DALLA RICERCA

due passi nella ScienzaALESSANDRA BIONDI BARTOLINI

La quercetina potrebbe avere un ruolo nel “mal di testa da vino rosso” 

Tra gli effetti indesiderati legati al consumo di alcolici, uno tra i più frequenti è l’insorgenza delle cefalee, che si manifestano nelle prime ore o a distanza fino a 72 ore successive al consumo. La molecola responsabile è l’acetaldeide che, prodotta nel fegato dalla trasformazione dell’etanolo, in alcuni casi supera la capacità di trasformazione dell’enzima ALDH2 (aldeide deidrogenasi) e si accumula nel sangue. Le conseguenze sono la nausea, le vampate di calore e il mal di testa. La capacità di detossificazione da parte del fegato dipende quindi dall’attività dell’ALDH2 e questa a sua volta varia in funzione delle caratteristiche genetiche dei soggetti o dei gruppi (alcune popolazioni ad esempio sono portatrici di varianti meno efficienti dell’enzima) e dalla copresenza nelle bevande o nella dieta di altre molecole, in grado di inibire la degradazione dell’acetaldeide. Poiché in alcuni soggetti le cefalee si manifestano in modo molto rapido anche dopo il consumo di quantità non elevate di vino rosso, un gruppo di ricercatori dell’Università di Davies ha valutato, attraverso l’uso di un saggio enzimatico in vitro, l’azione di diversi composti fenolici sull’attività dell’ALDH2. I risultati hanno evidenziato come la quercetina glucuronide, tra le forme glicosidate più presenti in alcuni vini rossi, sarebbe in grado di inibire in modo significativo l’attività dell’enzima e potrebbe quindi essere tra i corresponsabili del cosiddetto “mal di testa da vino rosso”. La sperimentazione rappresenta uno studio preliminare e richiede di essere ulteriormente approfondita con studi clinici adeguati. 


Articolo originale: Devi, A., Levin, M. & Waterhouse, A.L. Inhibition of ALDH2 by quercetin glucuronide suggests a new hypothesis to explain red wine headaches. Sci Rep 13, 19503 (2023). https://doi.org/10.1038/s41598- 023-46203-y


Insetti strateghi nella lotta ai vettori della flavescenza 

Elampus bidens è un imenottero crisidide detto anche vespa cuculo, in quanto come l’uccello dal quale prende il nome pratica quello che si definisce “parassitismo di cova”, sfruttando e parassitizzando i nidi di altre vespe. Una delle strategie descritte è quella di deporre le uova nelle ninfe di altri insetti, tra i quali i vettori della flavescenza dorata Scafoideus titanus e Orientus iscidae, e utilizzarle come “cavallo di Troia” per penetrare nei nidi di altri insetti come la vespa Psen ater, che catturano e “immagazzinano” queste ninfe parassitizzate. Questo comportamento permetterebbe alla vespa cuculo di eludere le strategie di difesa degli ospiti finali e riuscire a entrare indisturbate nei loro nidi. In una ricerca durata sei anni e nella quale sono stati coinvolte l’Università di Torino, quella di Mons in Belgio e quella di Friburgo in Germania, questo comportamento è stato studiato in modo particolare per valutare la possibilità di utilizzare E. bidens come agente di biocontrollo nella lotta ai vettori della FD. 


Articolo originale: Bocca Federico M.; Picciau Luca; Rosa Paolo; Wood Thomas J.; Caprio Enrico; Niehuis Oliver; Alma Alberto. New host-parasitoid association and the Trojan horse strategy adopted by the cuckoo wasp Elampus bidens with two vectors of Flavescence Dorée: Scaphoideus titanus and Orientus ishidae. Entomologia Generalis Volume 43 Number 4 (2023), p. 849 – 859; https://doi.org/10.1127/entomologia/2023/2031


Intelligenza artificiale e gascromatografia per identificare origine e annata dei vini 

L’identificazione dell’origine, la varietà e l’annata dei vini attraverso l’uso dei parametri chimici è una delle sfide della ricerca e della chimica enologica. Tuttavia, data la complessità della composizione del vino alla quale concorrono migliaia di molecole che in piccolissime quantità interagiscono tra loro nella definizione del profilo aromatico e gustativo, la concentrazione di singole molecole o famiglie chimiche spesso non è sufficiente e non presenta un contenuto di informazioni adeguato per distinguere vini di zone o annate diverse. Recentemente diversi gruppi di ricerca hanno individuato in un approccio di analisi non targhettizzata dell’intero metaboloma o del solo volatiloma, associato alle tecniche di analisi dei dati proprie dell’intelligenza artificiale, la possibilità di indagare e confrontare la composizione dei vini nel loro complesso. Nella ricerca svolta all’Università di Bordeaux e pubblicata su Communication Chemistry, i ricercatori hanno utilizzato delle tecniche di Machine Learnig per analizzare i profili grezzi dei cromatogrammi di una serie di vini della regione bordolese ottenuti per gascromatografia. L’elaborazione ha permesso di distinguere e riconoscere non solo l’origine, con la zona e il terreno, ma anche la provenienza dalla singola azienda e l’annata dei vini. Un risultato che ha portato a una maggiore capacità predittiva anche rispetto a quanto ottenibile incrociando i dati sulle concentrazioni di 32 composti quantificati attraverso l’integrazione dei picchi principali. La conclusione dei ricercatori è stata di affermare quindi che l’identità e la specificità dei vini si possa descrivere meglio quando sono presi in considerazione i profili chimici nel loro complesso, compresi molti piccoli picchi, piuttosto che scegliendo soltanto alcuni composti. 


Articolo originale: Schartner, M., Beck, J.M., Laboyrie, J. et al. Predicting Bordeaux red wine origins and vintages from raw gas chromatograms. Commun Chem 6, 247 (2023). https://doi.org/10.1038/s42004-023-01051-9