Enologia PSICOENOLOGIA Psicologia della percezione ed Enologia E ccoci in un esperienza unica e assolutamente innovativa: la Psicoenologia ! Trovarsi a scrivere di argomenti apparentemente così lontani tra loro, siamo pionieri delle nostre attitudini alla ricerca innovativa. Vi raccontiamo una breve ma necessaria premessa. Fino a qualche mese fa, Lorenzo ed io non ci conoscevamo. Mi sono avventurata, da qualche anno, nel mondo del vino avendo in dono le vigne di famiglia e iniziando a produrre Erbaluce di Caluso e Nebbiolo. Mi giunge comunicato di una degustazione a Palazzo Barolo in Torino dove gestiva gli incontri Lorenzo Tablino: coinvolgimento e conoscenza. Da buona psicologa, quale sono da vent anni ormai, sono calamitata da chi sa coinvolgere l uditorio. Mi avvicino e comincio a parlare alla fine dell incontro, proprio come fanno i miei corsisti alla fine delle lezioni. Nasce così questo progetto di scrivere a quattro mani unendo le conoscenze di Psicologia e di Enologia di entrambi. Il direttore di Millevigne, Maurizio Gily, accetta di aprire la rivista a questo esperimento. Così usciranno a seguire altri approfondimenti psicoenologici sui sensi nello specifico. Ma partiamo dalla percezione in generale e cominciamo così il nostro viaggio insieme. Possiamo sintetizzare la definizione psicologica di percezione come un processo psichico di elaborazione dei dati sensoriali acquisiti attraverso un esperienza corporea e ordinati in schemi mentali complessi. In altre parole, ogni persona che fa un esperienza sensoriale, ovvero utilizza i suoi sensi (olfatto, gusto, tatto, udito e vista) al fine di innescare un processo emotivo, attribuisce a quell esperienza un significato associato mentalmente ad altre esperienze sensoriali vissute. Per esempio, se da bambini in famiglia si brindava durante le festività con un vino dolce, la percezione del vino dolce farà attivare il ricordo dei momenti piacevoli vissuti e quindi sarà valutato positivamente. Se al contrario, durante i pasti di una famiglia litigiosa si beve un certo tipo di vino, una persona potrà valutarlo in modo negativo per via dell associazione mnestica (cioè della memoria) al ricordo spiacevole. Si innescano processi emotivo-cognitivi che attivano reti neurali nel nostro cervello, come se si aprissero delle autostrade ad ogni esperienza che emoziona, siano emozioni e ricordi positivi, sia spiacevoli. Le reti neurali si riattivano anche per la sola percezione sensoriale di un profumo. Immaginate che patrimonio di memoria è presente nel nostro cervello! Possiamo immaginare il nostro cervello come fosse una grande noce: a destra l emisfero specifico per le emozioni e l arte, 12 di LORENZO TABLINO Enologo - www.tablino.it Dott.ssa MARIA LUISA MONTICELLI Psicologa Psicoterapeuta e fondatrice di Fontecuore® www.marialuisamonticelli.it www.fontecuore.it a sinistra quello più razionale e legato al linguaggio. Al centro, il corpo calloso che collega i due emisferi e gli permette di interagire in modo sublime. Poi ci sono i neuroni, sono una vera moltitudine e sono le cellule nervose del nostro organismo: collegandosi tra loro fanno passare delle informazioni preziose e questa comunicazione interna nell ambito delle scienze cognitive prende il nome di sinapsi. Tutte queste meravigliose comunicazioni nel nostro organismo creano delle strade e autostrade di connessione di ricordi e di acquisizione e assemblaggio di nuovi insiemi di informazioni: sono le reti neurali. La degustazione è l espressione di un impressione soggettiva, di una percezione associata a tracce mnestiche di esperienze positive o negative. Riattiva sinapsi informative e apre nuove connessioni di reti neurali. Ma c è di più; ogni degustazione è un esperienza unica e a se stante in quanto il soggetto che degusta è orientato nelle proprie valutazioni ad essere condizionato dai propri stati emotivi di quel preciso istante e dagli eventuali commenti dei vicini di banco . Gli esseri umani tendono a omologarsi alle valutazioni della maggioranza per timore di esprimere un parere discorde dal gruppo di appartenenza e di risultare, agli occhi degli altri, incompetenti o essere criticati. Inoltre, numerosi studi dell ultimo decennio sulla neuropsicologia dei neuroni specchio hanno dimostrato che un soggetto tende ad acquisire come proprie le informazioni osservate da un altro soggetto da lui reputato fonte attendibile. In altre parole, se un enologo o un giornalista di fama riconosciuta e condivisa, esprime una valutazione su di un vino, difficilmente le altre persone si distanziano dall opinione. Capiamo quindi come mai una degustazione prevede una complessità di fattori e di esperienze uniche ed irripetibili; contesto, stati emotivi e cognitivi dei soggetti partecipanti, condizionamenti cognitivi o pregiudizi, dis-percezioni date da tracce mnestiche soggettive, reti neurali differenti per ogni assaggiatore. Ma perché assaggiamo o degustiamo? Assaggiamo per diversi motivi e per numerose finalità. Di norma, in ambito squisitamente enologico, si distinguono tre tipi di assaggio, anche se il confine non è poi sempre così marcato: 1) Assaggio di differenzazione o identificazione: permette all'enologo o al cantiniere di valutare i risultati delle diverse tecniche di can¬tina. Mettendo a confronto vini tra loro, con degustazioni anonime (etichetta coperta), si possono esprimere giudizi diversi sulla loro qualità e