capitolo 12 ABBIGLIAMENTO DELLE BOTTIGLIE Capsule Stefano Ferro, Daniela Bussi laminazione, primers, imbutitura, serigrafia, stampa, goffratura KEYWORDS Nata dall’imposizione legale di porre un sigillo a garanzia del contenuto, la capsula è diventata un accessorio prezioso, curato e ricercato. I materiali, il colore, le scritte riportate, le dimensioni, ecc. vengono scelti in modo da qualificare l’eleganza della bottiglia, al pari dell’etichetta, con la quale deve essere in perfetta sintonia. L’obbligo di apporre la capsula, valido per i vini spumanti, è prassi comune su tutte le tipologie di bottiglie, sfruttando la stessa anche per diciture legali che la rendono adeguata come sigillo del produttore. Abbandonato da anni il piombo come elemento costitutivo (in virtù dei regolamenti CEE 2356/91 e 2357/91, attualizzato oggi attraverso il regolamento CE 478/2008), le capsule vengono realizzate per una minima percentuale in stagno, ma soprattutto in PVC termoretraibile e polilaminato (alluminio-polietilene) ( ). A ( ) - Suddivisione delle fette di mercato delle tre tipologie di capsule. Il materiale termoretraibile rappresenta la quota maggiore, mentre la diffusione dello stagno è limitata dai costi elevati. Il polilaminato risulta attualmente in espansione, grazie anche al successo che i vini frizzanti stanno riscuotendo negli ultimi anni. A ( ) B - Fusione e laminazione Lo stagno in pani viene fuso alla temperatura di 300 °C, quindi, per colata continua, incanalato in apposite guide dove solidifica assumendo la forma di un nastro con spessore iniziale di 7 mm. Successivi passaggi in cilindri di laminazione per schiacciamento, riducono gradatamente lo spessore sino a raggiungere 0,17 - 0,22 mm, prima di venire avvolto in bobine. : le bobine vengono svolte e apposite trance producono dischi di diametro costante (ognuno dei quali darà vita ad una capsula). Il disco, infatti, va a disporsi su un primo mandrino che lo deforma plasticamente facendogli assumere una forma a tazza, quindi successive deformazioni in mandrini di diametro via via decrescente e per ripetuti stiramenti (allungamenti) del materiale consentono di ottenere forma e dimensioni finite. Imbutitura : le capsule neutre vengono trasportate entro una piccola ‘camera’ e verniciate a spruzzo, singolarmente, con pistola pneumatica e proseguono il loro tragitto dentro un forno (70 °C) per l’asciugatura finale. All’uscita dal forno s’impilano una con l’altra e sono pronte per l’imballaggio. Verniciatura e serigrafia Capsula di stagno Lo stagno è un materiale estremamente duttile e particolarmente adatto per la produzione delle capsule. è stato inserito per sostituire il piombo, ma la diffusione è limitata a causa dell’alto costo della materia prima. Per la produzione di capsule si utilizza il metallo praticamente puro (Sn 99,96%), che viene lavorato secondo la successione indicata in ( ) che prevede le operazioni di fusione, imbutitura e verniciatura o serigrafia ( ). B C ( ) - La timbratura in testa delle capsule di stagno richiede il passaggio in macchina di capsule già verniciate. Avviene applicando una pressione sulla testa della capsula tramite dei timbri personalizzati e con una successiva verniciatura della parte in rilievo ( ) C Ramondin Capsula termoretraibile Si tratta di un unico foglio in polivinilcloruro (PVC) che consente di avere una capsula estremamente economica. I fogli di PVC, dello spessore di 75 μm, vengono svolti e costretti ad un passaggio obbligato a contatto con appositi collanti, prima di subire una prima recisione in bandelle (ognuna formerà una capsula). Un secondo taglio farà quindi assumere al materiale una forma trapezoidale per essere infine avvolto su di un mandrino tronco conico e chiuso su se stesso grazie all’azione della colla. Il mandrino ruotando, la capsula neoformata attraversa un getto d’aria calda grazie alla quale, per termoretrazione, si ha la formatura della testa . (D) Non rimane che applicare sulla testa della capsula un dischetto termosaldato, che andrà a completare questo indispensabile abbigliamento della bottiglia. ( ) - La capsula termoretraibile, grazie al suo ottimo rapporto qualità prezzo, ha rapidamente conquistato la maggior parte del mercato. Anch’essa può riportare diciture legali o il nome e logo della casa vinicola ( ) D Intercap Capsula di polilaminato Il polilaminato si ottiene accoppiando 2 fogli di alluminio inframmezzati da tre strati di polietilene (due con funzione di collante detti “aggrappanti” e uno strato di spessore) che formano un foglio multistrato. Questo, ancora caldo, deve sostare almeno 48 ore prima di subire le successive lavorazioni ( ). E La lamina viene quindi verniciata con macchinari diversi in grado di distribuire da due a sei colori (creando l’effetto quadricromia, come avviene per la stampa su carta). Essa può apparire monocromatica, oppure presentare scritte o disegni in base alle richieste del cliente. Al fine di rendere possibile l’aggrappaggio della vernice all’alluminio, quest’ultimo è trattato, prima della colorazione, con primers acrilici in un processo definito appunto . primerizzazione Le bobine, colorate e fatte asciugare, passano alla fase finale di lavorazione ovvero a caldo e ( ). La stampa a caldo permette di imprimere sulla lamina qualunque scritta o logo che appare in rilievo o, viceversa, incisa. è un sistema di stampa diretta a bobina, nel quale il trasferimento dell’elemento di contrasto è ottenuto con l’effetto combinato di pressione e calore. L’elemento di contrasto termotrasferibile è interposto tra la forma e il supporto da stampa. La temperatura adeguata per lo stampaggio è compresa tra 90 °C e 130 °C. Si possono inoltre creare semplici sbalzi per evidenziare l’apertura della capsula, munita di linguetta ( ). stampa imbutitura F G I moderni impianti di verniciatura sono dotati di un sistema di (acetato d’etile), che viene distillato e riutilizzato. Ciò costituisce non solo un risparmio in materie prime, ma soprattutto consente un sostanziale abbattimento dell’inquinamento atmosferico. La bobina subisce quindi la classica formatura “a cono”, viene tagliata, incollata e completata con l’inserimento del dischetto in testa costituendo la capsula finita ( ). recupero del solvente H, I, L ( ) - La bobina poliaccoppiata finita può presentare uno spessore variabile da 70 a 120 micron ( ) E Intercap ( ) - Fasi di produzione della capsula: 1) tronco di cono; 2) arrotolamento e saldatura; 3) apposizione e saldatura del dischetto di testa ( ) F Intercap ( ) - Diverse finiture per capsuloni da spumante. Da sinistra abbiamo una semplice stampa liscia, quindi una trama definita “Silk” o “stampa effetto tessuto”. Le ultime due rappresentano differenti modelli di “goffratura” ossia un’immagine in rilievo ( ) G Intercap ( ) - A sinistra e in centro capsule per vini tranquilli, a destra capsuloni per spumanti, in entrambi i casi con diverse personalizzazioni ( ) H Intercap ( ) - La piegatura pneumatica sul collo della bottiglia viene fatta in due passaggi. Durante il primo si ha la formazione di 4 pieghe (preplissettatura), che vengono piegate da una seconda testata, ottenendo un miglior risultato estetico ( ) I Intercap ( ) - Diversi tipi di capsuloni da spumante di polilaminato ( ) L Intercap