capitolo 4

BARBATELLA

Propagazione della vite - Scelta del vitigno

Cesare Intrieri, Simone Lavezzaro

La vite viene propagata per parti vegetative, allo scopo di mantenere le caratteristiche della pianta madre. La propagazione per seme fornisce piante selvatiche, molto diverse tra loro, solitamente con produzioni non commerciali. Questa tecnica viene quindi esclusivamente utilizzata per il miglioramento genetico sia dei portinnesti che nell’ambito della Vitis vinifera, per ottenere nuove varietà di uve da vino e da tavola. Prima dell’avvento della fillossera, le nuove piante venivano ottenute per talea e per propaggine, raramente per margotta. In seguito, si è ricorso all’innesto realizzabile in diverse varianti.

Innesto in campo

Con l'avvento della fillossera, l'innesto, citato già da Columella per cambiare la varietà, ma utilizzato sulla vite solo occasionalmente, è diventato l'unico sistema per far sopravvivere i vigneti a questo flagello.
Tale tecnica di biotecnologia è stata studiata a fondo negli anni a cavallo dei due secoli precedenti, con un'infinità di varianti finalizzate ad ottenere i migliori attecchimenti e quindi poter costituire il nuovo vigneto nel minor tempo possibile. I principali innesti in campo sono stati e sono quelli a spacco semplice in testa, quello a spacco laterale e quello a gemma.
Innesto a spacco in testa. Da effettuarsi a fine inverno- inizio primavera, era il piu usato nel centro nord Italia dove saltuariamente si utilizza ancora. Nel caso il portinnesto sia di grossa sezione si possono inserire due marze, sempre con l'accorgimento che ognuna vada a contatto con il cambio del soggetto (A).
Innesto a spacco laterale. Simile al precedente ma fatto lateralmente, quindi senza tagliare la parte superiore della vite e con la possibilità di rifare un secondo innesto in caso di fallanza del primo.
Innesto a gemma detto anche alla majorchina. Viene eseguito prevalentemente al Sud, dove l'anticipo della maturazione del legno consente di avere gemme già parzialmente lignificate. Con questo innesto si possono conseguire attecchimenti anche molto elevati, rendendo conveniente l'operazione (B).
Innesto CHIP-BUD e T-BUD. Una tecnica particolare è quella degli innesti a gemma, effettuati nel periodo del germogliamento (CHIP-BUD) o a cavallo della fioritura (T-BUD). Quest’ultimo, noto come innesto a T, è più comune e diffuso.
Le gemme, prelevate in inverno, vengono conservate in frigorifero, a 4-6 °C con il 90% di umidità, fino al momento dell’impiego. Tutta la vegetazione del ceppo viene recisa, per cui i vigneti appaiono secchi, ad eccezione di una foglia che serve da tiraggio.
La gemma viene inserita con un taglio a T effettuato nella parte mediana del ceppo, sotto il quale, con un seghetto, si effettua un’incisione per evitare che la linfa danneggi l’innesto. La gemma si sviluppa entro 10- 20 giorni e produce un tralcio robusto, atto a fungere da capo a frutto nell’anno successivo, per fornire una produzione regolare. Si riduce quindi ad un anno il mancato reddito. Operando su viti relativamente giovani (possibilmente non oltre 10 anni) con marze ben conservate e con i dovuti accorgimenti, si possono raggiungere percentuali di attecchimento prossime al 100%. Fino a qualche anno fa, questi innesti venivano effettuati quasi esclusivamente da un’équipe francese, che operava con personale messicano in diversi Paesi del mondo. Oggi esistono imprese nazionali che possono effettuare gli innesti su tutto il territorio.
Innesto su portinnesto radicato. In casi particolari, allo scopo di disporre immediatamente della varietà voluta, si può operare un innesto a spacco su barbatella franca. Dopo aver rinforzato il punto d’innesto con apposito nastro elastico, si paraffina per evitare la disidratazione e si mette immediatamente a dimora in vigneto. Con le dovute cure si possono ottenere attecchimenti superiori al 90%, con uno sviluppo vegetativo rilevante già al primo anno.