l Editoriale Vincerà il cinghiale? Non si contano più le segnalazioni di danni alle produzioni agricole da parte della fauna selvatica. Siamo ormai ben oltre il danno occasionale. Nelle zone agricole ad alto tasso di abbandono, cioè quasi tutta la montagna e la collina italiana, ma non solo in quelle, la situazione è ormai insostenibile e, salvo rari casi legati alla pastorizia e ai grandi predatori, non ha nulla a che vedere con la tutela della biodiversità e di specie animali minacciate: al contrario, la dissennatezza di qualche associazione venatoria, spesso con la complicità delle province e per il diletto di pochi, ha in molti casi scardinato la fauna selvatica autoctona con l invasione di specie o popolazioni più aggressive e voraci: è il caso dei cinghiali importati dall Est, più grandi e prolifici delle popolazioni nostrane, che ormai trionfano dalle Alpi ai Nebrodi scorrazzando tranquillamente per le pianure e le strade statali, con grave rischio per gli automobilisti e pesantissimi danni ai raccolti. Colpisce la straordinaria dimensione dell ingiustizia che privilegia il divertimento di pochi (se sparare a un fagiano rimbambito appena uscito da un pollaio si vuol chiamare divertimento) a scapito del reddito dei produttori agricoli, cioè di un osso già spolpato. Gli ungulati non hanno più nemici naturali e proliferano indisturbati fino al periodo venatorio: quando hanno finito di fare danni lo stato ne autorizza, a certe condizioni, l abbattimento. Un tempo la caccia era un passatempo molto praticato nelle campagne, e i contadini erano anche in questo custodi del territorio. I selvatici che sfuggivano alle doppiette erano in genere abbastanza numerosi per garantire la sopravvivenza delle specie e abbastanza dispersi da mantenere il danno alle colture a livelli accettabili. Oggi molti cacciatori sono cittadini che sanno poco o nulla di ecosistemi, di agricoltura, di natura, come dimostrano le esilaranti risposte che qualcuno si è preso la briga di raccogliere agli esami per la licenza di caccia. Altro che riconoscere le specie protette: per molti c è da augurarsi che riconoscano un cervo da un geo- di MAURIZIO GILY metra. Ho visto un agricoltore osservare impotente col binocolo la razzia delle mandrie sui frutti della sua fatica e, un paio di mesi dopo, lo stesso binocolo inquadrare un plotone di marines appena rientrato dall Afghanistan (così almeno apparivano per armamento e abbigliamento), vagare per le sua proprietà, con nessun rispetto per la stessa, nell inutile cerca di prede ormai rintanatesi nella macchia fino all anno successivo, quando il banchetto sarebbe stato nuovamente allestito. Invece di dilatare i calendari venatori a beneficio, e a danno, sempre degli stessi, invece di perdere tempo e denaro in complesse e quasi mai soddisfacenti operazioni di rimborso danni, non sarebbe meglio pensare ad un sistema di licenze per i capi in soprannumero da riservare ai proprietari dei fondi in epoca di frutti pendenti? Per i cinghiali esistono esperienze positive di cattura con trappole, perché non incoraggiarle lasciando ai proprietari le prede, una piccola fonte di reddito in luogo di un danno? Si parla di presidio del territorio, ma il territorio si spopola. Si parla di sviluppo rurale, ma intanto nelle campagne si sopprimono scuole, trasporti, servizi sanitari, uffici postali, e si rimanda all infinito il completamento delle reti digitali, condannando i territori rurali ad un crescente isolamento. I gestori telefonici profondono milioni in pubblicità televisiva offrendo servizi mirabolanti, ma per molta parte della popolazione restano solo chiacchiere; su questo numero del giornale parliamo dell importanza del web 2.0 per promuovere i nostri vini ma in campagna è già tanto se qualcuno cambia i pali del telefono rotti: molte aziende agricole e cantine italiane sono ancora alla preistoria digitale (salvo avere, magari, il digitale terrestre in tv). Come si fa a lavorare in queste condizioni? Tutto il mondo ci passa davanti, ma per la politica, con poche eccezioni, solo la città sembra ormai contare, perché è soprattutto lì che si prendono i voti. A presidiare il territorio però qualcuno ci sta pensando: i cinghiali. Vinceranno loro? 3