CULTURA E SOCIETÀ

Tra arte e patologia vegetale

Giuseppe Fogliani individuò in opere pittoriche, letterarie e musicali alcune fitopatologie vegetali, affiancando alla rigorosa ricerca scientifica anche quella umanistica

di CINZIA MONTAGNA

La presenza dell’oidio fu segnalata e documentata per la prima volta in Europa intorno al 1850. C’è però chi per decenni ha sostenuto che sia l’oidio sia altre fitopatologie individuate a partire dal XIX secolo fossero presenti da molto prima e ha chiamato a testimoniarlo nientemeno che Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), Dante Alighieri (1265-1321) e Antonio Vivaldi (1678-1741). A farlo è stato Giuseppe Fogliani, nato a Broni in provincia di Pavia nel 1922 e mancato nel 2019. Fogliani fu docente di Patologia Vegetale, Viticoltura, Istituzioni di Patologia Vegetale alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e docente di Botanica Bromatologica presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano, oltre a ricoprire numerose cariche nel settore della ricerca e della docenza in Enti e istituzioni nazionali e internazionali. Alla base delle conclusioni alle quali giunse Fogliani fu un suo nuovo metodo di ricerca: a fianco di quella scientifica in senso stretto, Fogliani indagò in quella umanistica, mettendole a confronto. In base a questo procedimento, giunse a definire il Caravaggio “un fitopatologo ante litteram” in quanto “pittore fotografo” di ciò che vedeva e soprattutto a lui dedicò i suoi studi. E non trascurò neppure Dante: nel Canto XII, vv. 86 – 87, del Paradiso nella Divina Commedia il Sommo Poeta scrive: “Tal che si mise a circuir la vigna / che tosto imbianca se il vignaio è reo”: in quell’imbiancare, Fogliani, che nel 1951 aveva partecipato in Oltrepò a una sperimentazione per definire il ciclo completo della malattia dell’oidio al fine di formulare i programmi di intervento, interpretò l’indicazione dell’effetto della patologia. Nell’Estate, fra le Quattro Stagioni di Vivaldi, Fogliani individuò invece la descrizione della grandine e dei suoi effetti sui raccolti. “Nella sua attività, si occupò anche dei corsi di preparazione dei periti incaricati di stimare gli effetti della grandine per conto delle assicurazioni e dei consorzi di difesa – ricorda Fabio Lombardi, agronomo, negli anni ’90 studente di Fogliani alla Cattolica di Piacenza e ora dirigente di Regione Lombardia –. La sua cultura spaziava a 360 gradi ed era convinto assertore di quanto sia indispensabile la preparazione universitaria. Grande credente, ripeteva spesso che è necessario avere la testa sui libri e i piedi sul campo. Per noi suoi studenti i suoi insegnamenti sono indimenticabili, perché sapeva spiegare l’attività quotidiana di lavoro in un’ottica scientifica”. I dipinti del Caravaggio studiati da Fogliani sono “Canestra di frutta”, “Bacco”, “Bacchino malato”, “Cena di Emmaus”, “Riposo durante la fuga in Egitto” e “Giovane con canestro di frutta”. Nel primo, in particolare nel tralcio nella parte destra del quadro, Fogliani individuò come difformità rispetto a un tralcio regolare e sano i nodi con gemme opposte, la modificazione del seno peziolare, la sinuosità delle foglie, la dentellatura accentuata, le foglie asimmetriche e deformate e la riduzione della dimensione delle foglie. Nel “Bacco”, le foglie sul capo della figura umana presentano arrotolamento e ingiallimento riconducibile, sempre secondo Fogliani, al Giallume Infettivo. Nel “Bacchino malato”, Fogliani riconobbe nel grappolo che Bacco tiene nella mano destra i segni tipici della Botrytis cinerea al centro e alla base. Nel “Giovane con canestro di frutta”, le foglie rivelerebbero sempre secondo Fogliani i sintomi provocati dall’acaro Eryophies vitis. Uscendo dall’ambito collegato alle viti, nella prima versione della “Cena di Emmaus”, dipinta nel 1601-1602 e ispirata al Vangelo di Luca 24: 13-32, Fogliani riconobbe la ticchiolatura caratteristica della malattia fungina Venturia inaequalis nella mela nella canestra di frutta, mentre nel “Riposo durante la fuga in Egitto” il tronco dell’albero al centro dell’immagine presenterebbe una malattia fungina.

Giuseppe Fogliani (a sinistra) con Guer-rino Saviotti
Giuseppe Fogliani (a sinistra) con Guerrino Saviotti