Secondo la legge di Henry un gas sia esso puro o in miscela gassosa come l’aria, che esercita una pressione sulla superficie di un liquido, vi entra in soluzione finché avrà raggiunto in quel liquido la stessa pressione che esercita sopra di esso (concentrazione di saturazione). La velocità di dissoluzione di un gas in un liquido invece (legge di Fick), è direttamente proporzionale alla temperatura e varia a seconda della superficie di contatto gas-liquido e della concentrazione iniziale del gas disciolto. Ad eccezione dell’ossigeno, i gas in enologia vengono perlopiù utilizzati per creare un’atmosfera inerte, quindi per proteggere o per manipolare i vini al riparo dall’aria nei travasi e nelle diverse operazioni. Il Testo Unico della Vite e del Vino all’art. 18, comma 1 e 2, prevede la possibilità di utilizzare solo argon, azoto e anidride carbonica per gli scopi citati poc’anzi.
L’ARGON: UN ALLEATO PESANTE E POCO SOLUBILE
L’argon è un gas nobile non infiammabile, inodore e incolore, comunemente presente nell’aria allo 0,9%. Le sue caratteristiche chimico fisiche lo rendono adatto e ideale per la conservazione e lo stoccaggio del vino al riparo dall’ossigeno.
Durante le operazioni di riempimento, permanenza e svuotamento dei serbatoi, l’elevata densità relativa1 dell’argon allo stato gassoso (1,636 kg/m3) gli consente di stratificarsi sopra il vino, esercitando una più efficace protezione dall’ossigeno.
L’argon è poco solubile e a differenza dell’anidride carbonica non comporta gassatura del vino, pertanto può essere anche utilizzato efficacemente nelle operazioni di travaso per trasferire il vino senza l’ausilio di pompe e nelle fasi di imbottigliamento in assenza di ossigeno.