4/2024 di SIMONE CODATO1, MARIO MASSIMINO2, DANIELE BISI2, RICCARDO GIRELLI2 VITICOLTURA 6 Innesti ai raggi X Consulente scientifico, 2 Labormet Due Srl 1 Dopo oltre cento anni di pratica l attivit vivaistica e di innesto delle barbatelle di vite ancora oggi ricca di aspetti che richiedono studi approfonditi per la loro comprensione possibile ascoltare l articolo scaricando la traccia audio a questo link https://bit.ly/48GLvcd o inquadrando il QRCode Con l approdo a Palos de la Frontera del 3 agosto 1492 Cristoforo Colombo riun quello che la deriva dei continenti aveva diviso almeno cento milioni di anni prima. La scoperta delle Americhe fu l inizio di un processo di globalizzazione e in questo percorso moltissime specie vegetali furono scambiate tra Vecchio e Nuovo Mondo e successivamente a livello globale. Anche la viticoltura cominci a espandere i suoi confini oltreoceano con scambi tra le specie eurasiatiche e quelle americane. Inevitabilmente anche ospiti insospettati e indesiderati si spostarono fuori dagli areali di origine al seguito delle specie vegetali. Tra i diversi parassiti che viaggiavano sulle rotte commerciali di scambio del materiale botanico con l America settentrionale approd in Europa, palesandosi in Francia nel 1863 in modo tutt altro che virtuale, la fillossera della vite (Daktulosphaira vitifoliae). Questo afide fitofago fitomizo provoc nel giro dei pochi anni successivi alla sua introduzione una crisi epocale per la viticoltura europea, arrivando a mettere a rischio di estinzione la Vitis vinifera sativa. Come ormai noto, grazie a millenni di coevoluzione, le specie americane del genere Vitis hanno sviluppato una resistenza anatomica e fisiologica delle radici di conduzione all attacco delle forme radicicole dell insetto. Al contrario, la Vitis vinifera europea risultata poco sensibile agli attacchi a livello fogliare, ma completamente priva di qualsiasi forma di resistenza a livello radicale, dove la fillossera provoca lesioni profonde e grave compromissione delle funzionalit dell apparato radicale, con la conseguente morte della pianta entro pochi anni dall attacco. Da qui l idea in quegli anni di ricorrere alla pratica dell innesto del materiale europeo su quello americano. I vigneti europei vennero cos ricostruiti, trovando nuove radici americane e questo devastatore, ormai endemico, assunse un importanza diretta del tutto secondaria nelle pratiche agronomiche di difesa della vite. Attualmente, la quasi totalit dei vigneti nel mondo costituita da piante innestate, mentre la coltivazione di viti non innestate a piede franco mantiene nicchie di testimonianza del passato in zone dove la tipologia del suolo non consente lo sviluppo della forma radicicola della fillossera. Le specie separate milioni di anni prima dalla deriva dei continenti sono quindi state riunite in un associazione creata dall uomo, testimonianza di una tappa fondamentale nella domesticazione della vite. Nacque in quegli anni un attivit vivaistica intensissima in Europa, con incroci e selezione di numerosi portinnesti americani, in funzione delle caratteristiche di adattabilit ai suoli, al clima e alle diverse variet di Vitis vinifera sativa innestate. L approccio alle pratiche di innesto divent scientifico, vennero affinate le tecniche conosciute e utilizzate fin dai tempi antichi e se ne inventarono successivamente altre moderne, pi adatte alla produzione di massa, con avvio di attivit vivaistiche specializzate, regolate da rigide norme di selezione e conservazione del germoplasma (vigneti di piante madri) e sanitarie nella propagazione di portinnesti e barbatelle. A distanza di pi di cento anni l attivit di innesto e vivaistica di barbatelle di vite ancora oggi ricca di aree in- vestigative su molteplici aspetti che richiedono studi approfonditi per la loro comprensione. In questo possibile avvalersi di tecnologie sempre pi sofisticate per comprendere i meccanismi che si generano tra i due bionti al momento dell innesto, al fine di instaurare una seppur forzata sinergia che porti a uno sviluppo vegetativo condiviso. Tra queste tecniche lo studio degli aspetti anatomici e strutturali del materiale vegetale pu avvalersi della micro tomografia a raggi X (Micro Computed X-Ray Tomography, µCT), una tecnologia che, sfruttando l interazione tra i raggi X e la materia, consente la ricostruzione virtuale del campione, utilizzabile per una comprensione pi profonda dei complessi meccanismi che regolano lo sviluppo e la funzionalit degli organismi viventi (Codato, 2019; Codato et al., 2021). UN DIVERSO PUNTO DI VISTA Indagini mediante micro tomografia computerizzata a raggi X sono state effettuate su una serie di barbatelle commerciali di Barbera innestato su portinnesto SO4, con lo scopo di testare l efficacia della tecnica nell evidenziare a livello micrometrico i particolari anatomico-strutturali della regione di innesto. La strumentazione utilizzata stata un tomografo Waygate Technologies Phoenix V|tome|x M e le analisi sono state condotte in vivo in epoca di ripresa vegetativa nel mese di febbraio su barbatelle allevate in vaso per avere la possibilit di ripeterle sugli stessi campioni a distanza di un paio di anni e studiarne lo sviluppo tessutale e morfologico nel tempo. L innesto un fatto estremo e sin-