4/2022 CULTURA E SOCIET 56 tenuta continuarono a prendersi cura dei piccoli ospiti, grazie ad Adele Cerruti. Nel 1928 l Istituto divenne Ente Morale e 50 anni dopo Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza. Infine, nel 2009, approdò all attuale forma giuridica di Fondazione. Negli anni l opera di accoglienza, assistenza ed educazione ai minori in difficoltà è proseguita senza interruzioni ed è tuttora attiva. UNA FONDAZIONE CON UNA VISIONE CHIARA Oggi la Fondazione Villa Russiz gestisce il patrimonio immobiliare e agricolo, investe tutti i proventi della produzione enologica e dei servizi di accoglienza ed eventi nella Casa Famiglia Casa Elvine . La struttura può ospitare un massimo di 16 minori dai 3 ai 17 anni con alle spalle situazioni difficili: vi giungono per decisione del Tribunale dei minori di Trieste, dopo che è stata tolta la patria potestà ai genitori.. I bambini e i ragazzi vengono seguiti in un percorso di autonomia, che prevede formazione e attività extra-scolastiche, come ai tempi della contessa. Gli ospiti più grandi vengono coinvolti nelle attività agricole in vigna o negli eventi fieristici: attività che costituiscono parte integrante dell accompagnamento e offrono loro occasioni tutelate di sperimentarsi e mettersi in gioco. In prospettiva si prevedono anche veri e propri percorsi di inserimento lavorativo per i maggiorenni della fascia di età tra i 18 e 21 anni. Raggiunta la maggiore età, infatti, i ragazzi cresciuti in loco hanno bisogno di sostegno per integrarsi e il contesto eno-turistico del territorio rappresenta uno sbocco significativo. In questo senso un obiettivo della Fondazione entro il 2025 è la ristrutturazione di alcuni immobili da destinare alla creazione di strutture ricettive che possano occupare i ragazzi. Non è una storia facile quella di Villa Russiz, recentemente ha attraversato difficoltà, negli ultimi anni un grande debito da risanare ha richiesto l intervento della Regione ed è stato approvato un prestito dalla giunta camerale per 3 milioni di euro, da restituire in 15 anni, per favorire la ripresa. Nel complesso la Fondazione impiega 21 persone: 9 in cantina, 3 nella parte amministrativa, 9 nel settore dell educazione. Se l impegno sociale continua lo spirito della fondatrice, nella produzione enologica orientata alla qualità si trova l impronta del conte. 240 mila bottiglie all anno, 62 quintali a ettaro per un totale di 45 ettari vitati, vendemmiati a mano, raccontano del rispetto per le risorse naturali. Le etichette sono 16 tra Pinot Grigio, Ribolla Gialla, Sauvignon, Chardonnay e Merlot. Tra i clienti fidelizzati spiccano grandi nomi dell h tellerie internazionale e, a tal proposito, mi ha colpita un commento del direttore Giulio Gregoretti: «la maggior parte dei nostri clienti ha comprato prima i vini e poi ha conosciuto la parte più sociale di aiuto ai bambini . Mi sono ricordata di come Alessandro Milanesio della cooperativa sociale Emmaus mi aveva presentato il loro progetto 8Pari , di cui abbiamo già parlato in queste pagine (vedi Millevigne 2/2022 ndr): anche per lui il vino è uno strumento, un bene relazionale, che diventa pretesto e scopo per occuparsi dei più fragili, integrandoli attivamente in un progetto condiviso. Forse è proprio questo il segreto che contraddistingue chi fa sul serio: non si usa il progetto sociale per vendere vino, si vende vino per continuare il progetto sociale. LA FILANTROPIA E IL CAMBIAMENTO La storia di Villa Russiz, dunque, oltre che raccontare un esempio enologico virtuoso, muove una riflessione sulla filantropia oggi e più in generale sull innovazione sociale. Innanzitutto è bene evidenziare che esiste una profonda differenza tra filantropia, beneficienza e carità: se la beneficenza e la carità mirano ad alleviare il dolore di un particolare problema sociale, la filantropia intende, invece, contrastarne le cause. Lo slancio dei conti De la Tour nasceva in un contesto storico particolare, in cui a una certa sensibilità caritatevole diffusa nell aristocrazia dell epoca si univa una simile tendenza parallela della nuova borghesia. I De la Tour erano imprenditori aristocratici e forse, direttamente o indirettamente, sono stati influenzati dal contesto europeo, in cui cominciarono a fare beneficenza anche i nuovi ricchi, soprattutto inglesi. Nell Inghilterra vittoriana in piena trasformazione industriale la nuova borghesia considerava il gesto filantropico quasi alla stregua di una necessità morale, per restituire in qualche modo parte della fortuna ricevuta. Ma si trattava di una benevolenza individuale, per di più non libera dalla convinzione che i più sfortunati fossero responsabili delle proprie sfortune. In seguito questo atteggiamento paternalistico è stato molto criticato e ancora oggi alcuni sottolineano che per i benefattori c è sempre un vantaggio in termini d immagine e di tasse. Il che è indiscutibile, in ogni caso questo tipo di critiche spesso finiscono per essere sterili e indifferenziate e colpiscono attori vari (imprese private, enti, fondazioni, volontari, ecc.) che si muovono a sostegno delle varie fragilità. Una prospettiva più lucida sulla filantropia si può rintracciare nella parola stessa, che significa amore per l uomo : quando è autentico e non strumentalizzato, di fatto è capace di fare spallucce alle critiche gratuite e prosegue indisturbato lungo la sua traiettoria. Al di là di qualunque perbenismo di facciata, oggi l impegno solidale dei singoli e dei privati può essere un importante driver di cambiamento e di tenuta sociale, se inserito in un progetto di responsabilità civica. Nel nuovo scenario in cui i welfare statali sono sempre più in crisi, e le ragioni politiche ed economiche s intrecciano con quelle della complessità dei sistemi, è urgente mettere in campo nuovi modelli d intervento. Mobilitare anche risorse private e incentivare progetti sociali portatori di business capaci di autosostenersi, significa fare qualcosa di concreto per qualcuno che ha veramente bisogno di aiuto, ma anche per attivare comunità solide. Non a caso il presidente della Fondazione, Antonio Paoletti, ha recentemente teso la mano anche verso il resto del territorio: Vogliamo lavorare insieme alle altre cantine . Del resto il vino si presta bene a essere un mezzo di innovazione sociale e a Villa Russiz i bambini possono trovare odori di serenità da ricordare per sempre.