capitolo 9
ALTRI CONTENITORI
Poliaccoppiati
Sono costituiti da materiali diversi che, uniti fra loro, realizzano un prodotto con proprietà superiori rispetto a quelle dei singoli componenti. I materiali di base sono polietilene, carta e alluminio, ognuno dei quali fornisce un apporto fondamentale alla realizzazione del contenitore.
Il polietilene rende impermeabile il contenitore e ne permette la chiusura mediante termo-saldatura, mentre lo strato di alluminio (spessore 7 micron) costituisce un’efficiente barriera di protezione ad aria, luce ed altri agenti esterni. La carta, infine, conferisce rigidità e resistenza meccanica alla confezione favorendo l’accatastamento e rendendone più maneggevole la movimentazione (A, D, E).
I primi studi sul poliaccoppiato risalgono al 1943, ma solo nel 1951 viene presentata la confezione tetraedrica che, ancora oggi, rappresenta il simbolo di questo contenitore. Attualmente, oltre al tetraedro, esistono diverse altre confezioni di poliaccoppiato adatte, nella forma, ad esigenze particolari di tipo tecnico o commerciale, come ad esempio i contenitori monodose (I). Si possono distinguere sostanzialmente due tipi di contenitori di poliaccoppiato: preformati, oppure contenitori derivati da bobina (B).
Contenitori preformati: arrivano alla macchina di imbottigliamento già formati, saldati longitudinalmente per essere aperti ed assumere la forma del parallelepipedo a sezione quadrata o rettangolare (C). Solitamente la saldatura longitudinale viene effettuata previa fresatura di un piccolo strato di carta, ripiegando un’estremità e sovrapponendo le facce con lo stesso materiale, per evitare che la carta entri in contatto con l’alimento. In tal modo, prima della foratura, le superfici interne del mantello non vengono mai a contatto con quelle esterne che riportano la stampa. Sono dotati di chiusura con tappo a vite e anello di garanzia; la buona rigidità dell’imboccatura filettata consente di ottenere, mediante apposita guarnizione, una perfetta tenuta. I preformati, infine, presentano una maggior flessibilità in fase di imbottigliamento perché consentono di lavorare anche partite intermedie, mentre operando con la bobina è sempre preferibile finire l’intero rotolo prima di interrompere l’imbottigliamento per evitare eccessivi scarti.
Contenitori da bobina: la bobina alimenta la macchina confezionatrice la quale, attraverso successive operazioni, conferisce al nastro la forma del tubo continuo (G). Esso viene quindi riempito col prodotto da confezionare, sigillato, tagliato trasversalmente e, infine, sagomato nella forma prismatica definitiva. Saldatura e taglio sono effettuati con il tubo pieno di vino, in modo tale da evitare possibili ossidazioni. L’impianto può essere predisposto per applicare sulla confezione un tappo a vite richiudibile in plastica, con base flangiata; quest’ultima viene incollata all’angolo del contenitore già riempito e confezionato (H).