VITICOLTURA MONDIALE
La viticoltura mondiale, apparentemente in una situazione di stallo per una superficie a vigneto che negli ultimi anni di poco si è evoluta, in realtà presenta al suo interno una serie di mutevoli scenari interessanti.
L’evoluzione mondiale delle superfici vitate, e di conseguenza la produzione di uva, rispecchiano in gran parte l’andamento generale dei mercati, sempre più vicini e sempre più globali.
A dimostrarlo, ad esempio, la crescente ascesa dei vitigni internazionali, come avvalorato da un recente studio condotto dall’OIV, che identifica la produzione mondiale dei prossimi anni sempre più caratterizzata da Chardonnay, Pinot Noir, Cabernet Sauvignon, Merlot e Sauvignon. Tali varietà occupano quasi la totalità della superficie a vigneto di Australia e Nuova Zelanda, nonché i due terzi degli Stati Uniti. Tra i paesi del nuovo mondo, solo l’Argentina non presenta una superficie omologata a questi vitigni e, siccome i paesi appena citati sono quelli che ogni anno incrementano maggiormente il proprio vigneto (più Cina e Brasile), è prevedibile che il vino del futuro tenderà sempre di più verso questi vitigni.
Altro dato interessante su cui porre l’attenzione è la perdita della leadership da parte dell’Europa per quanto riguarda la superficie vitata. Infatti, analizzando la tendenza del passato più recente, è facile notare come la viticoltura abbia, lentamente ma inesorabilmente, allargato i propri confini al di fuori dell’UE, confermando la globalizzazione del mercato viticolo. Proprio, nel corso degli ultimi anni, la vite coltivata oltre Europa ha superato quella del Vecchio Continente (a 27 paesi) che è passato dal 51.3% al 48,7% del vigneto mondiale.
Il calo è del tutto imputabile alle tre grandi nazioni produttrici: Italia, Francia e Spagna. I dati offerti dall’OIV affermano che dal 2003 al 2007 la Spagna ha perso 30 mila ettari, la Francia 22 mila ettari mentre l’Italia, tutto sommato, ha contenuto la discesa a 9 mila ettari. Cumulando il peso di questi tre stati, da inizio anni ’90 (quando insieme coprivano il 40% del vigneto mondiale) ad oggi, la superficie vitata scende di circa uno 0,3% all’anno, arrivando, in base alla stima OIV del 2007, al 36.4%. Ciò significa 950 mila ettari in meno rispetto ad allora: in altre parole, nel corso degli ultimi 20 anni è scomparsa una superficie di vigneto pari praticamente all’Italia (fonte: www.inumeridelvino.it).
A fronte di questa situazione di intensa globalizzazione dei mercati e dei gusti, l’Italia risponde puntando forte sulla nazionalità e la differenziazione. Il Bel Paese offre un patrimonio di 477 denominazioni registrate dimostrando, soprattutto nell’ultimo decennio, una decisa tendenza all’aumento della produzione di vini di qualità (VQPRD), cresciuta di oltre il 40% (il tasso di variazione medio annuo è risultato del +4,4%), raggiungendo i 15 milioni di ettolitri.