ECONOMIA Il mindset che sostiene la circolarità GABRIELA TIRINO Sviluppare soluzioni e modelli di business circolari richiede di avere una visione d’insieme e di imparare a pensare in modo nuovo, per attivare cambiamenti che riguardano l’intero ecosistema LA FORMA DELLA CIRCOLARITÀ E IL POTERE PLASMANTE DEL LINGUAGGIO Mindset è un termine ricorrente nel vocabolario collettivo di questa epoca di grandi trasformazioni. Il cambiamento, del resto, in qualunque settore, è sempre qualcosa che coinvolge la mente, le mentalità appunto, ossia gli schemi di pensiero. I latini usavano l’espressione corrispondente , intendendo la struttura mentale e il modo di rapportarsi alla realtà. forma mentis È interessante notare come sia la locuzione inglese, quanto quella latina, suggeriscano che le mentalità non sono fisse, ma più o meno flessibili: insomma il , la è qualcosa che implica un modellamento, una form-azione veicolo di cambiamento. set forma In questo processo il linguaggio, in quanto strumento umano per significare la realtà, gioca un ruolo fondamentale, per questo propongo qui di seguito una , utili a individuare una postura mentale funzionale a realizzarlo in ogni settore. lettura del modello circolare attraverso alcuni termini chiave SVILUPPO Il modello di sviluppo economico adottato negli ultimi due secoli con la rivoluzione industriale, basato sull’imperativo “Sfrutta – Produci – Consuma – Butta”, ci ha portato ad affrontare problematiche ambientali serie. Ci siamo resi conto che le risorse naturali a disposizione non sono infinite e stiamo intasando il pianeta di rifiuti, compromettendo la capacità rigenerativa di acque, suolo e atmosfera. “Riduci – Riutilizza - Recupera – Ricicla” e propone uno sviluppo, consapevole del limite e della possibilità di superarlo rispettando l’ambiente. “Sviluppo” dunque è un termine pregnante per la formazione di un mindset circolare, perché da un lato è l’obiettivo di ogni essere umano, dall’altro non è un caso che il suo corredo iconografico sia da sempre legato alla forma del cerchio, in ogni tempo e in ogni luogo della Terra. Tutto in natura riprende la simbologia del cerchio, dall’atomo ai pianeti e la stessa parola “sviluppo” deriva dal latino volvere, ossia far girare, avviluppare, con medesime radici riscontrabili nelle diverse lingue. Il cerchio è simbolo della vita: ogni cosa nasce, cresce, muore e poi ripete il ciclo trasformandosi. Il modello circolare, invece, si fonda sul mantra delle 4R Sotto questa luce, uno sviluppo lineare che tipo di continuità può riservare? RISORSE Il vocabolario Treccani recita: “In biologia, si intende per la disponibilità, in un determinato ambiente, di energia biologica assumibile come cibo, in funzione delle esigenze alimentari delle singole specie animali che vi vivono”. Certamente potremmo ampliare tale definizione, tuttavia queste poche righe ben si prestano per suggerirci una domanda: quante risorse stiamo lasciando alle singole specie, compresa la nostra? Perché se, per esempio come accade, i pesci mangiano la plastica e noi mangiamo i pesci, il tema delle risorse riguarda al tempo stesso il rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Nel modello lineare all’inizio del processo troviamo le risorse da un’imsfruttare per la produzione e alla fine i rifiuti derivati dalla produzione stessa e dal consumo. risorse In una logica di riciclo sono risorse tanto quelle originarie, quanto quelle realizzate con i rifiuti. Questo, che può apparire un giochino linguistico, è il perno della mentalità circolare: la significativa riduzione dei rifiuti veri e propri. CURA La cura è innanzitutto rispetto e la natura lo sa. Per l’uomo occidentale moderno, invece, è essenzialmente un rimedio. Nell’immaginario collettivo oggi ancora troppo spesso l’economia circolare è considerata come una strategia per rimediare ai danni già inflitti all’ambiente. Per quanto questo possa essere vero, purtroppo mantenere l’attenzione su questo aspetto non faciliterà una vera e propria trasformazione circolare di lungo periodo. Chi si mette a dieta per perdere qualche chilo nell’immediato, rischia di riprenderli se vive la cura dimagrante come una costrizione per apparire più in forma e non comprende che si tratta, invece, di adottare un nuovo stile di vita rinunciando a qualcosa di inutile e insano. Allo stesso modo il concetto di cura introdotto nel meccanismo produttivo alimenta strategie circolari convinte, durature e ispiranti. la cura CONSUMO La cura riguarda l’intero sistema economico, dunque sia la produzione, sia anche il consumo. Per questo nel veicolare istanze ecologiche e nello stimolare la diffusione dell’economia circolare. Questo vale tanto per i consumatori finali, quanto per quelli business: ogni viticoltore per esempio è un acquirente sia per sé e la propria famiglia, sia per l’azienda e ha a disposizione la possibilità di scegliere quali prodotti comprare. Non solo: può anche scegliere quali acquisti limitare, cosa riusare e cosa riciclare, oltre a poter condividere le proprie scelte private e aziendali con i propri amici e i propri clienti, contribuendo a diffondere cultura sostenibile e circolare. come consumatori abbiamo una consistente responsabilità INTERESSE Questa è una parola chiave dell’economia e purtroppo appunto, piuttosto che a qualsiasi altra cosa. Dunque, proprio gli interessi economici hanno favorito l’espandersi del modello lineare di sviluppo, mettendo in secondo piano gli interessi dell’ambiente. spesso i tipi di interessi che prendono il sopravvento sono legati al ritorno economico L’economia circolare da questo punto di vista rappresenta l’opportunità di una vera e propria rivoluzione di pensiero post industriale e lo spunto in tal senso, ancora una volta, ci giunge dalle origini del termine. “Interesse”, infatti, deriva dal latino inter ed esse, ossia essere in mezzo: . Inoltre, ricordiamolo, i commerci si sono sviluppati nel tempo anche come genuina espressione di socializzazione, esplorazione e scambio culturale. l’interesse è ciò che sta in mezzo e rimanda al giusto equilibro Recuperare questo significato a sostegno di pratiche circolari permette non solo di accedere alla profonda comprensione della cura dell’ambiente naturale e sociale, ma consente altresì di cogliere uno dei pilastri su cui si regge lo sviluppo circolare: la simbiosi industriale. Un principio dell’ecosistema naturale, all’interno del quale anche gli esseri umani hanno basato il proprio sviluppo individuale e sociale. , un mutualismo istintivo che garantisce reciprocamente la sopravvivenza (uomo permettendo!). La perfetta relazione tra le api e i fiori è solo uno dei tanti esempi in natura in cui una specie si mette al servizio di un’altra ricavandone un beneficio I bambini imparano presto questo principio, scambiandosi giochi o caramelle, così come nelle economie primitive esisteva il baratto e nelle relazioni di buon vicinato si offre e si riceve un invito. perché ogni azienda può trasformare i propri scarti e reimmetterli nel ciclo produttivo: è il caso, ad esempio, di un’imsfruttare presa di abbigliamento che ricicla gli scarti di stoffa o i capi invenduti. Ma si possono anche instaurare relazioni simbiotiche tra aziende diverse e ciò che rappresenta uno scarto per un settore può diventare materia prima per un altro: ad esempio, si possono realizzare tessuti dalle vinacce, oppure oggetti di design con i tappi di sughero riciclati. La simbiosi industriale alla base dell’economia circolare concorre a rendere i rifiuti risorse, Dunque il concetto di simbiosi spiega come l’interesse può incarnare il suo significato originario e favorire un interesse comune, in ottica ambientale ed economica. TERRITORI L’“interesse” assume così una , che coinvolge in primo luogo i territori in cui operano le imprese. Gli stakeholders chiamati in causa per favorire strategie circolari sono diversi: dalle istituzioni, alle associazioni di categoria, agli enti di ricerca. E anche le comunità e i cittadini che sono coinvolti nella corretta raccolta differenziata, come nel caso dei tappi di sughero che richiedono di essere smistati in modo idoneo. Del resto, come abbiamo detto, anche le comunità di consumatori hanno una grande responsabilità, perché le scelte di chi compra determinano sempre più le scelte di chi vende. dimensione partecipata La circolare, dunque, è plurale e richiede capacità di dialogo, oltre a tutta una serie di forma mentis competenze che hanno a che fare con la creatività e l’innovazione. UTOPIA Per molti l’economia circolare è utopistica, innanzitutto perché comporta un aumento di costi nel breve periodo, perché riciclare è un processo costoso rispetto a produrre qualcosa di nuovo, inoltre non tutti i materiali possono essere riciclati all’infinito. Eppure non si tratta solo di riciclare, ma di consumare in modo diverso, con buon senso. Utopia letteralmente significa “luogo che non esiste”: se non esiste, allora bisogna crearlo e costruendolo forse si può incontrare quella cura, quell’interesse, quella partecipazione e quell’economia che ancora non abbiamo esplorato.