ENOLOGIA

Efficienza energetica in cantina: misurare e ottimizzare i consumi ALESSANDRA BIONDI BARTOLINI

Per ridurre le emissioni di gas climalteranti legate alla trasformazione di uva in vino uno deiprimi obiettivi non può che essere quello di ridurre i consumi energetici in cantina

Secondo il progetto Europeo Tesla (Transferring Energy Save Laid in Agroindustry), conclusosi nel 2014, il consumo energetico legato alla produzione vinicola europea si aggira su valori di circa 1750 milioni di KWh l’anno, mentre quello italiano sarebbe intorno a 500 mln di KWh. Nonostante si tratti di dati non recentissimi è possibile ipotizzare che, stante una produzione di uva e di vino pressoché stabili, anche i consumi di energia elettrica delle cantine non siano cambiati di molto.
In cantina si consumano quantità elevate di energia elettrica, con picchi particolarmente alti e concentrati nel periodo della vendemmia e della fermentazione dei mosti.
Nella lavorazione delle uve, la fermentazione, i processi di stabilizzazione, lo stoccaggio e le operazioni di imbottigliamento e movimentazione, si consuma energia elettrica per far funzionare i molti motori di macchinari e pompe, i gruppi frigoriferi, i compressori e i condizionatori per la climatizzazione degli ambienti oltre che naturalmente per l’illuminazione dei locali.
Dal momento che allo stato attuale la maggior parte dell’energia elettrica proviene da fonti non rinnovabili, nella cui trasformazione si producono elevate quantità di gas climalteranti e poiché le fonti più sostenibili sono sempre quelle che non vengono consumate, è evidente che nella produzione di vino (così come di qualsiasi altro bene) non vi possa essere sostenibilità senza una strategia che preveda tra i primi obiettivi il contenimento e la riduzione dei consumi energetici