ECONOMIA Gli NFT nel mondo del vino, cosa sono e a cosa servono LORENZO BISCONTIN La tecnologia dei “blocchi di informazioni validate” che garantisce la tracciatura di tutto il processo di produzione e senza bisogno di intermediari Da alcuni anni si parla sempre più spesso di NFT in diversi ambiti economici e sociali e il vino non fa eccezione, anzi il primo utilizzo al mondo della tecnologia blockchain o “catena di blocchi” applicato al nostro settore è avvenuto proprio in Italia nel 2017 da parte dell’azienda Placido Volpone che ha certificato la tracciatura di tutto il processo di produzione di alcuni suoi vini applicando questa tecnologia. Per capire gli utilizzi attuali e, soprattutto, potenziali degli NFT nell’ambito del vino conviene capire bene cosa sono e come funzionano. Non è necessario entrare nel dettaglio delle tecnologie, però è utile capirne i principi. NFT è la sigla in inglese di che tradotto letteralmente in italiano sarebbe “gettone non fungibile”, ma secondo me rende meglio l’idea la traduzione di “gettone unico”. Infatti l’NFT è un “certificato digitale” (per il momento accontentiamoci di questa definizione ampia) che indica contemporaneamente la proprietà e l’autenticità di un determinato bene o servizio, che può essere sia fisico che digitale. Attenzione quindi: il certificato è digitale, ma si può riferire anche a beni fisici e anzi questo è quello che accade principalmente oggi per gli NFT legati al vino. Not Fungible Token, L’artwork digitale dell’artista Gianluca Biscalchin per il progetto FiorentinaSteak&TuscanWine22 NFT BLOCCHI DI INFORMAZIONI VALIDATE Attraverso la tecnologia blockchain o “catena di blocchi”. In sostanza la blockchain è un registro informatico in cui le informazioni relative a un determinato bene vengono riportate in blocchi separati e collegati tra loro. Ad esempio per un vino ci potrà essere un blocco con le informazioni relative al vigneto e all’andamento climatico dell’annata di produzione, un altro con le informazioni relative alle operazioni di cantina, un altro con quelle relative all’imbottigliamento e invecchiamento, un altro con le caratteristiche chimico fisichedel vino, ecc. La caratteristica che rende la blockchain così utile e importante è che il registro in cui si inseriscono le informazioni è condiviso da una serie informatica (pensate a una rete di computer) i cui nodi sono indipendenti tra loro. La validazione delle informazioni inserite in blocco avviene quando tutti i nodi della rete lo confermano tramite degli algoritmi di verifica. Questo significa che Ritornando all’esempio di prima, una volta validate le informazioni relative alle operazioni di cantina di un determinato vino, queste non potranno più essere modificate. Da qui la garanzia di autenticità del vino rispetto alle informazioni tracciate. Quando viene coniato un NFT, alle altre informazioni della blockchain si aggiunge quella della proprietà del bene o servizio e quindi quell’NFT può essere venduto/scambiato tra persone e/o società. Da notare che l’ . Questo significa che se conio un NFT relativo a una barrique di vino, questo NFT non riguarda le bottiglie che andrò a produrre da quella barrique. Per poter vendere queste bottiglie con la garanzia di proprietà e autenticità si dovranno coniare dei nuovi NFT, che nelle loro informazioni erediteranno quelle che erano presenti nella blockchain della barrique. Concludendo con i dettagli “tecnici”, trattandosi di certificati digitali gli NFT vanno conservati in “portafogli digitali” e spesso i prezzi sono definiti in criptovalute. Le varie società che coniano gli NFT però forniscono anche tutti i servizi necessari per evitare la necessità di dotarsi di un “portafoglio digitale” e per poter pagare in valuta normale. Questa premessa per far capire come Come fa un NFT a garantire proprietà e autenticità di un bene? nessuno dei singoli nodi può modificare un blocco. Si tratta di una “notarizzazione” senza bisogno che ci sia un notaio o un ente centrale che certifichi la tracciatura. NFT è per definizione “non fungibile” e quindi unico gli utilizzi che si possono fare degli NFT siano moltissimi, anche nel mondo del vino e gli esempi di cosa è già stato fatto sono lì a dimostrarlo. https://www.enocontrol.com VINI PREGIATI, COLLEZIONISTI E CLUB ESCLUSIVI L’utilizzo più semplice e immediato è quello di coniare NFT di bottiglie di vini pregiati, aggiungendo alla bottiglia un chip, che può essere contenuto anche in un QR-Code, per proteggerle dalle contraffazioni. Nel momento in cui l’NFT è coniato dalla cantina di produzione la sua autenticità viene garantita, salvaguardando così l’immagine della cantina e il valore per i collezionisti. considerato che secondo alcune stime l’80% delle bottiglie di Borgogna rare vendute nelle aste è falso. Per il mercato dei vini da collezione e/o investimento il problema della contraffazione è tutt’altro che marginale La vendita degli NFT di queste bottiglie viene fatta principalmente attraverso wine club digitali che si stanno sviluppando soprattutto dall’anno scorso con un modello simile, ma con alcune specificità che li differenziano. In comune hanno i servizi di gestione degli aspetti tecnologici legati all’acquisto e vendita degli NFT, la conservazione delle bottiglie in magazzini a temperatura e umidità controllate, la spedizione all’acquirente delle bottiglie acquistate con l’NFT. Si differenziano invece per le esperienze che offrono, oltre al puro collezionismo. , oltre all’acquisto delle bottiglie, la possibilità di partecipare a eventi e degustazioni di alto livello e un servizio di concierge che fornisce indicazioni e consigli a 360° su vino e gastronomia: dalle caratteristiche di un vino, agli abbinamenti gastronomici e ai ristoranti in una determinata zona. Club dVin è una piattaforma che ai propri soci offre Vende tre tipologie di NFT: quello della quota di associazione alla piattaforma (rappresentato da un’immagine), quello del tappo digitale (che corrisponde alla bottiglia integra) e quello della degustazione. Quando una bottiglia viene stappata, automaticamente l’NFT del tappo digitale, ovvero della bottiglia, viene chiuso (non è più scambiabile) e viene coniato l’NFT della degustazione che contiene l’immagine della bottiglia e tutte le informazioni relative a quel vino. L’NFT della degustazione può essere condiviso e conservato. In questo modo il collezionista può vedere, e mostrare, sia la propria cantina digitale di vini che il proprio archivio dei vini degustati. Poiché il numero di soci del club è limitato, anche l’NFT della quota associativa ha un valore per la possibilità di accedere ai vini e agli eventi della piattaforma e di far parte della comunità dei soci, e quindi può essere venduto. Questo esemplifica un’altra caratteristica degli NFT: sono uno strumento ideale per generare valore attraverso la creazione di scarsità. Con un modello simile funzionerà anche la , fondata da tre manager francesi Xavier Garambois, Guillam Jourdan e Nicolas Mendiharat, con esperienze di alto livello nella logistica, marketing e comunicazione del vino e nella gestione di wine club a livello internazionale. piattaforma winechain. co , fondata da un manager italiano, è una piattaforma a cui possono accedere solamente i soci e offre 4 livelli di associazione: Explorer (gratuita), Connoisseur (costo 30 euro/mese), Collector (costo 150 euro/mese), Ambassador (costo 500 euro/mese). Gli NFT sono coniati per singole bottiglie, casse o barrique e sono venduti ai soci attraverso aste chiuse, senza rilanci. Tra le cantine italiane presenti in Crurated ci sono Biondi Santi, Antinori, Bertani ed Emidio Pepe. Crurated Gli NFT sono anche uno strumento che facilita lo scambio di vini tra i collezionisti e gli appassionati, senza bisogno dell’intermediazione di aste, esperti, ecc. Questo è l’aspetto principale sul quale si basa (IWCB), appartenente a “The-Ifactor” di Hong Kong, società fondata dall’italiano Rosario Scarpato. Le bottiglie coniate con l’NFT dalle cantine vengono conservate in un magazzino doganale (quindi senza pagare dazi e tasse) a temperatura e umidità ideali. L’NFT garantisce l’autenticità e il possesso della bottiglia, quindi permette di vendere la bottiglia cedendo l’NFT. “Italian Wine Crypto Bank è il modo più efficiente per scambiare bottiglie di vino tra privati” sottolinea , Direttore Tecnologie di ICWB, “perché elimina i problemi di contraffazione, i costi doganali e i rischi di rotture. Una volta che il proprietario decide di bere la bottiglia, questa gli viene spedita al suo indirizzo e l’NFT cambia di stato: diventa l’NFT dell’etichetta. In questo modo la bottiglia non è più scambiabile come tale, ma rimane la vinoteca dei vini bevuti”. Questo “doppio livello” di NFT viene utilizzato anche per edizioni limitate di bottiglie che vengono collegate a un’opera d’arte digitale creata appositamente da un’artista. In questo caso al valore della bottiglia si aggiunge anche quello dell’opera d’arte. Italian Wine Crypto Bank Davide Casalin Davide Casalin Gli acquirenti di questo NFT avevano diritto a un pranzo o cena con una bistecca fiorentina di almeno 1 kg abbinata a una bottiglia di Chianti Classico Villa Calcinaia prenotabile in alcuni selezionati ristoranti fiorentini, a una copia del libro di Aldo Fiordelli “La fiorentina. Osti, macellai e vini della vera bistecca” e un abbonamento annuale alla rivista “The Florentine”. IWCB ha coniato anche NFT che sfruttano le utilities, come, ad esempio, i 300 NFT dedicati alla bistecca fiorentina messi in vendita dal 10 giugno al 10 agosto del 2022 a 250 euro l’uno. Secondo , sommelier e titolare della Trattoria da Burde, uno dei ristoranti coinvolti nel progetto “l’NFT permette di offrire un’esperienza più ricca e ampia, che lascia un ricordo tangibile e condivisibile con il disegno realizzato dall’artista Gianluca Biscalchin” . I progetti di IWCB negli NFT destinati al settore horeca proseguiranno anche nel 2023 con la collaborazione con il primo wine bar ibrido che unisce ambito fisico e ambito digitale, dove gli appassionati potranno coniare NFT anche per il singolo calice di vino consumato, arricchendo così la propria vinoteca digitale con tutte le caratteristiche dei vini degustati. Andrea Gori BG 3.0 WINEBANK, Andrea Gori AFFITTARE VITI IN VIGNETO CON GLI NFT Gli NFT però possono coinvolgere anche il vigneto, come dimostra il progetto , realizzato dall’imprenditore italo-canadese Luigi Boschin con la partnership tecnica di Blockchain Italia. Liquid Vineyards permette a tutti gli appassionati di “affittare” le viti delle aziende che partecipano alla piattaforma e diventare proprietari del vino prodotto. Liquid Vineyards L’NFT di Liquid Vineyards che è collegato alle singole viti dà al possessore il diritto al vino derivante da queste viti. Le bottiglie rimangono in cantina fino al momento in cui il possessore dell’NFT non decide di farsele inviare a casa. Al momento sono previsti NFT per periodi di “affitto” delle viti che vanno dai 3 ai 30 anni e, ovviamente, gli NFT possono essere venduti prima della scadenza con tutte le bottiglie passate e future a essi collegati. Per il viticoltore c’è il vantaggio finanziario di monetizzare i ricavi del vigneto ancora prima di produrre il vino. Spesso gli NFT sono stati collegati all’arte digitale, come nel vino ha fatto il Prosecco 900 Wine con la sua NFT Collection, ma gli esempi riportati dimostrano come gli NFT siano uno strumento estremamente flessibile che può essere utilizzato nel settore del vino per realizzare attività molto più tangibili di quello che si pensa. In questa integrazione tra ambito fisico e digitale l’esperienza più avanzata è sicuramente quella di . Cellaverse Si tratta di una società che il proprio marketplace aperto, quindi senza bisogno di associarsi come nel caso dei wine club, dove è possibile acquistare bottiglie con NFT e biglietti- NFT per eventi legati al vino. ha portato sul metaverso Vinophila Certamente oggi ci troviamo ancora in una fase pioneristica, ma, considerata la loro capacità di disintermediare le transazioni , è facile prevedere che l’uso degli NFT è destinato ad aumentare man mano che questa tecnologia diventerà più familiare per le persone. mantenendo inalterate la garanzia di origine, qualità e possesso