cultura e società di Mauro Giacomo Bertolli Il Moscato DI SCANZO Un piccolo gioiello ai piedi delle Alpi Siamo a pochi chilometri da Bergamo, alla sinistra del fiume Serio: qui si trova Scanzorosciate, comune di circa 10.000 abitanti costituito dai nuclei di Scanzo, Rosciate, Negrone, Tribulina e Gavarno, dal territorio collinare che discende dolcemente fino alla pianura. Le origini sono celtiche: i Celti si insediarono nel territorio nel 400 a.C., ma già nel terzo secolo a.C. si manifestò sempre di più l influsso dei romani, che arrivarono poi a conquistare il territorio. La storia di questo comune si intreccia nei secoli con quello che è il suo prodotto più speciale ed unico: il Moscato di Scanzo, vitigno autoctono che dà origine ad uno splendido vino, un raro passito rosso. La prima testimonianza scritta in cui viene citato espressamente questo vino è datata 1347: si parla di uno scontro armato tra i Guelfi di Scanzo e i Ghibellini di Rosciate per impossessarsi di un carico di botticelle di Moscadello, e non solo per l onore del Papa e dell Imperatore. La tradizione locale vuole che Giacomo Quarenghi, architetto e pittore bergamasco, chiamato nel 1780 a San Pietroburgo alla corte di Caterina II, diventando il principale artefice dell architettura neoclassica in Russia, regalasse alla sovrana alcune bottiglie di moscadello prodotte nella sua tenuta in Rosciate. Nel 1850 era l unico vino italiano quotato alla Borsa di Londra. Veniamo ai giorni nostri: nel dicembre 1982 nasce l Associazione Produttori Moscato di Scanzo, trasformatasi nel dicembre del 1993 nel Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo. Nel 2002, con il D.M. del 17 aprile, viene istituita la nuova Denominazione: Moscato di Scanzo Doc o Scanzo Doc , denominazione fortemente incoraggiata da Luigi Veronelli, che si 40 In un annata normale la produzione totale di tutte le aziende della denominazione, più o meno una ventina, si attesta tra le 60.000 e le 70.000 bottiglie. Dopo la vendemmia manuale in cassette, fra la fine di settembre e l inizio di ottobre, le uve, selezionate con estrema cura, vengono fatte appassire su graticci, in fruttai naturali o in ambienti termocondizionati, al fine di controllarne l evoluzione ed evitare la formazione di muffe, per un periodo da 20 a 50 giorni. Affinato per almeno due anni in acciaio, in bottiglia lo si può conservare, in condizioni ambientali favorevoli, per diversi anni. SASS DE LUNA spese molto per questo risultato. Il Moscato di Scanzo viene riconosciuto come DOCG con D.M del 28 aprile 2009 (prima vendemmia DOCG 2007). Con poco più di 30 ettari di terreno coltivato, è una delle più piccole DOCG d Italia, unica della provincia di Bergamo, quinta della Regione Lombardia. Tra i tanti progetti a cui ha lavorato in questi anni il Consorzio voglio citare la collaborazione con l Università degli Studi di Milano per ottenere il sequenziamento del DNA del vitigno Moscato di Scanzo. Nel bergamasco il vitigno Moscato di Scanzo è poi coltivato in gran parte della Valcalepio, dove dà origine, in purezza, al Valcalepio Passito. Dal vitigno Moscato di Scanzo si ottiene un vino passito rosso, dal gusto moderatamente dolce. E di colore rosso rubino molto intenso. Complesso nell olfatto, si caratterizza per la rosa canina e la salvia sclarea, senza sottovalutare i sentori di piccoli frutti del sottobosco e di prugna, anche in confettura. Tabacco e cioccolato, soprattutto col passare degli anni, lo rendono più appagante. In bocca è morbido, caldo, elegante e vellutato. Moderatamente dolce e di corpo, è dotato di una lunghissima persistenza. Vino da meditazione, viene proposto in abbinamento con formaggi erborinati e pasticceria secca. A me piace con il cioccolato fondente. Le caratteristiche del Moscato di Scanzo sono dovute al territorio ed al microclima in cui crescono le viti: esposizione a sud e colline caratterizzate dalla presenza di una formazione rocciosa chiamata Sass de Luna . Il Sass de Luna , di colore grigio azzurro, è una roccia calcareo marnosa compatta quando si trova, coperta dal suolo, al riparo dagli agenti atmosferici. Invece si sgretola, diventando una polvere grossolana, se esposta alla radiazione solare, agli