capitolo 2

BOTTI DI LEGNO

Costruzione delle botti grandi

Giacomo Citron, Albino Morando

Per botti di grandi dimensioni la piegatura può essere “a vapore” oppure “mista”. Nel primo caso si sfrutta il calore di un bagno d’acqua bollente, che rende più plastici gli assi, successivamente deformati mediante pressa.

Curvatura delle doghe


Sino al XIX secolo, specie per doghe molto spesse (60-80 mm) necessarie alle botti grandi, era abitudine assottigliare la zona centrale di 20-40 mm (a scapito della resistenza meccanica) per aumentarne l’elasticità e consentire la curvatura. Oggi si utilizza il riscaldamento, sfruttando la termoplasticità dei polimeri che costituiscono il legno di quercia.

 Nella piegatura mista le doghe, prima curvate a vapore, vengono ulteriormente piegate con l’ausilio del fuoco. Tale sistema è adottato qualora si desideri abbinare alla deformazione un’ulteriore tostatura. Quest’ultima fase, successiva alla curvatura, presenta rispetto alle botti piccole un’intensità di fiamma più alta, grazie ad un braciere più grande, alimentato con maggiore quantità di legna.

I tempi di tostatura variano a seconda dello spessore della doga (quindi della capacità del fusto) e del grado di tostatura che si vuol raggiungere: quest’ultimo parametro è fondamentale per la risposta aromatica della botte rispetto al vino. Tuttavia i vari gradi di intensità della tostatura non sono distinti come nei fusti piccoli, stante i tempi di contatto legno-fuoco enormemente dilatati, si può giungere anche a 6 ore di fuoco totale per una botte da 80-100 hL.

Una propagazione lenta del calore all’interno della gonna, quindi tempi più lunghi di tostatura, oltre a interessare strati più interni della doga, potrebbe generare una maggiore quantità di composti a positivo impatto sensoriale, riducendo fenomeni di volatilizzazione e distruzione (A, B, C).