Dove si possono trovare varie annate complete del “Giornale Vinicolo Italiano”, stampato a Casale Monferrato a cura della famiglia Ottavi a partire dal 1875, compresa la prima annata e il numero zero? Dove è possibile consultare il “Cours complet d’agriculture. Théorique, Pratique, Economique et de Médecine Rurale et Vétérinaire. Ou dictionnaire universel d’agriculture” scritto dal botanico e agronomo francese Jean Baptiste Rozier e pubblicato nell’anno 1800? Dove si possono visionare il testo e le magnifiche tavole del “Traité theorique et pratique sur la culture de la vigne, avec l’art de faire le vin, les eaux-de-vie, esprit-de-vin, vinaigres simples et composes” di Chaptal, Rozier Abbé, Parmientier, Dussieu pubblicato nel 1801? La risposta è: a Vigolzone, in provincia di Piacenza. Qui sui colli del Gutturnio, dell’Ortrugo e della Malvasia di Candia, tanto cara a Leonardo da Vinci, c’è un’azienda vitivinicola, “La Tosa”, che non soltanto produce vini e fa agriturismo, ma che possiede una delle più ricche biblioteche private italiane sulla storia e sulla tecnica del vino e dell’agricoltura in genere. La biblioteca è allestita accanto alle sale del Museo della Vite e del Vino, uno dei pochi Musei dedicati al tema presenti in Emilia Romagna. Il Museo comprende trecento pezzi, è stato inaugurato nel 2015 e il suo allestimento è stato progettato e curato dall’Architetto Massimo Simini, specializzato proprio nel creare concept museali. Al suo interno è allestito un percorso che narra le varie fasi di lavorazione della vite e del vino, completo di didascalie, pannelli, sfondi sonori e immagini dinamiche. Molti i pezzi rari, quali un grande torchio su un carro, un sistema di filtraggio a sacchi olandesi collocato sin dalla sua origine in un armadio di legno e lo striscione della Festa dell’Uva organizzata a Piacenza tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’40. La biblioteca contiene circa 1100 documenti fra volumi, manifesti, stampe, manoscritti, grida, bandi, cabrei e mappe, un giacimento prezioso con rarità assenti persino in raccolte pubbliche. Il materiale della biblioteca va dal XIV al XX secolo ed è stato spesso consultato da ricercatori, storici e studenti universitari. L’anima del Museo e della Biblioteca è Ferruccio Pizzamiglio, che con il fratello Stefano è proprietario dell’azienda “La Tosa” e che con lui la conduce. Ferruccio ha l’indole del collezionista: curioso, attento, paziente, negli anni ha raccolto, catalogato e reso fruibile un insieme di testimonianze che hanno richiesto ricerca e capacità di valutazione.
La particolarità della Biblioteca, così come quella del Museo, è quella di aver salvato dall’oblio naturale ciò che una volta aveva un uso pratico e un’utilità quotidiana e che, nel tempo, è diventato desueto, superato e a rischio di essere disperso o distrutto. Ciò che in una fase della storia è stato considerato “vecchio” e messo da parte oggi è un racconto di consuetudini, conoscenze e scienza che accompagnano dal passato al presente, dalle radici all’attualità. Un’operazione filologica conservativa motivata non soltanto dall’appartenenza a un territorio agricolo: i fratelli Pizzamiglio, infatti, sono di origine milanese e soltanto nel 1976 arrivarono in provincia di Piacenza in una seconda casa comperata in collina. La loro madre era della zona, ma Milano aveva assorbito la famiglia e la vicenda della seconda casa a meno di un’ora dalla città è comune a tanti. Nel caso dei Pizzamiglio, però, la casa delle vacanze divenne qualcosa in più: nel 1980 decisero di comperare il primo appezzamento di terreno, la Vigna Morello, e un anno dopo un altro terreno, su cui sorgeva anche un’abitazione abbandonata, in località “La Tosa”, lo stesso nome dell’azienda attuale. A breve arrivò la decisione di stabilirsi a Vigolzone e nell’ ’85 iniziò la costruzione della cantina, mentre nell’ ’87 fu inaugurato l’agriturismo. “Ho iniziato a raccogliere documenti e oggetti della vitivinicoltura dal 1988 – spiega Ferruccio Pizzamiglio – e qualche anno dopo è nata l’idea di creare un Museo. Durante l’inverno del 2008, che fu particolarmente nevoso, decidemmo di cambiare la collocazione del salone da pranzo dell’agriturismo, allestendolo al pianterreno del complesso dell’Azienda e dedicando l’intero piano superiore alla raccolta. Il progetto di sistemazione e disposizione narrativa del Museo è iniziato nel 2013”. Prima di dedicarsi alla raccolta di strumenti e attrezzi della coltivazione della vite e di testi relativi al settore vitivinicolo ed enologico, Ferruccio s’era appassionato alla raccolta di libri di architettura, favorito anche dalla poderosa biblioteca di famiglia, e di una curiosa collezione di ferri da stiro in ferro, anch’essa oggi presenti a “La Tosa”, al pianterreno. “Ora l’obiettivo è quello di inserire in rete sul sito aziendale l’elenco completo dei testi presenti, non ancora completamente implementato on line, e di digitalizzarne alcuni, i più rari, i più significativi ed emblematici”, indica Ferruccio.
Il patrimonio della biblioteca rappresenta un aiuto importante per gli studiosi: nelle biblioteche pubbliche spesso i testi di vitivinicoltura non sono mai entrati, essendo considerati molto specialistici e settoriali, situazione che rende oggi improbabile trovarli negli archivi. Mentre a curare il Museo è stato l’architetto Simini, la sala della biblioteca è da sempre gestita direttamente da Ferruccio Pizzamiglio che, giorno dopo giorno, arricchisce la raccolta con nuove adozioni. Fra i materiali, la “Relazione sui provvedimenti contro la fillossera adottati in Italia” pubblicata dal Ministero di agricoltura, industria e commercio nel 1884 e corredato dalla mappa delle zone infestate; il “Saggio di una ampelografia universale” di Giuseppe dei Conti di Rovasenda, del 1877, molto raro; la “Viticoltura teorico – pratica” di Ottavio Ottavi (1885); la “Culture de la vigne et vinification” di Jules Guyot (1864); il trattato di Louis Pasteur “Etudes sur le vin, ses maladies, causes qui les provoquent, procédés nouveau pour le conserver et pour le vieillir” del 1875 e, ancora, il “Saggio di enologia pratica o sia nuovo metodo di fare il vino e i suoi vantaggi” di Vincenzo Huber (1824). A livello locale piacentino sono molti i documenti della raccolta, fra i quali spicca la pubblicazione edita nel 1932 dal Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa di Piacenza in occasione della “Prima mostra nazionale delle uve da tavola”. Nella Biblioteca sono anche conservati un cabreo del 1835 che riporta in venti tavole la consistenza fondiaria di un latifondo a Polignano di San Pietro in Cerro, essenziale per comprendere quanto fosse diffusa la viticoltura nella pianura piacentina prima dell’arrivo della fillossera, una tavola francese del 1892 che mostra tutti i tipi di innesto di vite e un raro Manifesto del Comizio Agrario di Fiorenzuola d’Arda del 1868 che bandì un concorso di bestiame e vini. L’itinerario fra Museo e biblioteca dell’azienda “La Tosa” è, quindi, un viaggio nella cultura del vino, prezioso sia per gli studiosi sia per chi, per esempio le numerose scuole che visitano il Museo, si avvicina al vino per impararne storia, tecniche e tradizioni.