VITICOLTURA
Uno studio statistico indaga la variabilità spaziale e temporale degli indici bioclimatici su una serie storica di dati meteorologici di diciotto anni
Dagli studi del WMO (World Meteorological Organization), dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e di altre organizzazioni emerge il grande coinvolgimento dell’agricoltura nel processo di transizione climatica, sia perché parte in causa nell’emissione di gas serra, sia perché vittima dello sconvolgimento del clima, viste le strette relazioni fra i prodotti delle coltivazioni agrarie, inclusa naturalmente la viticoltura, e le condizioni meteoclimatiche. La sempre maggiore evidenza di eventi atmosferici estremi (siccità e inondazioni, ondate di calore e ritorni di freddo, temperature invernali miti, ecc.) mette in discussione il mantenimento di standard qualitativi e produttivi adeguati a garantire la sopravvivenza delle aziende e delle stesse colture. Lo studio dei mutamenti del clima può essere affrontato con metodi modellistici, ma anche studiando la variazione nel tempo e nello spazio degli “Indici bioclimatici”, idonei a monitorare le relazioni fra piante e clima. Molti di questi indici (indice di Huglin, indice di Winkler, indice di freschezza delle notti, indice di evapotraspirazione e altri) sono utilizzati in ambito viticolo.