Ryta Barbero in arte PurpleRyta è un’artista che è da sempre legata al vino, non solo per via delle origini di Langa, ma anche per la
sua vita professionale. Dopo gli studi inizia a occuparsi di comunicazione food&wine e segue anche aziende vitivinicole piemontesi, fino a quando la
sua passione per l’arte la porta a comunicare il vino in un modo meno consueto. Ryta inizia a sperimentare il colore del vino sulla carta partendo dai
colori del Barolo, per poi dedicarsi alla pittura con anche gli altri vini piemontesi come il Dolcetto e la Barbera, e grazie ai tanti amici produttori,
continua ad ampliare la sua “palette”. Nei suoi quadri troviamo la sua vita lavorativa e la sua vita artistica, perché da sempre lavora nel mondo del
vino ma ama anche dipingere. “Tutto è nato da una goccia di vino caduta su un foglio, agli altri sembrò soltanto una macchia, io invece ne vidi qualcosa
in più e da lì è nato tutto.” Ryta spiega così il momento in cui ha deciso di fare arte con il vino, differenziandosi da altri winepainter per il suo
particolare approccio con la materia prima. La sua particolarità infatti è di dipingere col vino non partendo da un soggetto preciso in cui i colori del
liquido fanno da contorno, ma di lasciare invece che sia la macchia a esprimersi, a creare una figura che Ryta non farà altro che assecondare. “Ognuno
interpreta la macchia come più gli piace”. Una tecnica che è piena libertà di espressione, proprio come le opere d’arte che Ryta realizza. “Uso il vino
per comunicare qualcosa in più che è il nostro territorio (quello delle Langhe ndr), da cui comunque parto, ma che rischia di far cadere
nell’autoreferenzialità. Come nel caso delle donne: il vino è il mezzo per comunicare le nostre caratteristiche, punti di forza, debolezze. Il mio motto
“Il vino nuoce gravemente alla salute: contiene cultura” è un messaggio per i turisti ma anche per noi che viviamo qui, per i produttori in primis, che
spesso se ne dimenticano.”
Dalla macchia generalmente per Ryta scaturisce una donna, drinking lady e spettinata, perché essere spettinate non significa disordine
ma libertà, la stessa libertà che Ryta lascia al vino spandendosi sul foglio di carta. Figure femminili “spettinate” perché è la macchia a far da
padrona. Donne spettinate sì, ma mai trasandate, donne capaci di affrontare la vita con leggerezza ma che sono tutt’altro che superficiali. È senz’altro
una cosa nuova per gli enoturisti che si trovano a visitare l’atelier di Rita vedere il Barolo sulla carta anziché nel bicchiere e d’altra parte c’è
anche chi l’ha criticata per utilizzare per dipingere vini pregiati. Con questo modo di dipingere Ryta ha realizzato una vera e propria tecnica, che
illustra alle più svariate wine painting class nel suo atelier a Barolo.