3/2022 di GABRIELA TIRINO CULTURA E SOCIET 54 A tu per tu con l anello forte Intervista a Sara Vezza, presidente dell associazione di viticoltrici per l economia circolare e pulita di prossimità Jeans, scarpe da ginnastica e t-shirt, così Sara Vezza accoglie in genere chi entra nella sua cantina e questi dettagli raccontano tanto di lei. I jeans lunghi d inverno e corti d estate parlano della naturalezza e dinamicità con cui vive l andamento delle stagioni. Le scarpe da ginnastica colorate ispirano energia e all occorrenza sono sostituite dai gambali. La t-shirt si alterna alla felpa coordinata, in dotazione a tutto il suo staff, e in ogni caso è griffata Azienda Agricola Sara Vezza sul davanti, mentre sul retro espone frasi del tipo Save Planet, Save Water, Drink Barolo : indizi di una sensibilità da barolista orientata alla sostenibilità. Un inclinazione che permea la sua attività di viticoltrice e anche il suo modo di interagire con i colleghi produttori sul territorio. Sara Vezza è presidente dell associazione l Anello Forte, che raggruppa 14 imprenditrici enologiche di Monforte d Alba, nelle Langhe, che hanno l obiettivo di creare una virtuosa economia circolare di prossimità. Un iniziativa impegnativa che le ho chiesto di approfondire insieme in questa intervista, per i nostri lettori. Cominciamo dal nome emblematico che avete scelto per l associazione: perché «L Anello forte ? S. Vezza Nuto Revelli, scrittore partigiano cuneese, raccontava che l idea per il libro Il mondo dei vinti gli venne subito dopo la seconda guerra mondiale e la lotta partigiana: la raccolta delle lettere dei dispersi della provincia di Cuneo gli aprì una finestra su quel mondo. Colse pre- sto, però, che per ottenere un quadro d insieme veritiero, sarebbe stato necessario dare voce anche alle donne contadine. Infatti poi ha scritto L anello forte. La donna: storie di vita contadina , che è il libro a cui ci siamo ispirate per il nome della nostra associazione e che Marco Revelli, figlio dello scrittore, ci ha gentilmente concesso in uso. Quel testo esprime Sara Vezza qualcosa che tocca nel profondo me e le mie colleghe, che oggi sentiamo la responsabilità di preservare le nostre colline, partendo da un insegnamento antico della cultura contadina, ossia quello di non sprecare nulla. Quindi questo è il vostro obiettivo primario. Com è nata l associazione? S. Vezza Ci prefiggiamo di non sprecare nulla: si deve smettere di buttare via tutto e nemmeno si può buttare via un momento come questo, ricco di possibilità per dare corso a un nuovo modello di sviluppo. Vogliamo contribuire a contrastare il cambiamento climatico, a rispettare l ambiente e a tutelare il futuro del pianeta promuovendo la cultura della rigenerazione degli scarti della filiera vitivinicola, immettendoli di nuovo nella stessa filiera, in un ottica di economia circolare. A Monforte abbiamo avuto una grande maestra in questo senso: Maria Bianucci. Maria è stata una giornalista e una viticoltrice di spessore, oltre che un amica con cui abbiamo condiviso il valore dell impegno sociale e della cura della natura con cui ci misuriamo ogni giorno. Non è un caso se il nostro comune ottiene ogni anno il riconoscimento Spighe Verdi per la sostenibilità (Spighe Verdi è un riconoscimento istituito dalla FEE Foundation for Environmental Education per premiare i comuni rurali più virtuosi nella protezione e difesa del territorio ndr). Grazie a lei nel 2018 ha preso vita un mio sogno: il Premio RewineDesign, in collaborazione con l Istituto Europeo Design di Torino. Nella mia azienda ho scelto la strada del sostenibile e del biologico dal 2004 e il pensiero di poter favorire la creazione di qualcosa di bello a partire dagli scarti di cantina mi entusiasma da sempre. Da lì mi sono messa a ragionare con le altre produttrici monfortesi su come poter riutilizzare gli scarti delle nostre cantine in modo più sistematico e meno impattante, condividendo questa filosofia con l intera comunità. L associazione è nata ufficialmente a gennaio 2021 nella cantina Domenico Clerico. Abbiamo partecipato a un bando con l aiuto di un incubatore di startup sociali e il fatto di non averlo vinto non ci ha affatto fermate. Ormai ci eravamo immerse nella complessità dell argomento, avevamo studiato le