Economia Toscana, riflessioni tra passato e futuro di ANDREA cappelli A vendemmia conclusa, abbiamo intervistato l enologo Roberto Bruchi, direttore di A.PRO.VI.TO., per fare il bilancio sulla vendemmia 2010 e qualche riflessione sul mondo del vino. La vendemmia 2010 afferma Bruchi - è stata molto condizionata dall andamento climatico e stagionale, non soltanto in riferimento alla parte finale della stagione, ma anche e soprattutto alla primavera e all inizio dell estate. Abbiamo avuto, infatti, un ritardo generalizzato su tutte le fasi fenologiche della vite. Il fatto che la primavera non ci sia quasi stata, che l estate sia arrivata in modo intenso solo a luglio e che poi ci sia stato un andamento climatico particolare anche nel mese di agosto, fresco e abbastanza piovoso, ha portato a un ritardo nella maturazione, che è stato più evidente su un vitigno già tardivo quale il Sangiovese, che ha necessità, per esprimere al meglio le proprie potenzialità e caratteristiche, di maturare fino in fondo. Quindi la vendemmia per il Sangiovese si è spostata alla prima decade di ottobre, stiamo tornando alle vendemmie che si facevano fino a qualche decennio fa. Mentre la viticoltura che si è sviluppata negli ultimi vent anni ha visto la piantumazione e il rinnovo dei vigneti con cloni di Sangiovese un pò più precoci e questo ha comportato che in alcuni anni, anche nelle zone più pregiate, dove il Sangiovese si esprime ai massimi livelli, la vendemmia avvenisse nella prima decade di settembre. A oggi, di fronte a buone previsioni in termini di qualità dei vini, il dato certo della vendemmia 2010 è un calo della produzione media intorno al 10-15% rispetto allo scorso anno. La maggior cernita operata dai viticoltori, dovuta a un attenta selezione tra uve buone e danneggiate, ha portato a un rilevante calo produttivo . A che punto è l evoluzione della situazione di crisi nel mondo del vino? inutile nascondere che la situazione è ancora molto difficile, il vino è in crisi, come lo sono tanti settori dell economia del nostro Paese. Ma la crisi del nostro mondo fonda le sue radici anche in peculiari problemi strutturali. Quindi c è una crisi generale e poi una legata proprio al vino e le due, messe insieme, hanno creato questo momento di estrema difficoltà per il settore. Sicuramente - continua Bruchi - negli ultimi vent anni abbiamo avuto una crescita molto poderosa sotto tutti i punti di vista, in tecnologie, in marketing, in capacità comunicativa, in termini produttivi, anche in termini di tipologie di vino. Anche l innovazione è entrata in modo forte e in breve tempo e, quando questo accade, c è il rischio che la crescita avvenga in maniera sbagliata per tutta una serie di interventi che poi, nel medio e lungo periodo, mettono in evidenza i limiti del 26 settore: sicuramente qualche errore in Italia è stato fatto. Oggi bisogna capire e analizzare bene la situazione perché nel momento in cui ripartiremo e torneremo allo stato di normalità, a quel punto dovremo correggere questi errori e non ripeterli. In questa velocissima crescita ci sono stati tanti cattivi maestri, che hanno imposto talvolta delle mode che, scioccamente, sono state seguite, spesso da soggetti entrati di recente nel mondo del vino, ma da questo in realtà completamente avulsi. Tanti degli investimenti fatti non erano necessari, tanti soldi sono stati spesi per cose futili che erano sostenibili fin quando potevamo ricaricare sul prezzo della bottiglia perché il consumatore finale comprava lo stesso, allora il vino era di moda, era uno status symbol, ma il consumatore oggi non può più sostenere questo tipo di spese. Quindi bisogna ripensare tutta
Toscana, riflessioni tra passato e futuro, di Andrea Cappelli