La vite è una specie adatta a vivere in ambienti aridi o semi-aridi, e in grado di di tollerare periodi prolungati di siccità grazie alla capacità di attivare una serie di meccanismi fisiologici. Gli effetti di una prolungata condizione di stress idrico possono tuttavia avere ripercussioni negative a livello di quantità e qualità delle produzioni. Come emerge da diversi studi (Jones, 2018; Levin et al., 2020) le conseguenze dirette riguardano una riduzione in termini di produzione e un generale decadimento qualitativo delle uve (Medrano et al., 2015). Questo avviene perché la vite reagisce a una situazione di limitata presenza idrica riducendo la traspirazione fogliare, per evitare un’ulteriore perdita d’acqua, determinando una riduzione della fotosintesi. Il protrarsi di tali condizioni si ripercuote negativamente sul decorso della maturazione. Nel caso specifico della viticoltura, diverse pratiche agronomiche possono limitare le condizioni di stress idrico, indipendentemente dalla possibilità di ricorrere alla pratica irrigua (Medrano et al., 2015; Van Leewen et al., 2019; Miras-Avalos et al., 2021). È perciò di fondamentale importanza adottare un approccio multidisciplinare in grado di coniugare diverse strategie di gestione del suolo e della pianta, volte a ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica (Sacchelli et al., 2016; Jasse et al., 2021), favorendo il suo accumulo nei suoli, minimizzandone la dispersione e lo spreco e, al contempo, massimizzandone l’efficienza d’uso da parte della pianta. Tra le pratiche agronomiche utili a contrastare fenomeni di stress idrico sulla vite, si annoverano il diradamento e la spuntatura dei grappoli. Nel primo caso una quota stabilita dei grappoli presenti sulla pianta viene rimossa in funzione del carico produttivo desiderato, mentre si definisce spuntatura l’eliminazione di una parte dello stesso grappolo. Entrambe le pratiche consentono un’ottimizzazione nella distribuzione degli zuccheri e dei nutrienti all’interno dei grappoli rimanenti (Intrigliolo et al., 2011) e permettono di ristabilire un equilibrio tra la componente produttiva e quella vegetativa (Keller et al., 2005; Keller, 2010), diminuendo la competizione per i nutrienti che può instaurarsi in una situazione di prolungata carenza idrica. Un’altra pratica che, se opportunamente gestita, può essere di supporto nelle annate siccitose è la cimatura degli apici vegetativi. Questa pratica, che prevede la rimozione degli apici dei germogli e di un numero variabile di foglie apicali, consente di ridurre il volume della parete fogliare. Essa permette di avere una minore parete fogliare e di conseguenza limitare l’evapotraspirazione e migliorare la resistenza della vite in una situazione di deficit idrico (Pascual et al., 2015; Abad et al., 2019).