Qual è il rapporto tra le banche e i territori vitivinicoli? Due Istituti di Credito raccontano la loro visione del settore e gli strumenti che hanno sviluppato per accompagnare i produttori
di STEFANO LABATE
Viticoltori e aziende del vino sono alle prese con nuove sfide. Tra i fattori emergenti ci sono il cambiamento climatico, i passaggi generazionali e di proprietà, la sostenibilità e la tecnologia in vigna e in cantina, l’enoturismo, le crisi energetiche e dei mercati tradizionali, i nuovi stili di consumo. Nei territori del vino le banche godono di una storica relazione e di un osservatorio privilegiato sul settore e stanno rivolgendo sempre più il loro interesse all’individuazione delle domande più attuali delle aziende, per offrire soluzioni aggiornate, ospitando anche momenti educativi e di incontro rivolti alla filiera locale. Abbiamo posto alcune domande a Banca d’Asti e a Banca d’Alba.
NUOVE SFIDE E STRUMENTI DI CREDITO DEDICATI
Cominciamo con Francesco Degiovanni, responsabile dell’Ufficio Commerciale Credito Banca di Asti. “Banca d’Asti è da sempre vicina al mondo dell’agricoltura, dell’agroindustria e dell’agroalimentare. Siamo presenti con 209 filiali in Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria in territori che esprimono la vocazione agricola e in modo particolare per il vino. In questi ultimi periodi abbiamo avuto un’espansione verso il Veneto con nuove filiali in aree, come quella di Treviso, dalla spiccata vocazione vitivinicola”. Qual è lo spaccato del mondo del vino che osservate sul territorio? “Contiamo 1.600 aziende della filietura che fornisce i macchinari e le bottiglie. Il settore si presenta finanziariamente solido e può contare sul patrimonio delle diverse realtà”. Quali sono le principali sfide che stanno affrontando le aziende? “Direi tre sfide principali: la promozione del vino su nuovi mercati esteri, anche con gli importatori e i Consorzi del vino; la promozione del vino in cantina, investendo su propri punti vendita e con altri attori della filiera, come le agenzie di viaggio e le piattaforme web; e infine lo sviluppo e il consolidamento del posizionamento in un mercato che è sempre più dinamico”. Che cosa sta succedendo con i passaggi generazionali e con proprietari nuovi che subentrano? “Sono momenti delicati. Una banca deve accompagnarli considerando diverse esigenze di start up, capitali a lungo termine, innovazione tecnologica e agricoltura 4.0, anche in affiancamento ai contributi legati ai programmi di sviluppo regionale. Assistiamo sempre più spesso a investimenti di accorpamento fondiario, con aziende che tendono a ingrandirsi magari acquistando terreni da persone anziane che non hanno una continuità familiare e non proseguono nell’attività. Un tempo era più difficile, oggi si apre la possibilità per molti di ampliarsi”. C’è una specifica attenzione della banca per il settore del vino? “Da trent’anni abbiamo prodotti dedicati al settore del vino. Una linea specifica per l’agricoltura comprende finanziamenti a breve termine - come il prestito di conduzione, gli anticipi contributi in conto capitale e gli anticipi a conferenti - e a medio-lungo termine come il mutuo chirografario agrario per innovazione e competitività e quello a lungo termine per ammodernamento e sviluppo. C’è poi una linea con prodotti trasversali ai settori che funziona bene anche per la trasformazione e la commercializzazione del vino.”