ENOLOGIA

Il ruolo del materiale: come il contenitore influenza lo stile di un vino rosso FRANCESCO MAIOLI1, MONICA PICCHI1, LORENZO GUERRINI2, ALESSANDRO PARENTI1, PAOLA DOMIZIO1, LUISA ANDRENELLI1, BRUNO ZANONI1, VALENTINA CANUTI1 1Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) – Università degli Studi di Firenze 2Dipartimento di Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) – Università degli Studi di Padova

Il materiale del contenitore interagisce con la qualità e lo stile dei vini rossi. Uno studio ha analizzato le differenze dell’affinamento di un Sangiovese in contenitori di legno, acciaio, cemento e terracotta

Nel processo di produzione di un vino rosso, l’affinamento gioca un ruolo fondamentale per ottenere un prodotto stabile e duraturo nel tempo. Durante questo processo, la tipologia di vaso vinario utilizzato influisce direttamente sulle caratteristiche finali del prodotto in quanto ne può modulare la permeazione di ossigeno e il rilascio di composti come tannini e/o metalli. Tali composti possono interagire con la matrice del vino con conseguenze sulle caratteristiche e sullo stile del prodotto, incentivando una serie di reazioni di ossido-riduzione a carico principalmente dei composti polifenolici, con conseguente stabilizzazione del colore. Tradizionalmente, le botti in rovere sono considerate una delle migliori scelte per esaltare la stabilità del colore e lo stile del vino. Tuttavia, oggi si dispone di una vasta gamma di opzioni per l’affinamento e, oltre al legno, è possibile optare per vasche di cemento non rivestito o rivestito, anfore di terracotta o di ceramica, contenitori in gres e cocciopesto. Se da un lato sono già ampiamente utilizzati, dall’altro sono pochi i lavori scientifici e/o report tecnici disponibili relativi alla loro caratterizzazione e influenza sui parametri chimico-fisici del vino e sulla qualità percepita (profilo sensoriale).
A tale scopo, è stato recentemente condotto uno studio per monitorare e valutare l’impatto di vasi vinari di differente materiale sulle caratteristiche chimiche e sensoriali di un vino varietale (Sangiovese base Chianti DOCG), allestendo una prova sperimentale di affinamento della durata di dodici mesi (Maioli et al., 2022; Guerrini et al., 2022). I materiali oggetto di studio sono stati l’acciaio inossidabile (AI), il cemento con rivestimento epossidico (CR), il cemento non rivestito (CNR), l’anfora di terracotta grezza (AT), la botte di rovere nuova (BN), la botte di rovere usata (5 anni) (BU) e la bottiglia di vetro (BV) come riferimento. Inoltre, una parte del vino di ciascuna vasca è stato imbottigliato a sei mesi di affinamento e mantenuto in bottiglia per altri 6 mesi fino al temine della sperimentazione (_6+6). Il resto del vino ha continuato invece l’affinamento nel contenitore per altri 6 mesi (_12). Tutti i serbatoi utilizzati avevano lo stesso volume (5 hL) e i test sono stati allestititi in triplo e stoccati in una cantina sotterranea presso la Cantina Cooperativa Colli Fiorentini (Montespertoli, Firenze), al fine di ricreare il più possibile le reali condizioni operative del processo produttivo (figura 1).
I vini sono stati caratterizzati chimicamente dopo 6 e 12 mesi di affinamento al fine di monitorare l’evoluzione della componente polifenolica e volatile, e sensorialmente tramite un’analisi descrittiva.