capitolo 10

TAPPI DI SUGHERO

Le sugherete

Agostino Pintus

Dopo l’aceto, il vino è certamente il liquido alimentare più conservabile ma, al contrario del primo, per mantenersi tale necessita di chiusure adeguate.

Nella storia più antica le tappature (cavicchi di legno, argilla, gesso, tutoli di mais, ecc.) erano per lo più inadeguate, perché incapaci di evitare il passaggio dell’aria, e ciò giustificava il ricorso a sostanze impermeabili (mastici, resine o loro miscugli), spalmate sulla sommità della chiusura.

L’utilizzo dei tappi di sughero ha segnato una vera svolta nella conservazione del vino, grazie alle doti naturali di impermeabilità ed elasticità del materiale, che non solo preservano il prodotto, ma, attraverso la micro ossigenazione, promuovono un vero e proprio affinamento in bottiglia (A).

La quercia da sughero (Quercus suber L.), dalla quale si ricava l’omonima materia prima, è diffusa naturalmente solo nel bacino del Mediterraneo occidentale (B), anche se si conoscono impianti artificiali in California, Sud America, Australia e area del Mar Nero. È una pianta d’alto fusto, con molte ramificazioni, longeva (può superare i 200 anni di età) e con un habitat vegetativo fino a 800 m d’altitudine. Questa quercia ha la peculiarità di riformare la corteccia suberosa ogni volta che questa viene asportata.

In Europa i Paesi produttori sono, nell’ordine, Portogallo, Spagna, Italia e Francia, a cui bisogna aggiungere le importanti produzioni dei Paesi del nord Africa Algeria, Marocco e Tunisia.

In Italia l’areale di diffusione è limitato alle regioni tirreniche, Toscana, Lazio, Calabria e Sicilia, ma è soprattutto in Sardegna che la Quercus suber trova la maggiore diffusione, protetta da leggi severe, coltivata in purezza o frammista ad altre essenze (C).