CULTURA E SOCIETÀ

Ottavio Ottavi e la sua passione per la musica

Il libro di Mattia Rossi ricostruisce attraverso i giornali dell’epoca l’attività musicale di colui che è ricordato essenzialmente come uno dei padri dell’enologia moderna

BACCO TRA LE NOTE
di ALBERTO ANGELINO

Nella storia della musica ogni tanto si trovano compositori part time. L’esempio più famoso è il “Gruppo dei Cinque” russo: Rimskij-Korsakov era in marina, Borodin un chimico, Balakirev un matematico, Kuj un ingegnere militare e Mussorsky un impiegato. Però, per trovare un compositore che abbia anche un rapporto professionale con il vino (oltre a quello “ispirativo”) bisogna risalire a Giovan Battista Viotti (1755 – 1824), che a Londra, tra un concerto e l’altro, commerciava in botti.
Per fortuna c’è Mattia Rossi a ricordarci che è esistito addirittura un “enologo musicista”, questo il titolo del volume appena uscito per Edizioni Remedios e dedicato a Ottavio Ottavi, compositore, critico musicale e soprattutto, un personaggio a cui i lettori di Millevigne dovrebbero eterna gratitudine. Nato a Sandigliano nel 1849 da Giuseppe Antonio Ottavi, dirigente del locale Istituto Agrario, vissuto a lungo a Casale Monferrato (AL), dove si spense nel 1893, Ottavi è stato uno dei fondatori dell’enologia moderna. “Monografia sui vini da pasto e da commercio” (1873) e il suo “Trattato di enologia teorico pratica” (1882), ottennero un enorme successo. Nel 1875 fondò il “Giornale vinicolo italiano”, un antesignano delle riviste enologiche moderne. Per Rossi, giornalista, valente organista e critico musicale, la parte enologica è la premessa necessaria per introdurre la “seconda vita” di Ottavi, ricostruita attraverso una meticolosa ricerca nei giornali dell’epoca. Per impreziosirla ha coinvolto anche Beppe Vessicchio, direttore con la passione per l’enologia, come racconta lui stesso nella prefazione: “Sapendo che io da tempo utilizzo per migliorare il vino della mia cantina con opportune tecniche di sonificazione ha visto una possibile risonanza tra la corda doppia Jouée par monsieur Ottavi e il sottoscritto…” intuizione eccellente visto che, esperimenti eufonici a parte, Vessicchio coglie proprio la capacità del libro di restituirci un’epoca in cui la musica era centrale nella vita quotidiana di ogni cittadino.
Proviamo a calarci un attimo in una Casale post Unità d’Italia negli ultimi decenni dell’800, la stessa da dove probabilmente partivano treni carichi di botti di vino per tutta l’Europa. Gli abitanti potevano ascoltare orchestre sinfoniche di buon livello al Municipale e al Politeama che si alternavano nell’ospitare un’ottima stagione lirica (ricordiamo che vi prese parte anche il giovane Toscanini). Quest’ultimo teatro, inaugurato nel 1885, sfoderava anche un corposo cartellone di operette e vaudeville. Intanto la banda della Guardia Nazionale si esibiva con frequenza in ogni occasione pubblica, l’Accademia Filarmonica alternava concerti e feste da ballo, in quasi tutti i locali gli avventori potevano trovare ensemble da camera o un pianoforte. Inoltre, ogni chiesa aveva il suo rinomato organista e relativa cantoria e pure la Sinagoga era famosa per la sua produzione musicale. Una città di appena 20.000 abitanti, ma che richiedeva spartiti e partiture a getto continuo.
Un bravo dilettante come Ottavi poteva prendersi molte soddisfazioni. In realtà sappiamo poco della sua formazione musicale. Rossi trova le prove di esibizioni come violinista e direttore, ma la sua attività compositiva ha lasciato più parole che note.

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