4/2024 3/2024 Verso variet resistenti di terza generazione 35 di LORENZO TOSI Abbinare resistenze poligeniche a peronospora e oidio a profili aromatici e polifenolici superiori: gli obiettivi dei programmi di breeding in corso a Rauscedo Affrontare i cambiamenti climatici, le crisi di mercato e anche gli attacchi sempre pi virulenti dei patogeni mentre i mezzi di difesa sono sempre pi limitati. Il destino della vite quello di resistere a problematiche che non possono essere gestite solo con vecchi vitigni (e vecchi pregiudizi). Dopo secoli di propagazione per talea, il miglioramento genetico per incrocio una strada necessaria quanto quella dell innesto su piede resistente alla filossera un secolo fa. Nel nostro Paese sono oggi iscritte a registro 36 variet resistenti, 14 sono commercializzate da VCR, Vivai Cooperativi Rauscedo, eppure molti decision maker le guardano ancora con sospetto, tanto che la coltivazione autorizzata solo in 10 regioni su 20 (regioni pronte per a chiedere aiuti di stato quando i viticoltori locali non riescono a proteggersi dalla peronospora). Un ritardo che inizia a diventare cronico a oltre 25 anni dall avvio dei programmi di La genealogia dei 4 Pinot resistenti breeding italiani e al prossimoavvento dei primi Piwi (l acronimo tedesco che indica le variet resistenti ai funghi) di terza generazione, ma andiamo con ordine. L OSTINAZIONE DEGLI OUTSIDER In Italia la rivoluzione copernicana della vite resistente alle malattie fungine una storia di confine che ha due epicentri. A Udine e a San Michele all Adige (TN) l impulso per il miglioramento genetico della vite si infatti acceso quasi contemporaneamente alla fine del secolo scorso, riattivando un filone di ricerca rimasto interdetto nel nostro Paese per oltre 50 anni. Alcuni pregiudizi avevano infatti spinto a mettere al bando i primi ibridi produttori diretti, ampiamente diffusi fino agli anni 50, in nome di un protezionismo nazionalistico e di preoccupazioni sanitarie smentite dalla scienza. Per fortuna Paesi come Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Yugoslavia (oggi Serbia) hanno continuato invece, da outsider, a investire tempo e risorse nel breeding della vite, puntando a superare i difetti enologici degli ibridi F1 attraverso razionali programmi di reincrocio ricorrente su Vitis vinifera. In questi Paesi ha forse inciso anche lo storico radicamento di una coscienza ambientalista che spinge a migliorare la sostenibilit di una coltura come la vite da vino che continua ad assorbire il 60% degli utilizzi di fungicidi in Europa per contrastare peronospora, oidio, botrite... L IMPULSO DEL PRIMO SEQUENZIAMENTO DELLA VITE Sono stati i proficui rapporti con questi centri di ricerca a spingere Raffaele Testolin, Enrico Peterlunger e Michele Morgante dell Universit di Udine a tracciare, a partire dal 1998, la strada italiana delle variet resistenti. Gli accordi stretti in particolare con il Julius Kuhn Institute di Geilweilerhof (Germania) e con il gruppo di ricerca creato da Pal Kozma in Ungheria hanno consentito di avviare un programma di reincroci made in Italy partendo da variet resistenti di seconda generazione come Regent, Bianca e 20/3. VCR, Vivai Cooperativi Rauscedo, dal 2006 partner del progetto di miglioramento genetico dell Universit di Udine e di Iga (Istituto di genomica applicata, ora Forge, Fondazione per la ricerca genomica e epigenomica) e ha partecipato all entusiasmante sfida che ha portato al primo sequenziamento del genoma della vite, un anno e mezzo dopo. Eureka: questo successo scientifico ha consentito al nostro Paese di assumere per qualche anno il ruolo di battistrada, velocizzando lo studio dei geni di resistenza nella vite e identificando i marker in grado di accorciare i tempi di selezione. Dopo secoli di riproduzione agamica, anche alle variet di vite coltivate in Italia stata cos concessa la riproduzione sessuata, come avviene in natura (o quasi). ABBINARE QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ Il primo progetto italiano di breeding della vite ha infatti tracciato il solco, caratterizzandosi per l obiettivo di abbinare Continua a pag. 38 SOSTENIBILITÀ DALLE AZIENDE