DALLA RICERCA

Due passi nella scienza A cura di ALESSANDRA BIONDI BARTOLINI

Se la domesticazione della vite va in copertina su Science

Districare il gomitolo di trasformazioni, antiche civiltà, cambiamenti climatici, migrazioni e scambi commerciali, per risalire al momento della domesticazione della vite e la nascita delle varietà di uva da tavola e da vino, non è facile. Lo dimostrano le tante ipotesi che, sulla base di dati genetici, archeologici, storici o paleobotanici, negli anni si sono succedute nel dare risposta a queste domande: a quando risale la domesticazione della vite, dove è avvenuta ed è vero che la vite per la produzione di uva da vino sia stata coltivata prima di quella per l’uva da tavola? 

Uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università cinese di Yunnan, grazie a un grande sforzo di collaborazione internazionale che ha coinvolto 16 diversi paesi e 89 autori, ha portato oggi al modello globale più grande e dettagliato mai sviluppato per spiegare l’evoluzione e la domesticazione della Vitis vinifera europea, includendo il percorso sia delle varietà da tavola sia delle cultivar da vino. 

L’articolo di Yang Dong e colleghi è stato pubblicato su Science, la rivista scientifica che con Nature si contende il podio dell’autorevolezza e il prestigio in campo scientifico. Il numero che all’articolo ha dedicato anche la copertina era quello del 3 marzo 2023. 

A fare la differenza rispetto ai molti studi precedenti, oltre al dettaglio e all’uso di metodi di analisi del DNA e data analysis molto avanzati, è soprattutto l’ampiezza della piattaforma genetica utilizzata, ricavata dal sequenziamento di più di 3500 campioni raccolti nelle regioni asiatiche, europee e nordafricane, interessate alle rotte migratorie dei popoli dal Paleolitico al Neolitico e alle condizioni climatiche che negli stessi periodi erano più o meno adatte alla crescita della vite. Il set di campioni - in tutto 3525 dei quali più di 1000 relativi a ceppi di vite selvatica - è stato raccolto nelle collezioni ampelografiche pubbliche e private anche nelle aree più isolate e selvagge, e ha compreso tra le molte varietà antiche e locali anche cultivar finora non documentate dell’Armenia. 

Il primo risultato rilevante è relativo alle evidenze emerse su una doppia via di domesticazione della vite, avvenuta da ecotipi diversi di Vitis vinifera sylvestris, separatisi nel corso del Pleistocene a causa della frammentazione delle condizioni ambientali legate a un periodo di clima rigido. Intorno agli 11.000 anni fa quindi, nello stesso periodo nel quale nasceva l’agricoltura, i nostri progenitori avviavano il processo di domesticazione della vite e lo facevano in modo distinto sia nel Caucaso, sia nell’Asia occidentale, l’odierno Medio Oriente. 

Due processi di domesticazione avvenuti contemporaneamente, così come contemporaneamente e nello stesso periodo si sviluppavano e nascevano le varietà ancestrali destinate al consumo di frutta fresca, antenate dell’uva da tavola, e quelle con caratteri più adatti alla trasformazione in vino. 

Sulla nascita delle moltissime varietà di uva da vino e da tavola avranno poi per tutto il periodo del Neolitico, un ruolo importante le migrazioni delle varietà provenienti dai due nuclei di domesticazione, verso l’occidente – l’Europa, il Nord Africa e il Mediterraneo – e verso l’oriente - l’Asia Centrale, l’India e la Cina. Nella diversificazione e la dispersione delle cultivar di vite da vino nelle regioni occidentali in modo particolare, la grande varietà fu generata dalle successive introgressioni con i diversi ecotipi di vite selvatica diffusi e utilizzati localmente, avvenute in tempi diversi nei Balcani, in Spagna e in Europa Occidentale. 

Gli studi di popolazione sui genotipi hanno infine permesso di evidenziare come in alcune regioni, ad esempio soprattutto nelle cultivar italiane che presentano spesso tre o più ascendenze genetiche, abbiano avuto un impatto importante la crescita degli scambi culturali e commerciali che ha caratterizzato il periodo più recente tra la fine dell’età del Bronzo e l’età del Ferro. 

Mancano ancora, spiegano gli autori nella discussione finale, alcune corrispondenze tra le evidenze date dall’indagine genetica e i riscontri archeologici e, per completare il quadro e validare definitivamente la teoria di Vavilov sulla diversità genetica nei centri di domesticazione, non si dispone purtroppo di sufficiente materiale genetico di viti selvatiche provenienti dalle regioni dell’Asia Centrale, a causa dell’instabilità sociale, i cambiamenti climatici e la conversione all’Islam. 


Articolo originale: Dong Yang et al, Dual domestications and origin of traits in grapevine evolution. Science. 2023 Mar 3;379(6635):892-901. doi: 10.1126/science.add8655. Epub 2023 Mar 2. PMID: 36862793.