NUOVI STILI DI CONSUMO PORTATI DALLA PANDEMIA
Nel periodo della pandemia, nonostante in Corea del Sud non ci sia mai stato un vero lockdown (il popolo coreano nelle immagini della BBC in coda a distanza di sicurezza e con le mascherine che andava a votare per le elezioni del Parlamento il 15 aprile 2020 fece notizia in tutto il mondo), si è registrata comunque una forte diminuzione delle attività all’esterno e ci sono stati forti cali di affluenza nei ristoranti e nei wine bar.
Nei periodi più bui del 2020 e del 2021, i coreani si sono inventati delle nuove abitudini di enogastronomia, chiamate Honsul e Honbap, che significano rispettivamente bere da soli in casa (Honsul) e mangiare i pasti da soli in casa (Honbap). Queste nuovi modelli di consumo si sono diffusi nella popolazione, ma hanno interessato maggiormente la generazione del millennial, i ragazzi fra 20 e 30 anni. Nell’Honsul in particolare, il vino era diventato la principale bevanda alcolica, surclassando i vini tradizionali coreani. Il consumo di vino nel 2020 è arrivato a 66.324.851 bottiglie, con un incremento del 27% rispetto al 2019, e ancor di più nel 2021, arrivando a quasi il 70% di variazione rispetto al 2019. Del resto, sappiamo bene che il Covid-19 ha fatto salire il consumo del vino un po’ dappertutto.
Ma quali fattori hanno spinto i millennial coreani a diventare dei veri e propri fan del vino? I millennial coreani hanno capito (o deciso) che il vino non era più una bevanda per ricchi, oppure per pochi previlegiati; non più quindi la tipica bevanda alcolica per fare le feste o per celebrare delle occasioni speciali. Una bottiglia di vino poteva essere adatta per essere bevuta da soli a casa, purché non si esagerasse e i vini più consumati in quel biennio sono stati quelli nella fascia di prezzo medio-bassa, cioè sotto i quindicimila won (meno di 10 euro).