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"MilleVigne - Settembre 2015 - Numero 3" dei Vignaioli Piemontesi offre una varietà di contenuti interessanti e approfonditi per gli appassionati e i professionisti del settore vitivinicolo. L'editoriale di Maurizio Gily riflette sulla questione se il vitigno rappresenti una gabbia troppo stretta per la viticoltura moderna. Nella sezione dedicata alla viticoltura, la Redazione riporta che, a parte la grandine, l'annata risulta ottima, mentre Franco Mannini fa il punto sul patrimonio clonale del Nebbiolo. Riccardo Castaldi fornisce un'analisi dettagliata del Gewürztraminer e Davide Giordano discute i pro e i contro tra cingoli e pneumatici. Passando all'enologia, Roberto Sorrentino esplora i polifenoli nel Sangiovese e Alessandra Biondi Bartolini descrive tecniche per estrarre e conservare le uve bianche. Nella sezione economia, Maurizio Gily approfondisce il controllo qualità al conferimento e Mario Deltetto esplora le nuove frontiere del packaging. Francesco Minetti discute l'innovazione in vigneto e in cantina, mentre Andrea Cappelli celebra l'eccellenza del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. Michele Fino conclude con un articolo sul "Spumante sui lieviti". La sezione cultura e società vede Andrea Fasolo esplorare l'identità di Asolo e Mauro Giacomo Bertolli raccontare il ruolo del vino all'Expo. Il volume si chiude con una sezione di recensioni. "MilleVigne - Settembre 2015" è un compendio essenziale per chi vuole rimanere aggiornato sulle novità, le sfide e le opportunità nel mondo della viticoltura e dell'enologia, offrendo approfondimenti che spaziano dall'economia alla cultura del vino.

EDITORIALE

Vitigno, una gabbia troppo stretta? di Maurizio Gily

SOMMARIO

VITICOLTURA

A parte la grandine, un’ottima annata a cura della Redazione

Il Nebbiolo e il suo patrimonio clonale: stato dell’arte di Franco Mannini

Gewürztraminer di Riccardo Castaldi

Meglio cingoli o pneumatici? di Davide Giordano

ENOLOGIA

Polifenoli e Sangiovese di Roberto Sorrentino

Uve bianche, estrarre e conservare di Alessandra Biondi Bartolini

ECONOMIA

Controllo qualità al conferimento di Maurizio Gily

Cose mai viste…le nuove frontiere del packaging di Mario Deltetto

Innovazione in vigneto e in cantina di Francesco Minetti

Conegliano Valdobbiadene, l’eccellenza del Prosecco di Andrea Cappelli

"Spumante sui lieviti" di Michele Fino

CULTURA E SOCIETÀ

Asolo, alla ricerca dell’identita’ di Andrea Fasolo

Il vino all’Expo di Mauro Giacomo Bertolli

Recensioni

L illusione della purezza Fino all epoca fillosserica, e spesso anche dopo, i vigneti italiani erano per lo più  contaminati  da varietà diverse da quella principale, e così i vini che ne derivavano. Non solo la fillossera, ma anche i disciplinari delle DOC hanno determinato una semplificazione del panorama, spesso ignorando vecchie varietà locali e aprendo invece le porte a vitigni che con il territorio e la tradizione non c entravano nulla. Non sempre poi i disciplinari vengono rispettati, e non solo per qualche dolosa furbizia (Brunellopoli insegna), ma anche perché il  vitigno  nella sua definizione accademica può, nei fatti, non essere quello, all insaputa del produttore e magari per errore dei vivaisti,  Essere clonali soprattutto in epoche precedenti all ampelografia contemporanea che può contare su equivale a comprare un impronta genetica certa. Casi ad ampio raggio riguardarono ad esempio Carmenére cento biglietti al posto di Cabernet Franc, Lambrusco Maestri al posto di Bonarda etc. Come diceva Usseglio Tomasset, noi scriviamo i disciplinari, ma la vite non sa leggere. Un caso per la lotteria emblematico, ma non unico, riguarda il Nebbiolo rosé (così detto dal colore degli apici dell evoluzione, tutti con lo stesso vegetativi), a lungo considerato una sottovarietà di Nebbiolo presente nelle Langhe (al pari del Michet, il cui carattere distintivo di basso vigore è invece frutto di una virosi ), numero  da farne persino un clone omologato e regolarmente usato per fare Barolo e BarGeorge C. Williams, 1966 tanto baresco, pure di ottima qualità: fino a che l analisi del DNA non scoprì che del Nebbiolo era solo parente stretto. Un assist per chi afferma la superiorità del ruolo del  terroir  su quello del vitigno, ma anche un bel motivo di riflessione. Vale la pena indignarsi per qualche gene sostituito (ne parliamo dopo) quando abbiamo fatto per anni Barolo con un vitigno che non aveva che la metà del  sangue  del Nebbiolo? (chiedo perdono ai genetisti, è una semplificazione per facilitare la comprensione) Creare nuove varietà non è uno scandalo In frutticoltura la creazione e l adozione di nuove varietà è continua. In viticoltura esiste, almeno per i vini di pregio, un blocco dovuto al forte legame con la tradizione, che ha un enorme importanza sotto molti aspetti, compreso quello del marketing e della comunicazione. La riflessione che vorrei suscitare (perché la verità non ce l ho) è sull opportunità di creare, come compromesso, varietà molto simili, o quasi uguali, a quelle  tradizionali , ma capaci, per esempio, di resistere a un parassita. Non è fantascienza: chi ha avuto occasione di degustare i vini derivanti da alcuni incroci ripetuti di Sauvignon blanc con viti  non vinifera  (resistenti alla peronospora) difficilmente riconoscerebbe alla cieca quei vini come  non Sauvignon . Si accettano scommesse al riguardo. Le varietà resistenti sono ormai una realtà con cui produttori e istituzioni devono fare i conti, e presentano vantaggi (abbattimento dei trattamenti chimici) e rischi (come la possibile  delocalizzazione  della viticoltura in zone dove oggi il clima non lo consentirebbe, perché troppo freddo, umido o piovoso). Un altra strada che qualcuno prova a percorrere (alcuni viticoltori e la già citata Università di Milano) è quella dell autoimpollinazione, cioè ottenere semenzali da fiori autoimpollinati della stessa varietà, raggruppando poi quelli più simili ai parentali in una sorta di  famiglia  che potrebbe in futuro (del tutto ipoteticamente) sostituire il concetto stringente di vitigno. OGM: non aprite quella porta Certo l ideale sarebbe produrre una varietà che abbia del vitigno  tradizionale  tutti i geni, meno quello, o quei due (continuo a semplificare) che, sostituiti con altri, gli conferirebbero la resistenza a un parassita senza modificare i caratteri del vino. Cosa impossibile da realizzare con gli incroci tradizionali, anche con le più avanzate tecniche di incrocio assistito, ma possibile forse (non è certo) solo con l ingegneria genetica. Mi rendo conto che parlare di viti GM per la viticoltura italiana suona, più che come una bestemmia, come un intero concerto di trombe dell Apocalisse. Ma non dovremmo invece, sulla base di una corretta valutazione costi-rischi-benefici, e con tutte le precauzioni possibili, riconsiderare questa posizione, per salvare la viticoltura europea da catastrofi come la Flavescenza, o anche solo per abbattere l impatto ambientale della viticoltura (che consuma il 60% degli anticrittogamici in Europa)? Le ragioni di chi è contrario sono forti e rispettabili: tradizione, natura (benché nella vite coltivata ci sia poco di naturale), legame con il passato, regime normativo internazionale, disciplinari DOC, rischi ancora incogniti di una tecnica comunque invasiva. Ciò nonostante, la domanda resta. Rispetto ad altre specie ci sono vantaggi: la vite di norma non si riproduce per seme quindi non preoccupa la deriva di polline, fatte salve le poche aree dove vive ancora la vite selvatica europea; e si tratterebbe di  cis-genesi , operando sullo stesso genere Vitis, se non sulla stessa specie (diversamente che trasferire un gene da un batterio a un cereale, come si è fatto per il mais BT, cioè la transgenesi propriamente detta). In ogni caso trovo ingiustificabile aver bloccato la ricerca pubblica, che avrebbe potuto darci elementi concreti e indipendenti di valutazione, al posto dei cori da stadio OGM no / OGM sì che in Italia hanno finora dominato il dibattito, con argomenti del tipo cibo Frankenstein, fragola pesce, gli OGM vinceranno la fame nel mondo: vere e proprie baggianate, da entrambe le curve dello stadio. 4 

il sommario VITICOLTURA 6 VENDEMMIA 2015 NEBBIOLO E IL SUO PATRIMONIO CLONALE: 8 ILSTATO DELL ARTE A CURA DELLA REDAZIONE FRANCO MANNINI 10 IL GEW RZTRAMINER 14 MEGLIO CINGOLI O PNEUMATICI? RICCARDO CASTALDI www.millevigne.it Registrazione Tribunale di Alba N. 2/2006/ DEL 28/06/2006 Editore WINE PASS S.R.L. Via Rio Misureto, 8 - 12051 Alba Tel. (+39) 0173 362958 info@millevigne.it Direttore responsabile Maurizio Gily gily@millevigne.it redazione Tel. (+39) 0142 403226 redazione@millevigne.it Progetto grafico I.Com Multimedia   www.icommultimedia.it Art Director Joanna Tupta info@icommultimedia.it Responsabile digital media Guido Mignone Concessionaria pubblicità Well Com S.R.L.   Daria Ficetti cell +39 335456068, tel. +39 0173 362958 daria@wellcomonline.com pubblicita@millevigne.it ABBONAMENTI +39 0173 210311 info@millevigne.it Stampa L Artistica Savigliano Hanno collaborato a questo numero: ALESSANDRA BIONDI BARTOLINI, MAURO GIACOMO BERTOLLI, ANDREA CAPPELLI, RICCARDO CASTALDI, MARIO DELTETTO, ANDREA FASOLO, MICHELE FINO, MAURIZIO GILY, DAVIDE GIORDANO, FRANCO MANNINI, MONICA MASSA, FRANCESCO MINETTI, ROBERTO SORRENTINO, KATRIN WALTER DAVIDE GIORDANO ENOLOGIA 18 POLIFENOLI E SANGIOVESE 22 UVE BIANCHE, ESTRARRE E CONSERVARE ROBERTO SORRENTINO ALESSANDRA BIONDI BARTOLINI ECONOMIA 26 CONTROLLO QUALITA  AL CONFERIMENTO MAI VISTE  30 COSE LE NUOVE FRONTIERE DEL PACKAGING MAURIZIO GILY MARIO DELTETTO 34 INNOVAZIONE IN VIGNETO E IN CANTINA VALDOBBIADENE: 36 CONEGLIANO L ECCELLENZA DEL PROSECCO FRANCESCO MINETTI ANDREA CAPPELLI 40 SPUMANTE SUI LIEVITI MICHELE FINO CULTURA E SOCIETà 42 ASOLO, ALLA RICERCA DELL IDENTITA  44 IL VINO ALL EXPO 46 RECENSIONI ANDREA FASOLO MAURO GIACOMO BERTOLLI Katrin Walter Foto di copertina: scenografia di Dante Ferretti a EXPO Milano 2015. Foto di Katrin Walter, responsabile di Wein-plus Italia, traduttrice e consulente di marketing. www.simplywalter.biz 5 

"MilleVigne" Settembre 2015: approfondimenti su viticoltura, enologia, economia e cultura del vino. Scopri le novità e le sfide del settore del vino