Viticoltura Piccole storie per un mondo sostenibile Tasmania: un bidone di olio fritto e ti faccio il L biodiesel a lontana isola di Tasmania è la più fredda, piovosa ed estrema tra le regioni viticole australiane. John Rees, viticoltore part-time, di mestiere optometrista, cominciò a macinare l idea vedendo che dall albergo vicino al suo luogo di lavoro uscivano grandi quantità di olio da cucina esausto destinate allo smaltimento come rifiuto. John era digiuno di conoscenze sui processi di riciclaggio di oli esausti, ma, da persona curiosa, si mise a studiare l argomento: le informazioni trovate su internet lo convinsero a tentare l esperimento. Fu sorprendente scoprire che fabbricare gasolio nel cortile di casa non era poi così difficile, con un bidone di latta, uno scaldatore a immersione e una corretta combinazione di reagenti, in particolare soda caustica e metanolo. Tre anni fa John divenne viticoltore a tempo pieno. Attualmente produce circa 200 litri al mese di biodiesel da autotrazione, quantitativo che soddisfa pienamente le sue esigenze interne, ad un costo valutato in 40 centesimi di dollaro australiano al litro, al cambio attuale 28,5 centesimi di euro. La materia prima proviene da friggitorie e gastronomie (in Tasmania fish & chips è un piatto popolare, pesce fritto con patatine) e la qualità del biodiesel prodotto è paragonabile al gasolio industriale . La sua esperienza ha fatto scuola e altri hanno cominciato a imitarlo. Un amico ingegnere chimico, James Fox, ha sviluppato ulteriormente il progetto e costruito un prototipo di raffineria mobile, su piccola sca- 14 di MAURIZIO GILY la e a ciclo continuo, che può lavorare sia grassi vegetali che animali, quali residui di macellazione. penso che sia criminale commenta John buttare ciò che può essere recuperato alla produzione. Nella nostra azienda ormai non produciamo più rifiuti di alcun tipo, tutto rientra in circolo e siamo autosufficienti sul piano energetico grazie al solare . Temo che un esperienza simile in Italia sarebbe improponibile. Prima di tutto servirebbero anni per ottenere tutti i permessi necessari, ammesso e non concesso di riuscirci, poi ci sarebbe il problema fiscale, che si fa con l accisa sui carburanti? Di certo ci si dovrebbe districare tra pareri diversi e svariati uffici. E poi non trascuriamo l influenza politica della lobby dei riciclatori...da quelli onesti fino a quelli con la pistola. Se tutti si mettono a riciclare, il business si assottiglia In Toscana, intanto In settembre si è svolta a Stoccolma la Settimana Mondiale dell Acqua con il rapporto della Fao La ricchezza dei rifiuti: l economia dell utilizzo delle acque reflue in agricoltura . Secondo questo rapporto a riciclare l acqua reflua urbana ed utilizzarla in agricoltura sono solo circa 50 paesi, per una superficie complessiva pari a circa il 10% di tutte le terre irrigate. Il riutilizzo sicuro delle acque reflue può contribuire ad alleviare la competizione tra città e settore agricolo afferma Pasquale Steduto, vice-direttore della Divisione Terra e Acqua della Fao. Nei contesti adeguati, può anche aiutare a gestire il problema dello smaltimento delle acque di scolo urbane e dell inquinamento della falda da esse causato . In Italia questo tipo di utilizzo è raro. Un esperienza interessante viene dalla Tenuta Poggio Rosso, in Val di Cornia, Maremma. Ne veniamo a conoscenza tramite il suo ufficio stampa. Già da tre anni è in funzione un lago artificiale per l irrigazione della Tenuta che evita di usare l acqua della falda acquifera. Quando arrivammo a Poggio Rosso spiega il titolare Diego Monelli - i nostri progetti prevedevano la creazione di sei ettari di vigneto e altrettanti di pineta, un uliveto di due ettari, un parco privato e un bosco di macchia mediterranea. Eravamo consapevoli che mantenere tutto questo verde avrebbe richiesto il consumo di moltissima acqua. Così pensammo di realizzare un progetto che ci permettesse di essere autosufficienti, di evitare sprechi e di rispettare l equilibrio ambientale: depurare della loro carica batterica le acque reflue del bacino della vicina frazione di Populonia e utilizzarle per l irrigazione della Tenuta, evitandone in parte la dispersione nel mare .