capitolo 12

ALLESTIMENTO

Messa a dimora manuale delle barbatelle

Simone Lavezzaro, Albino Morando

Il terreno deve essere prima preparato con lavorazioni di affinamento atte a livellarne la superficie.
Qualora si sia precedentemente provveduto alla messa a dimora dei pali, diviene agevole individuare la posizione delle piante (A), con la certezza di un vigneto razionale e perfettamente allineato. Le modalità di impianto sono molteplici (B), seppure per quanto riguarda la messa a dimora manuale se ne possano riassumere due principali: con forcella oppure eseguendo una buca. In entrambi i casi ciò che conta è la qualità del terreno nei pressi delle radici che deve essere in tempera e ben costipato. Negli ambienti molto asciutti o qualora si eseguano impianti in primavera inoltrata, può essere necessario effettuare un’irrigazione localizzata con almeno 2 - 3 litri d’acqua per pianta, distribuiti in prossimità delle radici.
La barbatella deve essere conficcata nel terreno per circa due terzi, lasciando sicuramente fuori il punto d’innesto, per evitare l’emissione di radici di affrancamento. La messa a dimora deve tener conto di eventuali riporti di terreno (dovuti, ad esempio, alla successiva gradonatura dell’interfilare) ed è meglio abbondare, nel lasciare fuori terra il punto d’innesto, senza temere per la superficialità delle radici. Infatti queste non avranno alcuna difficoltà ad approfondirsi, regolandosi in funzione dell’umidità del terreno e della sua aerazione. Neppure deve essere addotta la motivazione che in seguito il terreno verrà eroso dalle acque di scorrimento superficiale fino a scoprire le radici, perché il trasporto a valle del terreno va assolutamente evitato, ricorrendo ad un parziale inerbimento in una fascia dell’interfila e limitando al minimo le lavorazioni nel sottofila (C). Tecniche particolari atte a migliorare l’attecchimento e la crescita delle piantine sono la pacciamatura e l’impiego di protezioni verticali (shelters), di cui si parlerà nelle prossime pagine.