VITICOLTURA di Matteo Marenghi Pinot nero, il dono della Borgogna al mondo Il Pinot nero, come vino, è certamente l emblema mondiale della qualità, ma contemporaneamente dell esclusività. Agronomi ed enologi infatti considerano questo vitigno come un cimento nel quale misurarsi, consapevoli che il risultato finale sarà o eccellente o assolutamente mediocre. L enclave italiana di questo vitigno è l Oltrepò Pavese, dove, accanto alla spumantistica, nasce una produzione di vini rossi giovani da tenere d occhio Storicamente legato a Borgogna e Champagne, per produrre due vini antitetici, un rosso da invecchiamento i cui esemplari migliori sono i campioni mondiali delle quotazioni, ed uno spumante (o meglio, il vino spumante per eccellenza, lo Champagne appunto), il Pinot nero è oggi diffuso in tutto il mondo. Assai esigente in fatto di terroir, solo in determinate aree riesce ad emergere originando prodotti di vero interesse ed in grado di soddisfare i palati più raffinati; nelle zone dove non incontra la giusta complicità pedoclimatica e le capacità di enologi attenti invece origina vini che benevolmente in questa sede definiremo quotidiani ma che, agronomicamente parlando, dovrebbero fargli preferire altre varietà. Tuttavia, le isole qualitative del Pinot nero, oltre che nella natia Francia, si trovano anche in altre regioni europee: Italia ma anche Svizzera, Austria e Germania, così pure Oltreoceano (ne sono un valido esempio gli Usa - Oregon ma anche California - e la Nuova Zelanda, soprattutto nella regione di Central Otago, dove ha trovato condizioni di crescita ideali). In Italia è presente in diversi distretti viticoli, per un totale di circa 4.500 ettari. diffuso principalmente in Oltrepò Pavese (circa 3.000 ettari), dove è arrivato a fine milleottocento, importato dalla Francia per alimentare l industria spumantistica, poi in Alto Adige, Franciacorta (Lombardia), Valle d Aosta e, con piccolo quantitativi, in diverse altre regioni. 8 presumibile derivazione da viti selvatiche del centro Europa. La viticoltura nel centro Europa fu introdotta dai Romani e vi sono indicazioni della presenza del vitigno in Borgogna a partire dal IV secolo d.C., anche se il suo nome era allora quello di Morillon noir; il termine Pinot noir compare più tardivamente, nel Medio Evo, in documenti legati ai possedimenti di monasteri ed abbazie francesi e tedesche. Lungo i tragitti dei Romani, protetto nei conventi nel Medioevo Il Pinot nero è indubbiamente una varietà antica, appartenente al gruppo di varietà particolarmente soggetta a mutazione e degenerazioni, come testimoniano i fratelli Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot meunier, che dallo stesso vitigno derivano tramite mutazioni gemmarie. Nella misura in cui è possibile generalizzare relativamente ad una varietà con forme tanto diverse, ed una miriade di cloni omologati in diversi ambienti e per diversi fini (vini rossi giovani, Pinot nero; note ampelografiche Apice del germoglio mediamente espanso, cotonoso, di colore biancastro. Foglia di medie dimensioni, cordiforme, generalmente trilobata. Seno peziolare a V-U, seni laterali a V-U appena accennati, seni laterali inferiori poco profondi, quando presenti. Lembo leggermente a coppa con lobi leggermente a gronda. Nervature della pagina inferiore con base rossastra; denti regolari, poco pronunciati, convessi. Grappolo piccolo, cilindrico, spesso alato, compatto. Acino di medie dimensioni, sferoidale o leggermente ovale. Buccia pruinosa, leggermente spessa e consistente, di colore bluastro o nero; polpa zuccherina, a sapore semplice.
Pinot nero , il dono della Borgogna al mondo di Matteo Marenghi