ECONOMIA

E se il mercato si polarizza? LORENZO BISCONTIN

La domanda globale e le esportazioni generano alcune preoccupazioni. Significative ma non incoraggianti per comprendere l’evoluzione del mercato possono essere le tendenze di consumo sul mercato USA

Le esportazioni di vino italiano rallentano nel primo semestre del 2023 praticamente su tutti i mercati. La variazione complessiva è di -1,4% a volume e -0,4% a valore. Scenario ancora più allarmante considerato che a volume crescono solamente i vini sfusi e i frizzanti in bottiglia. Preoccupa soprattutto la frenata dei principali mercati di esportazione con USA, UK e Germania che nelle importazioni di vini italiani a volume segnano rispettivamente -16,6%, -13,2% e +1,6% per gli spumanti e -9,7%, +5,8% e -7,2% per i vini fermi.
Alla luce di questi dati il Presidente di Unione Italiana Vini, nonché di Marchesi Frescobaldi, Lamberto Frescobaldi nel commentare il calo produttivo previsto per la vendemmia 2023 ha detto che il problema sta nella mancanza di domanda piuttosto che di eccesso di offerta. Che la si guardi dal lato del mercato o da quello della produzione, la questione di fondo è sempre la stessa: nel mondo si produce più vino di quanto se ne beve.
Si tratta di una situazione che possiamo definire strutturale poiché risale almeno al 1996, con un surplus medio di circa 30 milioni di hl annui. L’unico anno in cui ci si è avvicinati a un equilibrio è stato il 2017, quando l’eccesso di offerta è stato di soli 2,3 milioni di hl, dovuto però solo al crollo della produzione, mentre la domanda globale dal 2009 si aggira sui 240 milioni di hl.
L’altra tendenza strutturale è l’internazionalizzazione del mercato del vino, ovvero l’aumento del commercio internazionale, che è passato tra il 2000 ed il 2022 da 61 milioni a 105 milioni di hl, con dinamiche però molto diverse tra il decennio 2000-2011 e quello successivo. Nel primo periodo la crescita è stata mediamente del 4,3% all’anno mentre nel secondo si è ridotta drasticamente allo 0,4% annuo.
L’ultima tendenza strutturale di rilievo da osservare è quella del prezzo medio che è rimasto sostanzialmente costante tra i 2,15 e 2,25 €/l nel periodo 2000 – 2010 per crescere poi in modo rilevante nel decennio successivo, fino a raggiungere il record di 3,59 €/l nel 2022 (se il prezzo sembra basso, va considerato che si riferisce a tutte le tipologie di vino, sia imbottigliato che sfuso).
Risultato di queste due tendenze è la crescita esponenziale del commercio internazionale del vino in valore, trainato dall’aumento dei volumi durante il primo decennio del secolo e da quello del prezzo medio unitario nel decennio successivo. Le esportazioni mondiali di vino sono quindi passate dai 13,8 miliardi di € del 2000 ai 37,7 miliardi di € del 2022.
Una prima indicazione di quella premiumization della quale tanto si parla, ovvero lo spostamento dei consumi verso i vini di prezzo alto manifestatosi inizialmente sul mercato USA.