Viticoltura Il punto sul mal dell esca della vite: dal vivaio al campo di ROBERTO SORRENTINO A Siena, presso l Auditorium Confesercenti, si è tenuta un importante giornata di studio sul mal dell esca, organizzata dall ARSIA di Firenze, l Accademia dei Georgofili Sezione Centro Ovest e la Provincia di Siena. Da molti anni il mal dell esca costituisce un grave problema per la viticoltura, sia in Italia che all estero. Sono stati presentati i risultati ottenuti da un progetto di ricerca interregionale denominato MesVit , ideato per giungere ad una strategia di lotta compatibile con i moderni concetti di sostenibilità in agricoltura. E il risultato del lavoro portato avanti dalla Rete Interregionale per la ricerca agraria e forestale , riconosciuta dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome a partire dall ottobre 2001 e della quale è stata affidata la Segreteria alla Regione Toscana e per essa all ARSIA. Il gruppo di competenza per il settore vitivinicolo è stato coordinato dall ARSIA, che ha gestito il progetto interregio- Foto Safecrop 10 nale sul mal dell esca della vite. Il soggetto attuatore di tale progetto è stato il Dipartimento di Biotecnologie Agrarie dell Università di Firenze, che si è avvalso per la realizzazione di 13 gruppi di ricerca (circa 70 ricercatori operativi in varie regioni d Italia) ed oltre 50 aziende vitivinicole e vivaistiche. Il coordinamento scientifico è stato curato dal prof. Giuseppe Surico, docente di Patologia vegetale presso la suddetta Università. L attività progettuale ha affrontato diversi argomenti: epidemiologia dei funghi coinvolti nelle malattie del complesso esca; interazione pianta-patogeni; diagnosi; effetti delle malattie sull ospite; lotta. Il progetto ha risolto molti degli interrogativi posti dal mal dell esca, ma non tutti. Ad esempio, non sono ancora stati decifrati i meccanismi di formazione dei sintomi fogliari dell esca e non è stata trovata una strategia di lotta sicuramente vincente. Intanto, sono state elencate alcune misure preventive che possono condurre ad una migliore convivenza con l esca. Con le nuove procedure di indagine statistica è stata confermata la distribuzione casuale nel vigneto delle piante ammalate, ma è stata anche dimostrata l esistenza, nell ambito della distribuzione casuale, di isole di aggregazione variabili di anno in anno, quanto a posizione nel vigneto. Ciò significa che l ambiente gioca un ruolo importante nella comparsa dei sintomi fogliari dell esca. E stato confermato che una maggiore disponibilità di acqua nel terreno favorisce la comparsa della malattia, riducendo la percentuale di esca nascosta a favore di quella apparente. E stato accertato l andamento nel tempo della diffusione delle spore di Phaeomoniella chlamydospora, di Phaeoacremonium aloephilum e di Fomitiporia mediterranea. Per quanto riguarda le vie di infezione, c è stata una conferma della possibilità di infezioni in vivaio e, quindi, del pericolo di mettere in commercio materiale di propagazione infetto. Non si è riusciti a dimostrare la relazione diretta o indiretta, fra materiale infetto e la prestazione della pianta in campo. Lo studio della microflora endofita, batteri e funghi ha consentito di individuare un ceppo fungino antagonista che potrebbe trovare applicazione pratica. E stato accertato che nella fase di comparsa dei sintomi il sistema fisiologico della pianta, esemplificato dalla fotosintesi clorofilliana e da altri indici degli scambi gassosi nella pianta o dal contenuto in amminoacidi, elementi minerali ed acido abscissico nelle foglie, è fortemente compromesso. Responsabili
Il punto sul mal dell’esca della vite: dal vivaio al campo, di Roberto Sorrentino