VITICOLTURA
Tra gli interventi di adattamento di breve termine per contrastare l’effetto degli stress estivi l’uso del caolino trova particolare interesse per semplicità, costi contenuti e flessibilità di intervento. La sua efficacia tuttavia è legata alla qualità dei preparati utilizzati e alle modalità di applicazione
Gli stress estivi sono ormai un fenomeno che interessa ogni anno in forma e intensità differente i vigneti italiani. La siccità, storicamente un problema ristretto agli areali vitivinicoli meridionali, oggi colpisce con particolare intensità anche la pianura padana e la collina settentrionale. Indipendentemente dall’andamento pluviometrico, l’aumento delle temperature medie accresce le esigenze idriche annuali del vigneto, comporta un anticipo delle fasi fenologiche ed espone le chiome e le uve a condizioni estreme. Quando periodi siccitosi, temperature particolarmente elevate e stress radiativi (UV-A e UV-B) si verificano in simultanea, il vigneto è soggetto agli stress multipli estivi (Palliotti et al. 2014). I tre fenomeni hanno infatti un’azione sinergica, e se si verificano sincronicamente si assiste alla tipica sintomatologia su chiome e grappoli, in funzione della loro severità e delle caratteristiche del vigneto. La riduzione dell’attività fotosintetica e l’elevata degradazione degli acidi organici sono sintomi ormai comuni di stress estivi di moderata entità. Al persistere o all’aggravarsi di condizioni limitanti per periodi anche brevi, si può giungere in poco tempo alla chiusura stomatica, la comparsa di ingiallimenti e necrosi delle foglie, problemi nella maturazione fenolica e aromatica, scottature e disidratazione dei grappoli, fino alla non-vinificabilità delle uve (Palliotti et al. 2014, Poni et al. 2018).