cultura e società di Maddalena Peruzzi La Fiera dell Uva di Soave un Vinitaly ante litteram Per raccontare la storia di Soave bisogna necessariamente partire dall amore della popolazione soavese per la propria terra e per i frutti che quest ultima generosamente offre, un amore che, proprio come i vitigni autoctoni di questa zona, affonda le radici molto indietro nel tempo. Quello di Soave e dei suoi dintorni è tradizionalmente un territorio a vocazione agricola, è interessante però notare come fino alla fine dell Ottocento il panorama delle coltivazioni nella zona si presentasse alquanto variegato. La vite era coltivata principalmente in collina e i filari venivano quasi sempre intervallati da altre colture, perlopiù cereali. Gli alberi da frutto e i gelsi per l allevamento dei bachi da seta rivestivano un ruolo di assoluto rilievo. Nella parte più a valle del territorio, in cui tende a ristagnare l acqua, si coltivava invece il riso. L economia della zona in quel periodo era quindi agricola, ma non esclusivamente viticola. I momenti fondanti dell identità enologica di Soave si collocano tutti tra la fine dell Ottocento e gli inizi del Novecento e sono: la nascita della prima Cantina Cooperativa Sociale, la costituzione del primo Consorzio per la difesa del Vino Tipico Soave e l istituzione della Fiera dell Uva. La Cantina Cooperativa Sociale di Soave venne costituita nel 1898 e il suo scopo, come si legge in un articolo pubblicato all epoca dal giornale Arena, era «la lavorazione in comune delle uve appartenenti ad un dato numero di individui per confezionare - sotto la direzione di un enotecnico - una sola massa di vino a tipo costante che, meglio di quello ottenuto con una lavorazione isolata, risponda alle esigenze dell odierno commercio al consumo . La lungimiranza di coloro che si prodigarono 44 Gruppo Contadinelle 1929 perché nascesse questa realtà socioeconomica è oggi evidente, ma non lo fu nell immediato. Una decina d anni dopo la nascita della Cantina, a Soave arrivò infatti la filossera e poi, come in un climax di distruzione, la Grande Guerra. Nel giro di pochi anni l infezione filosserica cancellò enormi estensioni di vigneti, gli uomini furono chiamati alle armi e il consumo stesso di vino calò a causa dell impoverimento generale causato dalla guerra. L economia vinicola e, di conseguenza, la neonata Cantina Sociale attraversarono un periodo di grande difficoltà. La ricostruzione viticola a Soave iniziò negli anni 20 e in questa fase risultò provvidenziale l intervento del farmacista, lo speziale del paese, il cav. Enrico Perezzan, grande appassionato di viticoltura e di vitigni autoctoni. Grazie alle sue competenze in ambito scientifico, al suo carisma e all amore per la propria terra, Perezzan aiutò i contadini a reimpiantare i vigneti distrutti dalla filossera. Dopo la devastazione si rese infatti necessario ricreare da zero le coltivazioni, apportando modifiche radicali ai tradizionali sistemi di impianto e di allevamento. Nel 1926 Perezzan, insieme ad altri viticoltori della zona, partecipò alla sperimentazione condotta dalla Stazione di Conegliano che affiancava alla ricostruzione viticola lo studio dei vini tipici. Sempre nello stesso anno venne infatti costituito il Consorzio per la difesa del vino Soave, sotto la presidenza dello stesso Perezzan. da collocare in questo dissestato e intenso contesto socio-economico l istituzione della prima Fiera dell Uva di Soave, che si tenne nel settembre 1929. Fu la prima in Italia: dall anno successivo il governo, al fine di valorizzare questo prodotto basilare per l economia del Paese, la istituì a livello nazionale. La prima Fiera ebbe un successo superiore a ogni previsione, come si evince dall articolo pubblicato lunedì 30 settembre 1929 sul giornale Arena: «Non si ricorda che una manifestazione provinciale o regionale abbia conseguito un successo pieno, entusiastico, imprevedibile pari a quello che ieri coronò in Soave la Fiera dell Uva ed il Congresso dei Viticultori. La presenza di Marescalchi, Sottosegretario del Ministero dell Agricol-