoto. Spesso la causa deriva da uno sbancamento inconsulto, non corretto da adeguati apporti di sostanza organica, in particolare letame. Nella foto piccola caratteristici sintomi di ferrocarenza. A sinistra sintomi dovuti a carenza di boro e di potassio. A destra diverse manifestazioni di carenza di potassio: ingiallimenti ed arrossamenti del margine, solitamente arrotolato verso l’alto e la caratteristica “brunissure”. Decolorazioni nervali dovute a diserbanti triazinici, oggi pressoché abbandonati. A sinistra vistosa manifestazione di carenza di magnesio su Pinot bianco. I sintomi si osservano facilmente in terreni sabbiosi ed in concomitanza di estati piovose. Da notare l’arrotolamente del margine verso il basso. A destra magnesio carenza su vitigno rosso. Nelle foto in basso e a destra manifestazioni di carenza di manganese, possibile in terreni molto calcarei con pH prossimo o superiore a 8. I sintomi si distinguono bene dalla carenza di magnesio, perché le zone decolorate sono staccate come delle isole; dalla carenza di potassio, perché quest’ultima ha quasi sempre i bordi arrotolati verso l’alto e dalla carenza di boro, che è accompagnata da sintomi tipici quali il disseccamento dei viticci e degli apici e, in seguito, dalle spaccature sugli acini. Le galle di fillossera sono caratteristiche protuberanze emergenti dalla pagina inferiore con opercolo su quella superiore. Solitamente sono presenti sui portinnesti (come nel caso in figura) ma, non raramente, possono svilupparsi anche sulla vite europea. Mine prodotte dall’antispila (Holocacista rivillei) insetto solitamente non dannoso, in questa foto con un attacco eccezionale. Galle prodotte dalla cecidomia (Janetiella oenophila) insetto comune ma poco frequente. Eccezionalmente può attaccare rachide e tralci. Manifestazione di erinosi (Colomerus vitis), acaro che causa le caratteristiche bolle estroflesse sulla pagina superiore. Nella foto grande foglie traslucide per melata prodotta da Metcalfa. Anche gli afidi possono provocare una melata simile, più facilmente quando sviluppati su altre piante, ad esempio salici, presenti nel vigneto. Nella foto piccola, foglia completamente traslucida, perché accidentalmente cosparsa di nafta, a confronto con foglia normale. Foglie giovani traslucide causa carenza di boro concomitante a carenza di potassio. Effetto traslucido causato da carenza di potassio su foglia adulta. A sinistra foglia leggermente raggrinzita, corrugata e di colore verde intenso per effetto di antioidici triazolici di prima generazione irrorati in epoca precoce (in concomitanza di basse temperature) e a dose elevata. Racimolo appassito causa estrusione dovuta al grappolo molto compatto. Acinellatura verde dovuta a problemi in fase di allegagione. Grappolo normale a confronto con altri acinellati causa virosi del complesso dell’arricciamento. Acinellatura dovuta a grave ferrocarenza. Acinellatura per mancanza di polline fertile, classico caso del Picolit friulano. Sintomi diversi dovuti ad attacchi di peronospora. I danni possono interessare tutto il grappolo, ma talvolta si arrestano anche in assenza di interventi di difesa (si nota bene nei testimoni non trattati delle prove sperimentali). A sinistra classiche manifestazioni di peronospora larvata su grappolo nel periodo estivo. A destra acini attaccati da marciume nero o Blak rot (Guignardia bidwellii). Nella foto piccola particolare dei picnidi. A sinistra fitotossicità su foglie e grappoli provocata da dosaggi elevati di dinocap, prodotto non più in commercio, dal 2007 sostituito con il meptyldinocap. A destra asportazione di pruina a seguito di trattamenti antibotritici. A sinistra fitotossicità su cultivar sensibile di un fungicida utilizzato a dosaggi esagerati per errore. La fito è comunque superficiale e, mentre potrebbe essere problematica per un’uva da tavola, apporta un danno contenuto per un’uva da vino. A destra occasionale manifestazione, su varietà sensibile, di fitotossicità dovuta ad una formulazione liquida contenente tebuconazolo. Bruciature da sole in concomitanza di distribuzione di zolfo in polvere. Nella foto piccola in alto sintomi più accentuati dovuti alle medesime cause. Nella foto piccola in basso fitotossicità su acini dovuta a prodotti rameici. Fitotossicità importante dovuta a clorotalonil, principio attivo ormai abbandonato in viticoltura. Residui di prodotti rameici, non dannosi, anzi utili in vinificazione, comunque destinati a precipitare e ad essere allontanati con i travasi. Grappolo imbrattato da quantità esagerate (15 kg/ha) di zolfo bagnabile impiegato fino a luglio. Necrosi diffuse sugli acini dovute a mal dell’esca. Di solito la pianta secca compromettendo totalmente la produzione. Danni da tripidi (Frankliniella occidentalis) su uva da tavola. A sinistra abbondante melata causata da Metcalfa. Questi danni, talvolta molto gravi qualche anno fa, sono ora in forte regresso. A destra grappoli appassiti o disseccati causa giallumi della vite (flavescenza dorata o legno nero). A sinistra bruciature da sole. I danni possono risultare gravi su varietà sensibili e a seguito sfogliature esagerate del periodo estivo. A destra danni da grandine. In questo caso le perdite sono soprattutto qualitative. Grappolo totalmente disseccato per attacco di carie bianca (Coniothyrium diplodiella) a seguito di una grandinata estiva Gravi danni da grandine. Da notare le ferite sui tralci, con possibili ripercussioni nell’anno successivo. Attacco di oidio su grappolo con inizio di spaccature degli acini. Il danno è grave sia per gli effetti diretti, sicuramente non positivi sulla vinificazione, sia per la predisposizione alla diffusione della muffa grigia. La carenza di boro causa spaccature molto simili a quelle dovute all’oidio. In questo caso il danno diretto è ancora più grave, per il conferimento al vino di un gusto legnoso e di muffa. Le tignole, in particolare la tignoletta (Lobesia botrana) causano un danno diretto che può risultare anche molto grave. All’inizio del secolo scorso si parlava, in certe annate, di danni del 50-70%. Le perforazioni facilitano anche botrite e marciume acido. Nei trattamenti estivi con glufosinate ammonio si possono accidentalmente disseccare parte delle foglie e dei grappoli. Per cause diverse, di solito climatiche, parte degli acini possono rimanere verdi, deprezzando la vendemmia. Le piante colpite da giallume infettivo nel prosieguo dell’estate recuperano in parte l’attività vegetativa e la colorazione delle foglie tende ad un giallo sbiadito facendo confondere i sintomi con quelli della clorosi ferrica o di danni da diserbanti. Accartocciamento fogliare su vitigno bianco. Come noto le piante non sono risanabili. Sintomi di giallumi dovuti a legno nero. L’osservazione visiva non consente peraltro di distinguerli dalla flavescenza dorata: occorre un’analisi specifica. Ingiallimenti e necrosi causati da diserbante triazinico utilizzato in dosi abbondanti. Ormai questi erbicidi sono stati abbandonati. Flavescenza dorata su Moscato bianco, vitigno generalmente meno sensibile a questa fitoplasmosi. A sinistra sintomi di eccesso di boro a seguito di una somministrazione abbondante. L’effetto è talvolta molto simile a quello della carenza di questo elemento. A destra sintomi di eccesso di manganese (nel Midì francese) in un terreno limoso di pianura pacciamato. Piante con vistosi e diffusi sintomi di carenza di potassio. Nei particolari (in alto e a sinistra) forme diverse di “brunissure”, manifestazione caratteristica della mancanza di questo elemento. Diffusa infezione oidica sulla pagina inferiore della foglia. Eclatante manifestazione di carenza di magnesio su Chasselas, pianta spia, soprattutto se innestata su SO , coltivata su suolo sabbioso ed in corrispondenza di estati piovose. Di solito le conseguenze sulla produzione sono limitate. 4 Nella foto grande, a sinistra parcella testimone, in seguito filare trattato con acaricidi. Il danno del ragnetto rosso può essere importante quando supera le 20-30 forme mobili/foglia per un periodo di 3-4 settimane. In queste condizioni si possono avere ripercussioni sulla maturazione dell’uva che rimane meno zuccherina, meno colorata e più acida. Qualche volta, come in questo caso, la colorazione è semplicemente un fenomeno fisiologico di adattamento alla minore insolazione di fine estate. Colorazione rossastra a seguito di una potatura estiva dopo una fortissima grandinata. Accartocciamento fogliare su vitigno rosso. I sintomi hanno sempre un andamento crescente dal basso verso l’alto (con le forme di allevamento a risalire). Nella foto piccola in alto particolare di foglia accartocciata. Nella foto in basso danno da cicaline. Flavescenza dorata su Barbera. Nelle foto piccole manifestazioni di FD su foglie di vitigni diversi. I sintomi di questa fitoplasmosi sono ormai ben conosciuti in tutto il nord Italia. La diagnosi è però complicata dal legno nero che presenta sintomi analoghi. Colorazione di foglie e acini in anticipo rispetto all’invaiatura su pianta colpita da marciumi radicali e poi morta. Colorazione dovuta alle punture di suzione di una cicalina (Stictocephala bisonia) occasionale e non pericolosa. A sinistra racimolo estruso a causa della compattezza del grappolo ormai disseccato. A destra nella foto grande grappolo inserito su una biforcazione di origine genetica, in quelle piccole malformazioni di origine virale. Tipiche manifestazioni di disseccamento del rachide dovuto ad uno squilibrio tra potassio e magnesio, più frequente in grappoli spargoli. Danni di una grandinata abbattutasi poco prima della vendemmia. Quando l’evento si manifesta su uva già matura, conviene procedere immediatamente alla raccolta, riuscendo ad ottenere un prodotto accettabile. A sinistra asportazione della pruina a seguito del trattamento con un prodotto sperimentale. A destra appassimento dei grappoli dovuto al clima eccezionalmente caldo del 2003. Purtroppo, questo tipo di appassimento di solito non migliora le caratteristiche enologiche. A sinistra danni da tignoletta e conseguente sviluppo della muffa grigia. Al centro muffa grigia in fase di sviluppo in prossimità della vendemmia. A destra botrite sul peduncolo e sul resto del grappolo. Nella figura a sinistra marciume nobile, dovuto alla Botrytis cinerea che rimane infavata e non manifesta la muffa. Il passaggio tra questa forma e la muffa grigia (figura a destra) è molto facile, con le conseguenze ben note. Nel particolare altri funghi insediatisi sugli acini. Disseccamento del rachide su Riesling. Acini fessurati. Grappolo in maturazione con evidenti sintomi di un attacco precoce di perosnospora. A sinistra presenza contemporanea di botrite e marciume acido, malattie che spesso seguono gli attacchi di oidio e tignole (nella foto piccola). A destra grappolo totalmente danneggiato dal marciume acido, di cui sono note le conseguenze enologiche Quando l’oidio attacca i grappoli con questa intensità ... non è più un problema la predisposizione ad altre malattie o alterazioni. Danno da black rot su foglia. Questa malattia viene spesso presa in considerazione, ma è poco diffusa perché controllata dagli antiperonosporici. Gravi sintomi di fitotossicità su viti sopravvissute in un terreno fortemente acido. Filare disseccato da un fulmine estivo, con vegetazione in fase di ripresa. Raramente il danno è irreparabile. Bruciature causate da un falò acceso su una capezzagna. A sinistra fitotossicità marginale causata dalla salsedine. Al centro fitotossicità marginale dovuta a diserbanti residuali ormai abbandonati. A destra sintomi causati da inquinamento dell’aria. A sinistra necrosi causate dalla deriva di un diserbante Al centro bruciature causate da deriva di glufosinate ammonio. disseccante (diquat + paraquat). A destra sintomi dovuti all’eccesso di un diserbante triazinico Vite completamente defogliata da un attacco di esca, in fase di parziale ripresa vegetativa. Nei particolari i caratteristici sintomi sulle foglie. Purtroppo questa malattia mantiene ancora una forte componente di non conoscenza che ne ostacola la lotta. A sinistra fitotossicità dovuta ad impiego ripetuto e a dosaggi elevati di formulati contenenti fosetil Al. A destra disseccamenti marginali causati da rameici a bassissimo dosaggio ad ettaro. Purtroppo, alcuni di questi formulati, liberano troppo in fretta il rame causando fito. Vigneto danneggiato dalla cicalina verde (Empoasca flavescens). Nei particolari foglie fortemente danneggiate a seguito delle punture di suzione delle cicaline. Bruciature da sole su viti già compromesse da stress idrico (2003), in un vigneto del nord ovest. Questi fenomeni, non infrequenti nei paesi caldi, sono invece eccezionali nei vigneti del nord.